La Lega decisa a cavalcare il sì Salvini: completiamo le opere
Il ministro Toninelli replica: «Rispetto per la piazza. Il M5S non è fatto di soli no»
Sarà stata anche una piazza senza bandiere e simboli di partito, ma la manifestazione di ieri a Torino impone adesso una risposta politica. A Matteo Salvini viene facile: «È sempre bello quando c'è la gente che scende in piazza e si dedica alla comunità», dice il vicepremier e ministro dell’Interno consapevole che in mezzo a quei 30mila una parte erano anche elettori del Carroccio. E così il leader della Lega, dopo aver richiamato l’analisi «costi benefici» del contratto di governo rilancia: «Io sono sempre convinto che un’opera cominciata è sempre meglio finirla». Salvini si prepara alla battaglia. Anche perchè a maggio in Piemonte si vota per il governo della Regione e la Tav sarà uno dei temi (se non il Tema) dove si giocherà la campagna elettorale. Il Pd è schierato senza se e senza ma per l’Alta velocità, a partire dall’attuale governatore Sergio Chiamparino. «La manifestazione di oggi ha inequivocabilmente chiarito che Torino e il Piemonte vogliono la Tav, e vogliono il collegamento con l’Europa, senza barriere», ha detto Chiamparino che ha poi sollecitato il governo a dare una risposta «chiara» perché «la pazienza e la disponibilità a sentire un giorno una cosa e l’altro giorno il suo contrario, stanno finendo». Posizione condivisa anche da Fi, l’alleato del centrodestra con cui salvo colpi di scena la Lega si presenterà alle regionali, e che ieri ha sostenuto apertamente la manifestazione (c’era anche la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini) con una nota in cui Silvio Berlusconi definisce quella di ieri una «piazza contro le follie ideologiche del Governo».
Al di là dello scontato richiamo al contratto, Salvini non può quindi permettersi di lasciare agli avversari la bandiera della Tav dopo che proprio la Lega, con in testa l’attuale capogruppo alla Camera, il piemontese Riccarco Molinari, si è sempre espressa a favore della realizzazione dell’infrastruttura così come per il terzo valico e le pedemontane veneta e lombarda. Una posizione che inevitabilmente è destinata a riflettersi sugli equilibri a Roma, con il M5s.
Dopo il sì al Tap e all’Ilva, il via libera alla Tav rafforzerebbe l’immagine di un governo a trazione leghista. I Cinque stelle sono quindi costretti (per ora) a tenere il punto: «Massimo rispetto per chi manifesta, ma nessuna lezione da chi ha lasciato solo problemi giganteschi da risolvere. L’unica loro ancora di salvezza elettorale è far credere alla gente che il M5S sia fatto di soli no. Certo, dire no al loro modo di fare è l’essenza stessa del nostro impegno di governo. E questo è ovvio. Poi c’è il nostro segno del cambiamento, fatto di quei tanti sì che in questi pochi mesi abbiamo già dato. Solo nel mio ministero abbiamo detto sì a un massiccio piano di monitoraggio dello stato di salute delle nostre infrastrutture», è la risposta che arriva dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.
Le tessere e le bandiere bruciate in Puglia dagli (ex) sostenitori del M5s delusi dalle decisioni del governo su Taranto e il gasdotto sono ferite ancora fresche. E ora un eventuale sì alla tav potrebbe riflettersi pesantemente anche sull’esito delle regionali e sulla stessa sopravvivenza della giunta di Torino guidata da Chiara Appendino. Ai 30mila che hanno riempito piazza Castello ieri la sindaca ha mandato a dire che la sua porta è «sempre aperta», dichiarandosi pronta a discutere già dalla settimana prossima sulla «Torino di domani». Ma tra i pentastellati il fronte no-tav, che ha portato due settimane il consiglio comunale a votare contro la realizzazione dell’Alta velocità (mentre la prima cittadina era in missione all’estero)non è intenzionato ad ammainare la bandiera e promette battaglia.
Il tunnel in costruzione
I fondi già stanziati
Interscambio in tonnellate
Le delibere Cipe