LE SS ALLE PORTE DEL NOSTRO TEMPO
Parigi, ai nostri giorni. Oppure no? Vestiti, auto, oggetti: tutto è contemporaneo. Ma quello che sta succedendo appartiene invece, con ogni evidenza, a un’altra epoca. I tedeschi hanno appena occupato la città, chi può fugge nella Francia ancora libera, in cerca di un lasciapassare per poter raggiungere qualche Paese straniero. Dunque siamo catapultati nel 1940, con le truppe hitleriane che dilagano senza che nessuno possa più fer
marle. Difficile accettare una
simile sovrapposizione: i soldati del Reich equiparati ai poliziotti in azione nella città contro sovversivi e clandestini. Eppure il gioco è questo. Un ricercato tedesco è tra quanti stanno cercando con ogni mezzo di raggiungere Marsiglia, da dove spera di emigrare in Messico. E qui arriva il colpo di scena. Viene infatti scambiato per un celebre scrittore, da poco morto suicida. La moglie di questi, pur avendolo tradito e ignara della sua morte, lo attende per poter salpare con lui. Scambio di persona: l’uomo non sa chi sia la donna, la donna non sospetta chi sia l’uomo. Le navi partono, i nazi sono ormai alle porte, la scoperta della verità si fa sempre più vicina. O forse no… Passato e presente, questo matri
monio non s’aveva da fare.
L’effetto di straniamento è fortissimo, ma anche la sensazione che si sia voluto forzare troppo la mano. Viviamo tempi difficili, nessuna ombra di dubbio, ma sinceramente il 1939 era davvero un’altra cosa. Si sente, a ogni inquadratura, il desiderio del regista di far pensare lo spettatore, di farlo indignare, costringendolo a prendere posizione. Paradossalmente, ne va della forza del “messaggio”, troppo scoperto, troppo ripetuto. Malgrado le migliori intenzioni.