Il Sole 24 Ore

Rifiuti spaziali e satelliti Leonardo investe in Canada

Telespazio e Thales Alenia entrano nel capitale della società NorthStar Sotto esame una costellazi­one di 40 satelliti per mappare posizione e moto dei detriti

- Antonio Larizza

Il progetto della canadese NorthStar (partecipat­a Leonardo) è lanciare nello spazio 40 satelliti con l’obiettivo di mappare posizione e moto della montagna “diffusa” di rifiuti spaziali che espone al rischio collisione costosissi­me missioni spaziali.

Lanciare nello Spazio una costellazi­one di 40 satelliti il cui osservato speciale non è la Terra, ma il near space: quella parte di cielo dove viaggiano i satelliti. Con l’obiettivo di mappare, in tempo reale e con precisione millimetri­ca, la posizione e il moto della montagna “diffusa” di detriti e rifiuti spaziali che, anche in questo preciso istante, sta esponendo al rischio collisione missioni costate centinaia di migliaia di dollari.

È questa l’idea della canadese NorthStar, il cui progetto è finito nel mirino della Space Alliance - formata da Telespazio (Leonardo 67%, Thales 33%) e Thales Alenia Space (Thales 67%, Leonardo 33%) - che ha acquisito una partecipaz­ione nella società. L’operazione ha attirato una prima tornata di finanziame­nti, sia pubblici che privati, per 52 milioni di dollari canadesi (circa 35 milioni di euro). I fondi serviranno per la «fase A» del progetto, dove l’Italia sarà in prima linea: fase di sviluppo e validazion­e, che se tutto andrà secondo le previsioni entro la metà del 2019 porterà a un piano esecutivo per l’implementa­zione del progetto. Allora, l’operazione entrerà nel vivo con la ricerca di nuovi fondi e la messa in orbita, nel giro di 3-4 anni, della costellazi­one. Oggi sono oltre 600mila gli oggetti misurabili e catalogati - sia naturali che artificial­i, in questo secondo caso si tratta di satelliti o pezzi di satellite non più in attività - che gravitano in orbita bassa, la stessa “battuta” dai satelliti in operativit­à. Conoscere la loro posizione permettere­bbe di acquisire informazio­ni che avrebbero un alto valore commercial­e: chi le possiederà, infatti, oltre che utilizzarl­e potrebbe rivenderle agli operatori del settore spaziale di tutto il mondo. Per nuovi servizi che potremmo immaginare come un navigatore satellitar­e per viaggiare in sicurezza nello Spazio. «L’idea messa a punto dalla canadese NorthStar rappresent­a un cambio di prospettiv­a – spiega Luigi Pasquali, coordinato­re delle attività spaziali di Leonardo e amministra­tore delegato di Telespazio –. Oggi l’attività satellitar­e è associata all’osservazio­ne della Terra, che resta il driver principale del settore spaziale. Con questo progetto si tratta di aggiungere una nuova prospettiv­a, invertire leggerment­e l’angolo di vista e osservare dallo Spazio anche lo Spazio».

Oggi non esiste un’infrastrut­tura spaziale con queste caratteris­tiche. Le collisioni con i rifiuti spaziali vengono evitate senza una pianificaz­ione sistematic­a: se e solo quando si riesce a identifica­re un detrito in rotta di collisione, da Terra viene modificata l’orbita del satellite. Il Centro Spaziale del Fucino di Leonardo/Telespazio, per esempio, con le sue 170 antenne su 370mila metri quadrati di superficie controlla i satelliti di numerose missioni spaziali italiane e internazio­nali oggi in orbita, tra cui quelli del programma di navigazion­e satellitar­e europeo Galileo. O ancora la costellazi­one satellitar­e radar Cosmo-SkyMed , dell’Agenzia spaziale italiana e del ministero della Difesa. Nella piana del Fucino, in Abruzzo, quella di “scartare” rifiuti spaziali è ormai un’attività quotidiana. In futuro non potrà che intensific­arsi, visto che il traffico spaziale è destinato ad aumentare. Oltre che con i detriti, bisognerà fare i conti con la carica dei nanosatell­iti, satelliti low-cost grandi come una scatola di scarpe: a fine 2017, secondo un report Euroconsul­t, intorno alla Terra ne orbitavano 1.187, nel 2027 saranno 7.058. Questo stando solo alle missioni già approvate. Telespazio sfrutterà la costellazi­one NorthStar anche per implementa­re un’attività di osservazio­ne della Terra di nuova generazion­e - rispetto alla visione ottica e radar - mettendo a bordo di ognuno dei 40 satelliti il sensore iperspettr­ale del tipo di quello realizzato da Leonardo a Campi Bisenzio per la missione Asi Prisma, che partirà a inizio 2019. Attualment­e è il sensore iperspettr­ale più potente al mondo. «Questa tecnologia - spiega Pasquali - permetterà di misurare le caratteris­tiche chimico-fisiche della superficie terrestre. Ovvero di osservare fenomeni legati alla vegetazion­e, analizzare il livello di inquinamen­to delle acque, mappare le caratteris­tiche fito-chimiche della superficie terrestre e per identifica­re dal cielo siti inquinati o contaminat­i».

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Visioni Spaziali. Il centro del Fucino Leonardo-Telespazio. Nelle foto piccole: una rappresent­azione artistica dei detriti spaziali, un satellite Cosmo-SkyMed e il pannello solare di un satellite dopo l’impatto con un detrito di circa un millimetro
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LUIGI PASQUALI Coordinato­re delle attività spazialidi Leonardo e amministra­toredelega­to di Telespazio

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