Da Acqualagna a Carpegna attraverso 2mila anni di storia
Da Acqualagna a Carpegna, e ritorno, attraverso 2mila anni di storia. Il navigatore segnala che per completare il giro ci vorranno 3 ore e mezza, e nel calcolo tiene conto del traffico del momento (poco), degli autovelox e dei limiti di velocità. Ma non considera le bellezze di quelle strade e di quei borghi della provincia di Pesaro e Urbino in cui tutto rimanda al passato e che richiedono tempo per essere ammirate. Sicché, alla fine, la durata del viaggio sarà molto più lunga.
Da Acqualagna, una delle capitali italiane del tartufo, partiamo in moto verso il monte Carpegna, zona di frontiera tra Marche e Romagna, oggi nota soprattutto per il pregiato prosciutto Dop ma in passato terra di santi, condottieri e, più recentemente, poeti. Lo stesso navigatore suggerisce più di una via per raggiungerlo. Si potrebbe per esempio prendere la Sp 257, l’Apecchiese umbro-marchigiana, che per gli appassionati delle due ruote è uno dei passi più belli e divertenti del Centro Italia. Ma Acqualagna significa Gola del Furlo, riserva naturale selvaggia e incontaminata percorsa dall’antica via Flaminia, e da lì decidiamo dunque di iniziare il viaggio: dalla “Petra Pertusa”, la galleria scavata per volere di Vespasiano per unire il versante tirrenico con quello adriatico degli Appennini, dove un’incisione sulla roccia ricorda che quel passaggio di 38 metri venne aperto nel 76 dopo Cristo a colpi di martello e scalpello; e poi dalla più recente diga che alimenta la centrale a valle, costruita negli anni Venti: un’opera di oltre 50 metri di altezza e quasi altrettanti di coronamento che fa da argine e innalza le acque smeraldine del Candigliano, affluente del Metauro.
Scivolando con la moto sull’asfalto liscio ci lasciamo alle spalle l’ancora riconoscibile profilo di Benito Mussolini – che qui passava nei viaggi da Roma a Predappio – scolpito sul monte Pietralata e poi sfigurato dai partigiani a colpi di cannone e dinamite, e puntiamo alla volta dell’area archeologica di Fossombrone. Lì attraversiamo il Ponte della Concordia, uno dei più belli delle Marche – costruito nel 1782, distrutto durante la seconda guerra mondiale e ricostruito nel 1947 – e ci dirigiamo lungo la Sp 48 verso Isola del Piano, tra il Foglia e il Metauro.
Fin qui la strada è stata ricca di emozioni e paesaggi unici, perfetta per una passeggiata a filo di gas ma poco appagante per chi ama frenate, pieghe e accelerazioni. Da Isola del Piano ci si immette però nella Sp 58, numero che ricorda il pilota di motogp Marco Simoncelli, e cambia tutto: la strada si fa stretta in mezzo alla campagna, a volte sconnessa e tortuosa fino a Scotaneto, e sale sui monti delle Cesane, 650 metri di altezza, che se il tempo è bello si vede anche il mare. Poi inizia a scendere in un dolce susseguirsi di curve finché
Lungo l’antica Flaminia verso la Gola del Furlo, viaggio da Vespasiano ai giorni nostri tra paesaggi incontaminati
a un tratto, dietro a una parete rocciosa, stretta tra le mura e adagiata su due colli appare in tutto il suo splendore la bellissima Urbino, culla del Rinascimento.
Dopo una sosta e una passeggiata nei vicoli della “città ideale”, raggiungiamo Carpegna passando per Sassocorvaro e Macerata Feltria, ai piedi della Rocca medievale di Monte Cerignone. Siamo solo a metà strada e sono passate ben più delle 3 ore e mezza indicate dal navigatore a inizio viaggio. Così decidiamo di rientrare ad Acqualagna percorrendo la Sp Fogliense, ai confini con la Toscana. Costeggiamo il castello di Belforte fino ad arrivare a Urbania, dimora estiva dei Duchi di Urbino, e quindi a Piobbico, 20 chilometri dall’arrivo, su cui svetta lo splendido Palazzo Brancaleoni. Paradossale o forse compensativo pensare che proprio qui, in mezzo a tanta bellezza, sia stato fondato nel 1879 il “club dei brutti”.