L’obiettivo di Falck Renewables: diversificare con più servizi
Diversificare il business, aumentando gli sforzi sul fronte dei servizi. È una tra le strategie di Falck Renewables a sostegno della sua attività. Il gruppo, di cui la “Lettera al risparmiatore” ha incontrato i vertici, a ben vedere è da tempo attivo nei “services”. La società, tramite la controllata Vector Cuatro, opera ad esempio nel cosiddetto “asset management”. Vale a dire: la gestione degli asset (parchi eolici “onshore” e solari) per conto terzi. Ciò detto però il gruppo, oltre a proseguire nell’espansione internazionale e ad articolare maggiormente la pipeline con il solare, punta ad accelerare sui servizi.
Così, proprio di recente, c’è stato il closing dell’acquisizione del 51% dell’italiana Energy Team. Quest’ultima è una realtà attiva nel monitoraggio dei consumi, dell’efficienza e flessibilità energetica sia per i produttori di Mega Watt (MW) sia per i loro consumatori. Il passaggio rientra nella strategia, per l’appunto, di ampliare l’offerta a valle della filiera energetica. Il progetto, oltre l’ “asset management”, ricomprende essenzialmente altre due aree: l’ “energy efficiency” e l’“energy management”. Appannaggio della prima sono attività diversificate: dalla consulenza alla PA fino alla realizzazione d’impianti fotovoltaici ad hoc per il cliente finale. La seconda, invece, può ricondursi ad esempio al dispacciamento che, proprio con la crescita delle rinnovabili, necessità di specifiche competenze. Insomma: Falck Renewables punta sui servizi. Una strategia che, nel prossimo aggiornamento al piano d’impresa 2021, dovrebbe trovare il suo particolare risalto.
Sennonché il risparmiatore volge lo sguardo ai risultati di gruppo dei primi nove mesi del 2018. Questi sono stati contraddistinti da ricavi reported e redditività in aumento rispetto allo stesso periodo del 2017. Il fatturato è salito del 16,4% mentre il Mol e l’Ebt sono cresciuti rispettivamente del 26,1% e del 76,1%. Ciò detto, più nel particolare, proprio l’ “asset management” ha visto rallentare il suo contributo all’Ebitda di gruppo. Il che induce un dubbio nell’investitore.
Falck Renewables rigetta il timore. La società, dapprima, ricorda che si tratta dell’effetto contingente del venire meno di alcuni contratti di “asset management” la cui sostituzione produrrà giocoforza i suoi effetti contabili più avanti. Inoltre, sottolinea sempre Falck, diverso personale, all’interno della riorganizzazione delle aree di business, è stato trasferito in Vector Cuatro. Si tratta di maggiori oneri operativi che hanno ridotto temporaneamente i margini. Infine, spiega sempre l’azienda, il contributo della neoacquisita Energy Team, consolidata dai primi di ottobre, non è ancora visibile. Quindi, conclude Falck renewables, sui servizi non c’è alcun particolare problema e, al contrario, le prospettive sono positive.
L’attività di M&A
Al di là delle indicazioni sui primi nove mesi del 2018, l’espansione nei “services” avviene per via organica o è rilevante lo stesso M&A? La risposta è che le acquisizioni affiancano la crescita per linee interne. Una leva importante che Falk vuole sfruttare soprattutto in Italia. Seppure il gruppo ha al vaglio l’ipotesi di realizzare lo shopping anche in un Paese europeo, evoluto dal punto di vista energetico.
Ma non è solo una questione di M&A nei settore dei servizi: quale il ruolo delle operazioni straordinarie nel core business dei parchi eolici “onshore” e fotovoltaici? Le acquisizioni, come previsto nel piano d’impresa al 2021, hanno contribuito nel 2017 e 2018 a raggiungere una sufficiente massa critica di MW installati. L’obiettivo, se perseguito solo organicamente, avrebbe richiesto molto più tempo. Il che non era sensato. Adesso, però, la situazione va cambiando. Il prossimo anno sarà di transizione. Poi, nel 2020, l’espansione avverrà soprattutto grazie allo sviluppo e costruzione di propri progetti.
