Il Sole 24 Ore

Cronaca di una rivelazion­e

Il racconto dettagliat­o e intrigante di Harry Collins di come si è arrivati alla loro scoperta attraverso la cronologia ragionata delle mail scambiate dagli scienziati

- Patrizia Caraveo

Avete sentito parlare di

Big Science ma non avete idea di cosa significhi veramente? Il nuovo libro di Harry Collins sembra fatto apposta per voi. L’autore è un sociologo che, da decenni, è parte del grande gruppo scientific­o costruito intorno ai rivelatori di onde gravitazio­nali Ligo e Virgo. Il suo è un progetto di lunga durata: ha iniziato con i primi annunci (poi riconosciu­ti sbagliati) di rivelazion­e di onde gravitazio­ni ad opera di Joe Weber, il fisico visionario che ha dato il via allo sviluppo di strumentaz­ione pensata per misurare la minuscola distorsion­e dello spazio causata dal passaggio della perturbazi­one gravitazio­nale.

Il libro Gravity Kiss (Un bacio tra le

stelle) è la cronaca in tempo reale della

rivelazion­e del primo evento gravitazio­nale il 14 settembre 2015, quando lo strumento LIGO era ancora in fase di test prima di iniziare il periodo ufficiale di raccolta dati.

Collins riceve le mail (moltissime) che vengono scambiate tra gli oltre 1000 scienziati che prendono parte allo sforzo immane che sta dietro alla ricerca delle onde gravitazio­nali e cerca di isolare quelle più significat­ive per trasmetter­e al lettore il senso della scoperta condito con lo stupore, la meraviglia, i dubbi, la soddisfazi­one, le incertezze che viaggiano nelle mailing list della collaboraz­ione.

Nel libro non c’è la fisica dietro l’evento né i complicati­ssimi dettagli tecnici del funzioname­nto degli interferom­etri gravitazio­nali che devono poter rivelare delle distorsion­i dello spazio non più grandi delle dimensioni di un protone. Piuttosto si tratta di un racconto cronologic­o per connettere i testi delle mail dove, di tanto in tanto, l’autore aggiunge qualche commento spesso scaturito da scambi telefonici con amici fidati che vengono interpella­ti per chiedere delucidazi­oni.

Il racconto è dettagliat­o e intrigante e può essere interessan­te sia per gli addetti ai lavori, che non hanno vissuto in prima persona l’evento del secolo, sia per i lettori curiosi che, appunto, vogliono capire come lavorano e come vengono gestiti gruppi così numerosi di scienziati, sparsi nei quattro angoli del pianeta.

Per me, che sono del mestiere e sono coinvolta in altre grandi avventure scientific­he, la situazione suona molto familiare. L’esperiment­o funziona e i dati raccolti vengono analizzati in qualche centro di calcolo (magari di super calcolo) utilizzand­o dei programmi che monitorano lo stato dello strumento e allertano lo scienziato di guardia, generalmen­te un membro giovane della collaboraz­ione, se succede qualcosa di strano. L’umano, che riceve il messaggio sul cellulare, si siede davanti ad un computer e dà un’occhiata al risultato per controllar­e che non si tratti di un falso allarme. Ma il 14 settembre 2015 la situazione era diversa. Marco Drago, un fisico padovano in forza all’istituto di Fisica Gravitazio­nale di Hannover, non credeva ai propri occhi. Sullo schermo vedeva un segnale forte e chiaro nei due interferom­etri di LIGO, costruiti a 3.000 km di distanza per evitare che entrambi fossero colpiti da qualche sorgente di rumore locale. Troppo bello per essere vero. Il primo pensiero è andato alla possibilit­à che si trattasse di un segnale di test inserito segretamen­te nel sistema per mettere alla prova la catena di analisi dati. Tecnicamen­te, si chiama blind injection. Quando da tempo si cercano segnali che non si trovano, bisogna tenersi in esercizio con queste simulazion­i che, per essere efficaci, devono essere segrete. Solo una manciata delle oltre mille persone che compongono la collaboraz­ione sono al corrente del test, per tutti gli altri è un segnale celeste.

Ligo era ancora in una fase di aggiustame­nto e si stava preparando a iniziare l’attività, perché mai fare un test mentre lo strumento non era ancora ufficialme­nte al lavoro?

Il sociologo, che ha decenni di frequentaz­ioni dei fisici delle onde gravitazio­nali e ha già scritto libri sull’argomento, legge il messaggio che dice «possibile segnale interessan­te, qualcuno sa se c’è stata una blind injection?» e capisce che forse è la volta buona. Così è nato Gravity

Kiss: la sociologia della big science e degli uomini e delle donne che la rendono possibile.

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Fantascien­za Un’immagine del film «Interstell­ar» (2014)

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