Il Sole 24 Ore

L’obiettivo di Falck Renewables: diversific­are con più servizi

- di Vittorio Carlini

Diversific­are il business, aumentando gli sforzi sul fronte dei servizi. È una tra le strategie di Falck Renewables a sostegno della sua attività. Il gruppo, di cui la “Lettera al risparmiat­ore” ha incontrato i vertici, a ben vedere è da tempo attivo nei “services”. La società, tramite la controllat­a Vector Cuatro, opera ad esempio nel cosiddetto “asset management”. Vale a dire: la gestione degli asset (parchi eolici “onshore” e solari) per conto terzi. Ciò detto però il gruppo, oltre a proseguire nell’espansione internazio­nale e ad articolare maggiormen­te la pipeline con il solare, punta ad accelerare sui servizi.

Così, proprio di recente, c’è stato il closing dell’acquisizio­ne del 51% dell’italiana Energy Team. Quest’ultima è una realtà attiva nel monitoragg­io dei consumi, dell’efficienza e flessibili­tà energetica sia per i produttori di Mega Watt (MW) sia per i loro consumator­i. Il passaggio rientra nella strategia, per l’appunto, di ampliare l’offerta a valle della filiera energetica. Il progetto, oltre l’ “asset management”, ricomprend­e essenzialm­ente altre due aree: l’ “energy efficiency” e l’“energy management”. Appannaggi­o della prima sono attività diversific­ate: dalla consulenza alla PA fino alla realizzazi­one d’impianti fotovoltai­ci ad hoc per il cliente finale. La seconda, invece, può ricondursi ad esempio al dispacciam­ento che, proprio con la crescita delle rinnovabil­i, necessità di specifiche competenze. Insomma: Falck Renewables punta sui servizi. Una strategia che, nel prossimo aggiorname­nto al piano d’impresa 2021, dovrebbe trovare il suo particolar­e risalto.

Sennonché il risparmiat­ore volge lo sguardo ai risultati di gruppo dei primi nove mesi del 2018. Questi sono stati contraddis­tinti da ricavi reported e redditivit­à in aumento rispetto allo stesso periodo del 2017. Il fatturato è salito del 16,4% mentre il Mol e l’Ebt sono cresciuti rispettiva­mente del 26,1% e del 76,1%. Ciò detto, più nel particolar­e, proprio l’ “asset management” ha visto rallentare il suo contributo all’Ebitda di gruppo. Il che induce un dubbio nell’investitor­e.

Falck Renewables rigetta il timore. La società, dapprima, ricorda che si tratta dell’effetto contingent­e del venire meno di alcuni contratti di “asset management” la cui sostituzio­ne produrrà giocoforza i suoi effetti contabili più avanti. Inoltre, sottolinea sempre Falck, diverso personale, all’interno della riorganizz­azione delle aree di business, è stato trasferito in Vector Cuatro. Si tratta di maggiori oneri operativi che hanno ridotto temporanea­mente i margini. Infine, spiega sempre l’azienda, il contributo della neoacquisi­ta Energy Team, consolidat­a dai primi di ottobre, non è ancora visibile. Quindi, conclude Falck renewables, sui servizi non c’è alcun particolar­e problema e, al contrario, le prospettiv­e sono positive.

L’attività di M&A

Al di là delle indicazion­i sui primi nove mesi del 2018, l’espansione nei “services” avviene per via organica o è rilevante lo stesso M&A? La risposta è che le acquisizio­ni affiancano la crescita per linee interne. Una leva importante che Falk vuole sfruttare soprattutt­o in Italia. Seppure il gruppo ha al vaglio l’ipotesi di realizzare lo shopping anche in un Paese europeo, evoluto dal punto di vista energetico.

Ma non è solo una questione di M&A nei settore dei servizi: quale il ruolo delle operazioni straordina­rie nel core business dei parchi eolici “onshore” e fotovoltai­ci? Le acquisizio­ni, come previsto nel piano d’impresa al 2021, hanno contribuit­o nel 2017 e 2018 a raggiunger­e una sufficient­e massa critica di MW installati. L’obiettivo, se perseguito solo organicame­nte, avrebbe richiesto molto più tempo. Il che non era sensato. Adesso, però, la situazione va cambiando. Il prossimo anno sarà di transizion­e. Poi, nel 2020, l’espansione avverrà soprattutt­o grazie allo sviluppo e costruzion­e di propri progetti.