Il rischio d’esecuzione
Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complessa. Bisogna ricordare che il rischio d’esecuzione è insito allo shopping. Una situazione che può impattare l’attività di Falck Renewables, ad esempio rispetto alla marginalità. Il gruppo rigetta l’obiezione. L’azienda, rispetto a impianti già funzionanti o da costruire, afferma che l’ “execution risk” consiste nella gestione o realizzazione dei parchi stessi. Cioè un’attività, spiega sempre l’azienda, che da un lato è il suo core business; e dall’altro, come mostra la crescita della sua redditività, non dà problemi. Rispetto invece all’M&A nei servizi, peraltro caratterizzato dalla presenza di minori potenziali target, Falck Renewables sottolinea in primis che si tratta di piccole o medie aziende. Quindi l’eventuale impatto del rischio d’esecuzione è limitato. Inoltre, viene aggiunto, è sempre effettuata preliminarmente una ferrea selezione del target. Non solo. Falck, ad operazione conclusa, non di rado coinvolge il management della società acquisita. Una condizione che ne agevola l’integrazione. In conclusione, quindi, Falck non vede particolari problemi sui tema indicato.
Articolazione geografica
Fin qui alcune suggestioni su M&A e diversificazione per tipologia d’attività. Il gruppo, però, promuove anche l’articolazione geografica del business. Al 30 settembre scorso i 130,6 milioni di Mol erano così divisi: 64,9 milioni appannaggio della Gran Bretagna mentre altri 58,2 milioni sono stati originati in Italia ( i rimanenti 7,7 milioni sono da ricondursi a Francia, Spagna e Usa). Orbene: a fronte di questa divisione appare chiara la rilevanza del Belpaese. Una condizione rispetto alla quale può farsi il seguente ragionamento: di recente il “rischio Italia” è tornato al centro del radar di esperti ed operatori. Si tratta di una situazione che, se l’incertezza di mercati ed investitori aumentasse, potrebbe fare crescere il rischio di una nuova recessione, con il conseguente calo di domanda energetica. Il che impatterebbe il business di società come Falck. Il gruppo, pure consapevole della situazione, smorza i timori. L’azienda, rispetto alla dinamica dei volumi, sottolinea che le rinnovabili hanno la priorità di dispacciamento rispetto ad altre fonte energetiche. Il che costituisce un elemento di resilienza non da poco. Riguardo invece ai prezzi energetici, Falck ricorda che il 78% della sua produzione è ancora protetto da meccanismo dei certificati verdi. Quindi, nuovamente, esiste un “buffer” che, seppure sfasato temporalmente, limita l’eventuale calo dei prezzi. A fronte di ciò, tuttavia, può obiettarsi che il rialzo dello spread può incidere sugli oneri finanziari dell’azienda. Falck, su questo fronte, ricorda da una parte che i project finance in essere sono stati quasi tutti ri-negoziati a tassi “contenuti” prima dell’incremento del differenziale; e, dall’altra, che analoga operazione è stata fatta con la linea revolving da 325 milioni. In conclusione, quindi, Falck Renewables allo stato attuale non vede un particolare problema rispetto al “rischio Italia”.
L’azienda, oltre all’espansione internazionale, è focalizzata sulla riduzione dei costi operativi
Le prospettive future
Ciò detto la società ha rialzato i target per la fine del 2018. Tra gli altri: l’Ebitda è previsto a circa 180 milioni (il precedente obiettivo era intorno a 163 milioni); il rosso della Posizione finanziaria netta, dal canto suo, è visto a circa 600 milioni (l’antecedente stima era di 650 milioni). Infine i Capex: nella “conference call” è stato indicato che dovrebbero assestarsi tra 55 e 60 milioni. Un valore, al netto di eventuali ulteriori operazioni straordinarie o di sviluppo della pipeline, che ricomprende l’impatto dell’acquisizione di Energy Team.
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