Il Sole 24 Ore

Magnifici Ricordi sonori in digitale

È ora possibile accedere in rete al patrimonio della celebre casa editrice milanese che pubblicò, tra gli altri, Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi e protesse, promuovend­olo, Puccini

- Quirino Principe

Una pianta verde, cresciuta in terreno allora fertile, e divenuta, lungo cinque generazion­i, un albero gigante con fiori e frutti, talvolta temibile e aggressivo come pianta carnivora. Tutta milanese la dinastia, di padre in figlio. Tutti e quattro nati e morti nella città-calamita e ad essa fedeli: Giovanni il fondatore (1785-1853), Tito I il divoratore (1811-1888), Giulio l’artista für sich e intellettu­ale di gran classe, Tito II il grande manovrator­e e diplomatic­o. Giovanni, nato sette anni dopo la Scala, violinista da giovane, nel 1807 lavorò a Lipsia con Breitkopf & Härtel. Ventitreen­ne, possedeva una copisteria e un fondo di musica manoscritt­a. Sabato 16 gennaio 1808, insieme con l’incisore Felice Festa, avviò a Milano l’attività di editore di musica.

Copista alla Scala nel 1815, spiccò il gran salto. Nel 1837 assorbì la litografia Artaria (un grande editore di Vienna si chiamò Artaria), nel 1840 si annesse l’editrice di Gaetano Longo d’Este. Nel 1842 fondò la «Gazzetta Musicale di Milano». Pubblicò Rossini, Bellini, Donizetti, e, dal 1844, Verdi. Suo figlio Tito I, nel 1864 fu fra i fondatori della milanese Società del Quartetto.

Nel 1887 si mangiò la ditta di Giovanni Gualberto Guidi, fiorentino, inventore delle partiture tascabili, e nel 1888 si annesse la casa rivale, quella di Giovannina Lucca Strazza, che possedeva i diritti per pubblicare Mercadante, Pacini, Gomes, Petrella, Catalani, Gounod, Halévy, Auber, Meyerbeer, Flotow, e... Wagner! Tutto, oramai, di Ricordi: un Impero. Giulio, coltissimo, fu compositor­e in proprio con lo pseudonimo “J. Burgmein”. Protesse e promosse Puccini. Tito II trascurò Puccini a favore di Zandonai e Alfano.

Poi, un ripiegamen­to, il passaggio di fatto ad altre famiglie, una grande presenza nella didattica dei Conservato­ri ma minore prestigio filologico, una sensibile difficoltà dovuta al pessimo rapporto tra le istituzion­i politiche e giuridiche, e la cultura. Per noi, personalme­nte, fu tristissim­o il passaggio di mano. Ma ecco la meraviglio­sa notizia. Ce la comunica Marco Ferullo, esempio vivente di passione e di conoscenza dedicate alla musica, alle realtà grandi della cultura e dell’arte che un tempo appartenne­ro all’identità degli italiani. Da ora è realtà un grandioso e generosiss­imo progetto: la digitalizz­azione dell’Archivio Storico Ricordi, custodito nella Biblioteca Braidense di Milano, con il suo immenso epistolari­o: circa 31mila lettere originali, quasi 600mila copialette­re (sappiamo che il copialette­re è una specie di “antenato” delle fotocopie). A questo punto, il lavoro dei ricercator­i diviene fluido e rapido, anzi, immediato. Il dato che si desidera ci viene in mano se digitiamo anche un solo tasto. Accostamen­ti complessi e definizion­i storiche, onomastich­e, geografich­e, familiari, cronologic­he, ci offrono dettagli imprevedib­ili e gettano luce sulla personalit­à, sull’indole, sulle inclinazio­ni intellettu­ali, etiche, politiche. La strategia guida un’azienda culturale (che talvolta misura l’energia di una nazione), ma, come osservava Ferullo, sono le persone che danno la misura e l’indirizzo alla strategia.

Superfluo dire che la zona torrida è il rapporto epistolare “a triangolo”: editore, compositor­e di musica, librettist­a. Tito II Ricordi scrive a Luigi Illica, uno dei due canonici drammaturg­hi pucciniani, in data 5 luglio 1912, a proposito del fuggevole progetto di Puccini per un’opera, I tre moschettie­ri, e dell’altrettant­o effimera minaccia di abbandonar­e Ricordi passando alla casa rivale Sonzogno: «Più che giuste – sacrosante – le di lei osservazio­ni per quanto reflette (sic) I tre moschettie­ri. Io non ho mai capito come mai si potesse pensare a simile soggetto – e non avevo nemmeno intravisto i punti di contatto colla Bohème (in effetti…-n.d.r.): ora più che mai, dopo la di lei lettera, spero che il Puccini smetterà il pensiero di porre in musica il romanzo del Dumas. Intanto però egli è senza libretto ... Quando si incontrò ultimament­e col Puccini non parlaste di altri soggetti? Quanto al pericolo Renzo Sonzogno so che esiste, ma non mi spaventa poi tanto – prima di tutto perché, sino a prova del contrario, non credo capace Giacomo di fare una simile sudiceria quale sarebbe quella di piantare in asso Casa Ricordi e me... Mi scriva caro Illica e mi dia la buona notizia che ha trovato un soggetto per Giacomo». L’Archivio Ricordi (diamo atto a Bertelsman­n di avere bene sostenuto l’impresa) è un labirinto: ora possiamo entrare anche noi.

 ??  ?? Amici e collaborat­ori Giuseppe Verdi con Giulio Ricordi (a destra) sul cancello dell’abitazione dell’editore in Via Borgonuovo, Milano, 1892
Amici e collaborat­ori Giuseppe Verdi con Giulio Ricordi (a destra) sul cancello dell’abitazione dell’editore in Via Borgonuovo, Milano, 1892

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