MULTINAZIONALE DELLA DROGA
Da qualche anno Nicola Gratteri insieme ad Antonio Nicaso, tra i maggiori studiosi a livello mondiale della ’ndrangheta, stanno ricostruendo la storia di quella che ormai può essere considerata una delle principali organizzazioni criminali a livello globale. Nel loro ultimo saggio, Storia segreta della
‘ndrangheta (Mondadori, 252 pagg., 20 euro), tra le altre cose, viene spiegato quando e perché la ’ndrangheta ha deciso di puntare sul business della droga.
Tutto inizia nei primi anni 70, con Saro Mammoliti, “il playboy di Castellace”. Ma siamo ancora a un livello “locale” del business, nonché di subalternità strategica rispetto a Cosa nostra. Il salto di qualità avviene alla fine della seconda guerra di mafia, allorquando i siciliani, pressati dalle forze dell’ordine e dalle inchieste, chiedono ai calabresi di trasferire in Calabria le raffinerie di droga. In seguito, decimata la mafia dagli arresti conseguenti alla stagione stragista, e terminata in Calabria la seconda guerra di ’ndrangheta, il traffico della droga viene praticamente monopolizzato dalle
’ndrine, soprattutto quelle del versante jonico – cruciale il ruolo delle famiglie di Siderno. Da quel momento in poi gli ’ndranghetisti, trattando direttamente coi narcos in Perù, Colombia e Venezuela, e controllando porti in America, Europa e Africa, diventano i padroni assoluti del mercato della droga in Europa.
Gratteri e Nicaso citano alcuni dati inquietanti del World Drug Report. Nel mondo i consumatori di droga sono 247 milioni – nel 2020 saranno 300-350 milioni. In Europa i consumatori abituali di droghe sono 32 milioni, pari al 6% della popolazione europea. Il volume d’affari annuo della’ndrangheta per la sola gestione del mercato della droga in Europa è calcolato in 30 miliardi di euro. Quanto basta per considerare la ’ndrangheta la principale multinazionale europea per disponibilità monetaria.