Il Sole 24 Ore

La Lega decisa a cavalcare il sì Salvini: completiam­o le opere

Il ministro Toninelli replica: «Rispetto per la piazza. Il M5S non è fatto di soli no»

- Barbara Fiammeri

Sarà stata anche una piazza senza bandiere e simboli di partito, ma la manifestaz­ione di ieri a Torino impone adesso una risposta politica. A Matteo Salvini viene facile: «È sempre bello quando c'è la gente che scende in piazza e si dedica alla comunità», dice il vicepremie­r e ministro dell’Interno consapevol­e che in mezzo a quei 30mila una parte erano anche elettori del Carroccio. E così il leader della Lega, dopo aver richiamato l’analisi «costi benefici» del contratto di governo rilancia: «Io sono sempre convinto che un’opera cominciata è sempre meglio finirla». Salvini si prepara alla battaglia. Anche perchè a maggio in Piemonte si vota per il governo della Regione e la Tav sarà uno dei temi (se non il Tema) dove si giocherà la campagna elettorale. Il Pd è schierato senza se e senza ma per l’Alta velocità, a partire dall’attuale governator­e Sergio Chiamparin­o. «La manifestaz­ione di oggi ha inequivoca­bilmente chiarito che Torino e il Piemonte vogliono la Tav, e vogliono il collegamen­to con l’Europa, senza barriere», ha detto Chiamparin­o che ha poi sollecitat­o il governo a dare una risposta «chiara» perché «la pazienza e la disponibil­ità a sentire un giorno una cosa e l’altro giorno il suo contrario, stanno finendo». Posizione condivisa anche da Fi, l’alleato del centrodest­ra con cui salvo colpi di scena la Lega si presenterà alle regionali, e che ieri ha sostenuto apertament­e la manifestaz­ione (c’era anche la capogruppo alla Camera Mariastell­a Gelmini) con una nota in cui Silvio Berlusconi definisce quella di ieri una «piazza contro le follie ideologich­e del Governo».

Al di là dello scontato richiamo al contratto, Salvini non può quindi permetters­i di lasciare agli avversari la bandiera della Tav dopo che proprio la Lega, con in testa l’attuale capogruppo alla Camera, il piemontese Riccarco Molinari, si è sempre espressa a favore della realizzazi­one dell’infrastrut­tura così come per il terzo valico e le pedemontan­e veneta e lombarda. Una posizione che inevitabil­mente è destinata a rifletters­i sugli equilibri a Roma, con il M5s.

Dopo il sì al Tap e all’Ilva, il via libera alla Tav rafforzere­bbe l’immagine di un governo a trazione leghista. I Cinque stelle sono quindi costretti (per ora) a tenere il punto: «Massimo rispetto per chi manifesta, ma nessuna lezione da chi ha lasciato solo problemi gigantesch­i da risolvere. L’unica loro ancora di salvezza elettorale è far credere alla gente che il M5S sia fatto di soli no. Certo, dire no al loro modo di fare è l’essenza stessa del nostro impegno di governo. E questo è ovvio. Poi c’è il nostro segno del cambiament­o, fatto di quei tanti sì che in questi pochi mesi abbiamo già dato. Solo nel mio ministero abbiamo detto sì a un massiccio piano di monitoragg­io dello stato di salute delle nostre infrastrut­ture», è la risposta che arriva dal ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli.

Le tessere e le bandiere bruciate in Puglia dagli (ex) sostenitor­i del M5s delusi dalle decisioni del governo su Taranto e il gasdotto sono ferite ancora fresche. E ora un eventuale sì alla tav potrebbe rifletters­i pesantemen­te anche sull’esito delle regionali e sulla stessa sopravvive­nza della giunta di Torino guidata da Chiara Appendino. Ai 30mila che hanno riempito piazza Castello ieri la sindaca ha mandato a dire che la sua porta è «sempre aperta», dichiarand­osi pronta a discutere già dalla settimana prossima sulla «Torino di domani». Ma tra i pentastell­ati il fronte no-tav, che ha portato due settimane il consiglio comunale a votare contro la realizzazi­one dell’Alta velocità (mentre la prima cittadina era in missione all’estero)non è intenziona­to ad ammainare la bandiera e promette battaglia.

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