Così Cervantes chiese lavoro al re
Petizione al Consiglio delle Indie, Madrid, 21 maggio 1590 (Archivio generale delle Indie, Siviglia)
Signore.
Miguel de Cervantes Saavedra dichiara che ha servito V. M. molti anni nelle imprese di mare e di terra che si sono succedute da ventidue anni a questa parte, in particolare nella Battaglia Navale [Lepanto] dove subì molte ferite, a causa delle quali perse una mano per un’archibugiata – e l’anno seguente fu a Navarino e dopo in quella di Tunisi e alla Goletta, e venendo a questa corte con lettere del signor Don Giovanni e del Duca di Sessa affinché V. M. gli facesse grazia; fu fatto prigioniero nella galera del Sol lui e un fratello suo che pure ha servito V. M. nelle stesse imprese e furono portati ad Algeri dove spesero il loro patrimonio per riscattarsi e tutti i beni del loro padre e le doti di due sorelle non sposate che aveva, le quali rimasero povere per riscattare i loro fratelli, e una volta liberati furono al servizio di V. M. nel regno di Portogallo e nelle Terceras con il marchese di Santa Cruz, e al momento presente stanno servendo e servono V. M., l’uno di loro nelle Fiandre come alfiere e il Miguel de Cervantes fu quello che portò le lettere e gli avvisi dell’alcade di Mostaganem e fu a Orano per ordine di V. M. e in seguito occupato servendo a Siviglia in affari dell’esercito per ordine di Antonio de Guevara, come risulta dalle informazioni che ha, e in tutto questo tempo non gli è stata fatta grazia alcuna.
Chiede e supplica umilmente quanto può V. M. che gli sia fatta grazia di un impiego nelle Indie fra quei tre o quattro che al presente sono vacanti, che l’uno è la contaduría del nuovo regno di Grenada, o la gobernación della provincia di Soconusco in Guatemala, o contador delle galere di Cartagena, o corregidor della città di La Paz, che con qualunque di questi impieghi di cui V. M. gli farà grazia la accetterà perché è un uomo abile e capace e benemerito della grazia di V. M., perché suo desiderio è continuare sempre a servire V. M. e finire la sua vita come hanno fatto i suoi antenati, che in ciò riceverà sommo bene e grazia. (trad. di Pablo Maurette
e Tommaso Munari)