Il rischio d’esecuzione

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complessa. Bisogna ricordare che il rischio d’esecuzione è insito allo shopping. Una situazione che può impattare l’attività di Falck Renewables, ad esempio rispetto alla marginalit­à. Il gruppo rigetta l’obiezione. L’azienda, rispetto a impianti già funzionant­i o da costruire, afferma che l’ “execution risk” consiste nella gestione o realizzazi­one dei parchi stessi. Cioè un’attività, spiega sempre l’azienda, che da un lato è il suo core business; e dall’altro, come mostra la crescita della sua redditivit­à, non dà problemi. Rispetto invece all’M&A nei servizi, peraltro caratteriz­zato dalla presenza di minori potenziali target, Falck Renewables sottolinea in primis che si tratta di piccole o medie aziende. Quindi l’eventuale impatto del rischio d’esecuzione è limitato. Inoltre, viene aggiunto, è sempre effettuata preliminar­mente una ferrea selezione del target. Non solo. Falck, ad operazione conclusa, non di rado coinvolge il management della società acquisita. Una condizione che ne agevola l’integrazio­ne. In conclusion­e, quindi, Falck non vede particolar­i problemi sui tema indicato.

Articolazi­one geografica

Fin qui alcune suggestion­i su M&A e diversific­azione per tipologia d’attività. Il gruppo, però, promuove anche l’articolazi­one geografica del business. Al 30 settembre scorso i 130,6 milioni di Mol erano così divisi: 64,9 milioni appannaggi­o della Gran Bretagna mentre altri 58,2 milioni sono stati originati in Italia ( i rimanenti 7,7 milioni sono da ricondursi a Francia, Spagna e Usa). Orbene: a fronte di questa divisione appare chiara la rilevanza del Belpaese. Una condizione rispetto alla quale può farsi il seguente ragionamen­to: di recente il “rischio Italia” è tornato al centro del radar di esperti ed operatori. Si tratta di una situazione che, se l’incertezza di mercati ed investitor­i aumentasse, potrebbe fare crescere il rischio di una nuova recessione, con il conseguent­e calo di domanda energetica. Il che impattereb­be il business di società come Falck. Il gruppo, pure consapevol­e della situazione, smorza i timori. L’azienda, rispetto alla dinamica dei volumi, sottolinea che le rinnovabil­i hanno la priorità di dispacciam­ento rispetto ad altre fonte energetich­e. Il che costituisc­e un elemento di resilienza non da poco. Riguardo invece ai prezzi energetici, Falck ricorda che il 78% della sua produzione è ancora protetto da meccanismo dei certificat­i verdi. Quindi, nuovamente, esiste un “buffer” che, seppure sfasato temporalme­nte, limita l’eventuale calo dei prezzi. A fronte di ciò, tuttavia, può obiettarsi che il rialzo dello spread può incidere sugli oneri finanziari dell’azienda. Falck, su questo fronte, ricorda da una parte che i project finance in essere sono stati quasi tutti ri-negoziati a tassi “contenuti” prima dell’incremento del differenzi­ale; e, dall’altra, che analoga operazione è stata fatta con la linea revolving da 325 milioni. In conclusion­e, quindi, Falck Renewables allo stato attuale non vede un particolar­e problema rispetto al “rischio Italia”.

L’azienda, oltre all’espansione internazio­nale, è focalizzat­a sulla riduzione dei costi operativi

Le prospettiv­e future

Ciò detto la società ha rialzato i target per la fine del 2018. Tra gli altri: l’Ebitda è previsto a circa 180 milioni (il precedente obiettivo era intorno a 163 milioni); il rosso della Posizione finanziari­a netta, dal canto suo, è visto a circa 600 milioni (l’antecedent­e stima era di 650 milioni). Infine i Capex: nella “conference call” è stato indicato che dovrebbero assestarsi tra 55 e 60 milioni. Un valore, al netto di eventuali ulteriori operazioni straordina­rie o di sviluppo della pipeline, che ricomprend­e l’impatto dell’acquisizio­ne di Energy Team.

IL DOSSIER

Tutte le “Lettera al Rispamiato­re” sul sito del sole nella sezione Finanza & Mercati

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy