Nel Biellese impianto A2a per riciclare la plastica
Ieri la società lombarda A2a ha inaugurato a Cavaglià, nella pianura biellese, un impianto ad alta automazione costato 11 milioni che divide le diverse plastiche che i cittadini ordinatamente mettono nel bidone per il riciclo. Nel frattempo alla fiera Ecomondo che si è chiusa a Rimini (Italian Exhibition Group) il consorzio riciclo plastica Corepla ha presentato le innovazioni tra le quali la raccolta di plastica dal fiume Po realizzata con una tecnologia inventata da Castalia, il ministero dell’Ambiente ha illustrato la campagna Plastic Free e la Novamont (plastica biodegradabile) ha raggiunto un accordo sulla ricerca con la società acquedottistica milanese Cap. Sono esempi di tutela dell’ambiente praticata con i fatti e non con l’indignazione da divano.
A Cavaglià sta nascendo un polo ambientale che mostra come evolve nel tempo la tecnologia dei rifiuti. A fianco di un’antica discarica in chiusura c’è un vecchio impianto che produceva le cosiddette “bioballe” di spazzatura e ora sorge la nuova linea per separare con accuratezza e rendere rigenerabili i diversi tipi di plastica.
Quando sono miste e mal divise, le plastiche non sono compatibili con il riciclo e l’unica destinazione alternativa alla discarica è usarle come combustibile di qualità in centrali di teleriscaldamento (Milano, Brescia, Torino, Venezia e tante altre città dell’Alta Italia) o in cementifici. Per renderlo riciclabile, il Pet colorato (la bottiglia dell’aranciata) deve essere diviso dal Pet azzurrato (acqua gasata) il quale deve essere separato dal Pet trasparente (acqua liscia) che deve essere tolto dall’Abs (prese elettriche) che non deve combinarsi con il polipropilenene (bicchieri) il quale non va mescolato con il polistirolo (vasetti di iogurt) che non va confuso con il polietilene (flacone del detersivo) e così via fino a dividere 13 categorie.
Il segreto dell’impianto di selezione sta nelle tecnologie per riconoscere e separare le infinite qualità di plastica che i cittadini usano e poi gettano nei bidone della raccolta differenziata: servono vagli e separatori, lettori ottici a raggi infrarossi, soffiatori di aria compressa che, guidati da un computer, colpiscono i pezzi singoli di plastica lanciandoli verso destinazioni differenti. L’impianto dell’A2a Ambiente può trattare 45mila tonnellate l’anno di materiali e copre un’area — Piemonte e Liguria —oggi povera di impianti per il ricupero della plastica.
«Nel nostro piano industriale al 2022 abbiamo previsto 600 milioni di investimenti in impianti dedicati alla circular economy», commenta Valerio Camerano, amministratore delegato del gruppo A2a. E il presidente Giovanni Valotti aggiunge: «Non è vero che gli impianti di termoutilizzazione sono nemici del riciclo. Lo conferma il caso di Milano, prima metropoli europea con più del 70% di raccolta differenziata e zero discarica».