Nomine, assolta la sindaca Raggi Salvini: ora giudizio ai cittadini
La sentenza. Il giudice esclude il dolo: il fatto «non costituisce reato». La prima cittadina: «Spazzati via due anni di fango». Soddisfazione di Di Maio che attacca i giornalisti «sciacalli, ora legge su editori puri»
Virginia Raggi assolta perché «il fatto non costituisce reato». Luigi Di Maio e con lui tutto lo stato maggiore del M5s pochi minuti dopo la lettura della sentenza del Tribunale di Roma esultano attaccando ancora una volta i giornalisti. «Infimi sciacalli», li definisce il vicepremier anticipando che è in preparazione una legge «per editori puri». Scongiurato il pericolo giudiziario adesso la partita diventa politica. E il principale avversario del M5s è il suo alleato di governo. «I romani giudicheranno l’amministrazione dei 5 Stelle in base a come è messa Roma. È giusto che non siano le sentenze e i magistrati a decidere chi governa e chi va a casa», è il primo commento che esce dalla bocca di Matteo Salvini. Il leader della Lega dopo aver definito l’assoluzione della Raggi una «buona notizia», lancia dunque la sfida per la conquista del Campidoglio. Una partita che però la sentenza del Tribunale ha posticipato.
Per i giudici il caso della promozione di Renato Marra è avvenuta senza dolo da parte della sindaca. Perché pur essendo stata voluta e per i pm «illecitamente» gestita dal fratello, il “Rasputin” del Campidoglio Raffaele Marra, è stata poi condivisa dalla sindaca pentastellata, che l’ha fatta propria, attestandone a dicembre 2016 la scelta politica all’ufficio Anticorruzione del Comune. Si è chiuso così, dopo una istruttoria durata poco meno di due anni, il procedimento che ha messo a repentaglio la tenuta della Giunta capitolina 5stelle. Il giudice monocratico Roberto Ranazzi depositerà le motivazioni entro 90 giorni. Ma nel sollevare da responsabilità penalmente rilevanti la Raggi, ha utilizzato una formula assolutoria che riconosce la mancanza di dolo, non escludendo quindi che a monte ci sia stata una condotta di falso. «Ritengo che il giudice abbia valutato in modo positivo il quadro probatorio che abbiamo proposto», ha commentato il legale della sindaca, l’avvocato Pierfrancesco Bruno. «Il fatto che è stato posto all’attenzione del giudice – ha aggiunto – è stato evidentemente ritenuto assente di qualsiasi dolo».
L’ipotesi di un ruolo determinate di Raffaele Marra nell’incarico dato al fratello, come sostenuta dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Francesco Dall’Olio, è tutt’altro che esclusa. È lui - ex eminenza grigia del Campidoglio già sotto processo per una corruzione risalente al 2013 - che pianifica la nomina del fratello, decidendone addirittura l’aumento di stipendio. Un ulteriore fatto che viene sostanzialmente imposto alla sindaca, come emerge da un sms del 14 novembre 2016, in cui la Raggi va su tutte le furie quando scopre che Renato Marra passa da 95mila euro annui come vice comandante dei vigili urbani a 115mila per dirigere il comparto Turismo di Roma. I messaggi, dunque, chiariscono il ruolo determinante di Raffaele Marra ma non escludono, come ha evidentemente ritenuto il Tribunale, che vi sia stata una volontà politica della sindaca di disporre la nomina di Renato. Una intenzione che si perfeziona con la nota 38506 del 6 dicembre 2016 indirizzata alla responsabile della Prevenzione corruzione e della trasparenza di Roma, Mariarosa Turchi, in cui attesta che il ruolo del suo ex braccio destro era stato «di mera e pedissequa esecuzione delle determinazioni» da lei assunte, avendo avuto un compito di «mero carattere compilativo». L’assoluzione, però, non mette a riparo la Raggi da possibili giudizi civili o amministrativi a norma dell’articolo 652 del codice di procedura penale.
Per la Raggi la sentenza «spazza via due anni di fango ed è la fine di un incubo» da cui rivendica con un tweet di uscire #atesta alta. Ma lo è anche per Di Maio, che alla vigilia della sentenza aveva anticipato che in caso di condanna la sindaca avrebbe dovuto lasciare il Campidoglio. felice anche Beppe Grillo che definisce Raggi «primo sindaco non lottizzato di Mafia Capitale».
Sorridente. Virginia Raggi, 40 anni, sindaco di Roma dal 22 giugno 2016, lascia la Procura dopo la sentenza d’assoluzione