Reddito di cittadinanza: priorità ai giovani, solo il 10% alle pensioni
Su 9 miliardi della manovra 7,1 sono per i disoccupati e i lavoratori poveri
Sono i giovani disoccupati la priorità del reddito di cittadinanza e a loro andrà la gran parte della dote annua complessiva di 9 miliardi stanziati dalla legge di Bilancio. La ripartizione delle risorse è pressoché fatta: circa 900 milioni (10%) andranno alle pensioni di cittadinanza, destinate a circa 500mila persone; fino ad un miliardo all’anno (per due anni) servirà per il potenziamento dei Centri per l’impiego e 7,1 miliardi annui andranno a disoccupati e lavoratori poveri.
Il reddito di cittadinanza nasce sia come misura di politica attiva che di assistenza alla povertà ma, alla luce dell’elevato numero di giovani Neet del nostro Paese - secondo Eurostat l’Italia è la “maglia nera” in Europa con il 29,5% di giovani tra 20 e 34 anni che non lavorano, non studiano e non si formano contro il 17,2% della media Ue - è «prioritario e necessario mobilitare attivamente queste risorse per il loro inserimento nel mercato del lavoro», osserva Pasquale Tridico, professore di economia del Lavoro all’università di Roma Tre e consulente del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio.
Lo stesso Di Maio, peraltro, ha sostenuto ieri all’incontro con la stampa estera che la misura del reddito di cittadinanza «va a decrescere: noi abbiamo stanziato nel triennio 9 miliardi annui, ma io non credo che alla fine del triennio avremo ancora bisogno di 9 miliardi, perché con il combinato disposto tra “quota 100” e reddito di cittadinanza l’anno prossimo libereremo diverse centinaia di migliaia di posti di lavoro inattesi perché pensioneremo delle persone. Avremo una disponibilità di lavoro superiore alla media degli ultimi anni». L’automatismo tra l’uscita di pensionati e l’ingresso di giovani, tuttavia, viene contestato da diversi economisti ed imprenditori, perché potrebbe essere utilizzato in molti casi esclusivamente per operazioni di ristrutturazione aziendale.
L’attivazione dei Neet e degli inattivi secondo Tridico produce un altro effetto: «Favorisce, anche dal punto di vista contabile, l’aumento della partecipazione delle forze lavoro e quindi le stime al rialzo del calcolo del Pil potenziale da parte della Commissione Ue. Su un Pil potenziale maggiore, l’output gap (la differenza tra il Pil effettivo e quello potenziale, ndr) cresce e anche lo spazio fiscale consentito si allarga, nonostante il deficit in percentuale possa rimanere lo stesso».
Il reddito di cittadinanza, che nei piani del governo sarà operativo dal 1° aprile 2019, funzionerà ad integrazione di altre forme di sussidio fino al raggiungimento della soglia di 780 euro, considerata per un single (la soglia sale in base al numero dei componenti di una famiglia): la platea potenziale di beneficiari è composta dai circa 5 milioni di poveri assoluti. Non verranno dunque intercettati dalla pensione di cittadinanza tutti i 3,4 milioni di pensionati che oggi vivono con un assegno sotto i 780 euro, ma appunto 500mila. Per beneficiare del sussidio sono previsti dei “paletti”. Il limite Isee di 9.360 euro l’anno, la proprietà immobiliare (con un tetto di 30mila euro per il capitale immobiliare oltre la prima casa), il capitale mobiliare (limite a 6mila euro come per il Rei). Per i proprietari di casa, il reddito di cittadinanza sarà tagliato per una quota equivalente ad un affitto imputato, tra 250 e 300 euro (percepiranno 530 o 480 euro).
I percettori del reddito di cittadinanza dovranno stipulare un patto di servizio con il centro per l’impiego, e perderanno il diritto ad ottenerlo dopo tre rifiuti di un’offerta di lavoro “congrua”. Obiettivo difficile da realizzare, visto che ad oggi è raro trovare qualcuno che soprattutto nel Centro e nel Sud abbia avuto anche una sola offerta di lavoro da un centro per l’impiego. In caso di assunzione, gli ultimi tre mesi del sussidio saranno trasferiti all’impresa sotto forma di sgravio contributivo. «Se assumono donne lo percepiranno per 5-6 mesi, perché vogliamo colmare il gap che c’è oggi soprattutto nel sud Italia tra occupazione maschile e femminile», ha annunciato Di Maio.
Sul timing, è intervenuta Barbara Lezzi (ministro del Sud) presente ieri a Roma al Festival “Economia Come” organizzato da Invitalia: «Vogliamo presentare le misure sul reddito di cittadinanza entro dicembre, molto probabilmente con un Ddl collegato alla manovra. Stiamo lavorando ai dettagli tecnici come gli sgravi per le imprese ed anche alla possibilità di rimodulare il numero di proposte di lavoro da presentare a chi ottiene il reddito di cittadinanza, se tre in 18 mesi sono troppe potremmo rivederle».