Tav, M5S studia una «terza via» per evitare blocco
Il ministro cerca una «terza via» per evitare il blocco Oggi la marcia dei Sì-Tav
Alla vigilia della manifestazione dei “sì Tav” oggi a Torino, il M5S comincia a delineare una via d’uscita dall’impasse: lavorare a una revisione dell’opera, senza bloccarla. Insistere sullo stop alla Tav si sta rivelando infatti una strada molto più complicata del previsto.
Alla vigilia della manifestazione dei “sì Tav” oggi a Torino, il M5S comincia a delineare una via d’uscita dall’impasse: lavorare a una revisione dell’opera, senza bloccarla. Insistere sullo stop all’Alta Velocità Torino-Lione si sta rivelando infatti una strada molto più complicata del previsto, che peratro rischia di erodere ancora di più i consensi del Movimento al Nord. Ma non si può cedere del tutto all’alleato leghista anche su questo terreno, dopo il Tap, la sicurezza e il rinvio della riforma della prescrizione al 2020.
Ecco perché il vicepremier M5S Luigi Di Maio ha consegnato ieri un messaggio sibillino: «Una sola opera entra nel contratto di governo senza passare per la clausola dell’analisi costi-benefici, che è la Tav Torino-Lione. Tutte le altre sono sottoposte a un rapporto costi-benefici che sta portando avanti il ministero delle Infrastrutture». Chi è vicino al dossier la traduce così: qualunque sarà l’esito dell’analisi costi-benefici per la Tav, bisognerebbe comunque seguire il contratto di governo che impone a M5S e Lega l’impegno «a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia». Almeno il Movimento incasserebbe la revisione.
«Dichiarazioni ambigue», le ha bollate dal Pd il deputato Davide Gariglio, autore della richiesta di accesso agli atti con cui è emerso che le nomine dei 14 esperti della struttura tecnica di missione del Mit, guidata da Marco Ponti e incaricata dallo scorso luglio di procedere con l’analisi, sono arrivate soltanto negli ultimi giorni al vaglio della Corte dei conti. Gli atti di nomina sono dunque «attualmente privi di efficacia». Il Mit liquida le polemiche sottolineando come il controllo della magistratura contabile «integra un atto in sé già perfetto e compiuto», nel senso che quando arriverà il parere le nomine saranno «validate retroattivamente». Ma le parole di Di Maio delegittimano in ogni caso nei fatti il lavoro degli esperti sulla Tav.
È soltanto «un segno del fatto che il Governo vuole allungare i tempi», ha osservato il presidente della Regione Sergio Chiamparino, che oggi sarà in piazza Castello insieme alle associazioni del mondo produttivo della città, ai sindacati, a esponenti del suo Pd, di Forza Italia, di Fratelli D’Italia e della Lega che chiedono non soltanto l’Alta Velocità ma più in generale azioni concrete per la crescita di Torino. La rappresentazione plastica dell’isolamento del M5S.
Di certo, a Di Maio e ai suoi serve una pezza d’appoggio consistente per giustificare l’eventuale clamorosa marcia indietro sull’opera. Non basterà, come avvenuto con il gasdotto Tap in Puglia, agitare lo spettro delle «penali» (che non sono penali, ma le stime dei possibili risarcimenti dovuti in caso di stop). Ma non basterà neppure l’eventuale disco verde degli esperti. Occorre mettere la firma su modifiche all’Alta Velocità, tutte ancora da studiare. Perché la Torino-Lione è un progetto da 8,6 miliardi, finanziata al 40% dall’Europa, che viaggia dal 1992 e che è in avanzata fase esecutiva. Con gli scavi per i tunnel geognostici che continuano in territorio francese e con i bandi italiani bloccati. In attesa delle decisioni del Governo.