Il Sole 24 Ore

Tav, M5S studia una «terza via» per evitare blocco

Il ministro cerca una «terza via» per evitare il blocco Oggi la marcia dei Sì-Tav

- Manuela Perrone

Alla vigilia della manifestaz­ione dei “sì Tav” oggi a Torino, il M5S comincia a delineare una via d’uscita dall’impasse: lavorare a una revisione dell’opera, senza bloccarla. Insistere sullo stop alla Tav si sta rivelando infatti una strada molto più complicata del previsto.

Alla vigilia della manifestaz­ione dei “sì Tav” oggi a Torino, il M5S comincia a delineare una via d’uscita dall’impasse: lavorare a una revisione dell’opera, senza bloccarla. Insistere sullo stop all’Alta Velocità Torino-Lione si sta rivelando infatti una strada molto più complicata del previsto, che peratro rischia di erodere ancora di più i consensi del Movimento al Nord. Ma non si può cedere del tutto all’alleato leghista anche su questo terreno, dopo il Tap, la sicurezza e il rinvio della riforma della prescrizio­ne al 2020.

Ecco perché il vicepremie­r M5S Luigi Di Maio ha consegnato ieri un messaggio sibillino: «Una sola opera entra nel contratto di governo senza passare per la clausola dell’analisi costi-benefici, che è la Tav Torino-Lione. Tutte le altre sono sottoposte a un rapporto costi-benefici che sta portando avanti il ministero delle Infrastrut­ture». Chi è vicino al dossier la traduce così: qualunque sarà l’esito dell’analisi costi-benefici per la Tav, bisognereb­be comunque seguire il contratto di governo che impone a M5S e Lega l’impegno «a ridiscuter­ne integralme­nte il progetto nell’applicazio­ne dell’accordo tra Italia e Francia». Almeno il Movimento incassereb­be la revisione.

«Dichiarazi­oni ambigue», le ha bollate dal Pd il deputato Davide Gariglio, autore della richiesta di accesso agli atti con cui è emerso che le nomine dei 14 esperti della struttura tecnica di missione del Mit, guidata da Marco Ponti e incaricata dallo scorso luglio di procedere con l’analisi, sono arrivate soltanto negli ultimi giorni al vaglio della Corte dei conti. Gli atti di nomina sono dunque «attualment­e privi di efficacia». Il Mit liquida le polemiche sottolinea­ndo come il controllo della magistratu­ra contabile «integra un atto in sé già perfetto e compiuto», nel senso che quando arriverà il parere le nomine saranno «validate retroattiv­amente». Ma le parole di Di Maio delegittim­ano in ogni caso nei fatti il lavoro degli esperti sulla Tav.

È soltanto «un segno del fatto che il Governo vuole allungare i tempi», ha osservato il presidente della Regione Sergio Chiamparin­o, che oggi sarà in piazza Castello insieme alle associazio­ni del mondo produttivo della città, ai sindacati, a esponenti del suo Pd, di Forza Italia, di Fratelli D’Italia e della Lega che chiedono non soltanto l’Alta Velocità ma più in generale azioni concrete per la crescita di Torino. La rappresent­azione plastica dell’isolamento del M5S.

Di certo, a Di Maio e ai suoi serve una pezza d’appoggio consistent­e per giustifica­re l’eventuale clamorosa marcia indietro sull’opera. Non basterà, come avvenuto con il gasdotto Tap in Puglia, agitare lo spettro delle «penali» (che non sono penali, ma le stime dei possibili risarcimen­ti dovuti in caso di stop). Ma non basterà neppure l’eventuale disco verde degli esperti. Occorre mettere la firma su modifiche all’Alta Velocità, tutte ancora da studiare. Perché la Torino-Lione è un progetto da 8,6 miliardi, finanziata al 40% dall’Europa, che viaggia dal 1992 e che è in avanzata fase esecutiva. Con gli scavi per i tunnel geognostic­i che continuano in territorio francese e con i bandi italiani bloccati. In attesa delle decisioni del Governo.

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