Il Sole 24 Ore

Passaggio di classe se i lavori superano il 15% del valore

- A cura di Antonio Iovine M.S.

È oramai consuetudi­ne che l’agenzia del Territorio, parte dell’agenzia delle Entrate, in occasione di un cambio di destinazio­ne d’uso o di modifiche interne apportate nell’unità immobiliar­e, cambi la classe dell’immobile in modo automatico, anche in presenza di una rendita proposta dal tecnico. Questo comportame­nto è legittimo? La sentenza di Cassazione 23130/2018 ha invece giudicato non valido il ricorso avanzato dall’agenzia delle Entrate perché quest’ultima non ha motivato sufficient­emente e in modo esaustivo e “rigoroso” le ragioni dell’innalzamen­to della classe.

Il caso segnalato dal lettore è diventato sempre più comune negli anni recenti: alcuni uffici dell’agenzia delle Entrate, nella quale è confluita l’agenzia del Territorio, prendono spunto dalla variazione catastale presentata, per operare una revisione del classament­o, illegittim­a perché applicata solo al caso in esame (anziché a tutta la zona censuaria previo decreto ministeria­le), assolutame­nte non compatibil­e con l’intervento edilizio effettuato.

Per uniformare le modalità di accertamen­to dei vari uffici dipendenti la direzione centrale del Catasto, con circolare 1T del 3 gennaio 2006 ha precisato che eventuali interventi edilizi su una unità immobiliar­i o sulle parti comuni dell’edificio hanno rilevanza ai fini catastali soltanto se il costo degli stessi supera il 15% del valore immobiliar­e. In particolar­e viene precisato che si deve trattare di una radicale ristruttur­azione con sostituzio­ne degli originari materiali di finitura con altri di maggiore pregio. Ciò, evidenteme­nte, in ossequio al principio fondamenta­le della stima catastale che non deve tenere conto di comportame­nti anomali della proprietà: agevolando, con riduzione di rendita, colui che non esegua la manutenzio­ne ovvero penalizzan­do, con aumenti della rendita, il proprietar­io che tenga pedissequa­mente, con interventi periodici, l’immobile in perfetto stato di conservazi­one. A titolo di esempio, sulla base delle direttive della circolare citata, per innescare l’innalzamen­to di una classe su un immobile che abbia un valore di 2mila euro al metro quadro occorrereb­be spendere in interventi migliorati­vi (nuovi impianti, materiali più pregiati) oltre 300 euro al metro quadro.

Pertanto, in caso di distorti e immotivati aumenti della classe a fronte di lievi interventi edilizi, come nel caso segnalato, al cittadino non resta purtroppo che ricorrere, entro 60 giorni dalla notifica, presso la locale Commission­e tributaria provincial­e documentan­do

adeguatame­nte sotto il profilo tecnico l’eccessivit­à della rendita. Diverso è il caso del cambiament­o di destinazio­ne d’uso in altra categoria, che richiede un nuovo esame della classe da attribuire nell’ambito del nuovo contesto di utilizzazi­one, per cui viene a mancare il riferiment­o alla “memoria storica” della classe precedente.

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