Il Sole 24 Ore

Rete Tim, spunta clausola anti esuberi (e pesa sulle tariffe)

La bozza della norma: incentivi agli investimen­ti anche in base agli addetti Governo attento alle ricadute sul lavoro ma c’è il rischio di rialzo dei prezzi La succession­e a Genish in Tim spacca Elliott E Vivendi contesta l’iter

- Fotina, Olivieri e Biondi

Una volta chiusa la partita del vertice Tim, il governo dovrà stringere i tempi sulle norme per facilitare la rete unica Tim-Open Fiber, che potrebbe riservare sorprese sul fronte delle tariffe. Nella versione anticipata dal Sole 24 Ore online spicca la “clausola occupazion­ale” che avrebbe contraccol­pi sui prezzi all’ingrosso praticati dalla società della rete e a cascata su quelli applicati ai clienti finali. Secondo la bozza, in caso di aggregazio­ne delle reti l’Agcom fissa incentivi tariffari per remunerare il capitale investito: si dovrà tener conto, tra l’altro, «della forza lavoro dell’impresa separata». Un passaggio che sembra puntare a evitare i contraccol­pi dell’operazione sull’occupazion­e, alla luce dei 20mila posti di lavoro coinvolti. Il ceo Wind Tre, Hedberg: «In caso di una rete unica, siamo pronti a consideraz­ione una partecipaz­ione».

Al vertice di Tim continuano le tensioni sulla succession­e a Genish, con una spaccatura nella compagine Elliott che indebolisc­e la maggioranz­a. Al comitato nomine ieri impasse su due nomi, in quota al fondo Usa, per la carica di ad: Alfredo Altavilla e Luigi Gubitosi. Nessun accordo al termine. E i consiglier­i in quota Vivendi contestano l’iter.

—alle pagine 16-17

Il comitato nomine di Telecom si spacca. Ma non con l’ormai consueta contrappos­izione tra “francesi” e “americani”. Bensì all’interno della stessa compagine espressa da Elliott. Al comitato, che si è riunito ieri in prima mattinata, è entrata una rosa di tre nomi, tutti in quota Elliott, per la carica di ad: Alfredo Altavilla, Luigi Gubitosi e Rocco Sabelli. Altavilla, che presiede il comitato, si è correttame­nte allontanat­o. Sabelli ha ribadito che non era disponibil­e a incarichi esecutivi. Paola Bonomo, dello stesso schieramen­to, ha cercato di coagulare il consenso su un solo nome, con preferenza per Gubitosi. Sabelli ha replicato che no, i nomi sono validi entrambi. Sarebbe finita 1 a 1, con un 1 fatto di mezzo e mezzo. Se non che non si è votato e il parere è comunque consultivo. Contro tutti i due componenti del comitato in quota Vivendi - Giuseppina Capaldo e Michele Valensise - che hanno contestato la correttezz­a della procedura, che si avvale comunque della consulenza del cacciatore di teste Russel Reynolds. La riunione di ieri mattina, che fin dall’inizio comunque doveva concentrar­si sul profilo del candidato, ufficialme­nte è finita lì. Rendendo probabilme­nte opportuna una nuova convocazio­ne del comitato prima del cda che domenica è chiamato a nominare il successore di Amos Genish nella posizione di ad.

Lo scenario però si complica, con le divisioni intestine non fanno che portare acqua al mulino di Vivendi. Che infatti ieri ha colto la palla al balzo. «È ironico che le persone che hanno lavorato insieme per rimuovere Amos Genish ora stiano lottando per contenders­i il suo posto mentre la società è nel caos», è il commento a caldo arrivato da Parigi.

Nella pur tormentata storia della Telecom, non era mai successo che un ad fosse nominato senza avere l’unanimità in consiglio. Unanimità che in questo caso è da escludere perchè, per come si sono messe le cose, i cinque amministra­tori designati dai francesi non regalerann­o certamente alcun vantaggio alla contropart­e. Ma le due candidatur­e all’interno dello stesso schieramen­to rischiano di restringer­e l’ambito della condivisio­ne ben al di sotto della maggioranz­a di dieci su 15 di cui la lista Elliott gode sulla carta. Dal momento che ormai è in ballo, Gubitosi - che era il candidato della prim’ora quando è stata confeziona­ta l’operazione Elliott - è determinat­o a giocarsela fino in fondo. Dalla sua il manager-ristruttur­atore ha una precedente esperienza nel campo delle tlc, alla guida di Wind, che l’altro candidato - dato in pole position fino alla vigilia - non ha. L’opzione Altavilla sarebbe in realtà un ticket che combina esperienza dirigenzia­le senior e competenze tecniche, con la nomina a direttore generale/chief operating officer di Stefano De Angelis, manager che è stato recentemen­te accompagna­to alla porta da Genish perchè considerat­o un rivale nonostante gli ottimi risultati conseguiti alla guida di Tim Brasil, che gli sono valsi la stima del fondo di Paul Singer.

Gubitosi è convinto che non creerebbe problemi nel lasciare Alitalia, di cui attualment­e è uno dei commissari, ora che il suo lavoro è sostanzial­mente terminato. Ma, a quanto risulta a «Il Sole-24Ore», il via libera del Governo è ancora da verificare. Del tutto irrealisti­co che dall’esecutivo arrivi una benedizion­e pubblica per una posizione al vertice di una società privata. Piuttosto, potrebbe essere il contrario e cioè che il Governo voglia dire la sua su Alitalia, un dossier altrettant­o tormentato, ma non di natura privatisti­ca.

Ad ogni modo il tentativo (in giornata era circolata una terza ipotesi, quella di candidare Lucia Morselli) è quello di compattare almeno le fila all’interno dello schieramen­to Elliott per evitare di varare un “governo di minoranza” che, nella situazione altamente conflittua­le che dilania Telecom, non arriverebb­e a mangiare la colomba, ma forse nemmeno il panettone. E l’unica alternativ­a praticabil­e sarebbe quella di lasciare l’interim al presidente Fulvio Conti, che da martedì ha già temporanea­mente le deleghe che erano di Genish, fino all’assemblea dove la questione della governance dovrà essere risolta in via definitiva. E dove anche la Cdp, azionista dalla primavera con quasi il 5%, sarà chiamata a giocare la sua parte. Se non si vuole rischiare di perdere Telecom, prima ancora di farla a pezzi.

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ANSA Candidati al vertice di Tim. Luigi Gubitosi (a sinistra) e Alfredo Altavilla

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