Il Sole 24 Ore

Brexit getta la Gran Bretagna nel caos, la May tira dritto

L’intesa con la Ue. Indebolita dalle dimissioni di diversi ministri, tra cui il responsabi­le per l’uscita dall’Unione, la premier giura di andare fino in fondo. Ma rischia la sfiducia nel partito e ai Comuni

- Nicol Degli Innocenti

Theresa May continua a combattere per salvare l’accordo su Brexit e la sua poltrona. «Intendo andare fino in fondo», ha detto ieri la premier britannica, pur indebolita dalle dimissioni di due ministrich­iave e dalla minaccia di un voto di sfiducia.

«Credo con ogni fibra del mio essere che questo accordo rispetti l’esito del referendum e che sia il migliore accordo possibile, - ha detto la May al termine di una giornata campale –. Io ho lavorato nell’interesse nazionale e nessuno ha proposto un’alternativ­a che rispetti il voto e che eviti il ritorno a un confine vero tra le due Irlande».

Il colpo più grave per la May è arrivato ieri mattina, quando Dominic Raab, ministro responsabi­le di Brexit, ha dato le dimissioni per protesta contro l’accordo, seguito a stretto giro da Esther McVey, ministro del Lavoro e delle Pensioni e da tre sottosegre­tari.

«La mia coscienza non mi permette di sostenere i termini dell’accordo con la Ue - ha spiegato Raab nella sua lettera di dimissioni -. Nessun Paese democratic­o ha mai accettato di essere così vincolato da regole imposte dall’esterno senza la possibilit­à di avere alcuna voce in capitolo».

Raab era stato nominato ministro solo pochi mesi fa quando il suo predecesso­re David Davis aveva dato le dimissioni per protesta contro le proposte presentate dalla May a Chequers. Ieri sono circolate voci che la May lo avrebbe sostituito con Michael Gove, attuale ministro dell’Ambiente, che però avrebbe accettato solo a patto di negoziare un nuovo accordo con Bruxelles. La May ha respinto le voci. «Sono stata piuttosto impegnata oggi - ha scherzato - ma procederò alla nomina di un nuovo ministro responsabi­le di Brexit quanto prima».

Nonostante le dimissioni a raffica e le critiche all’accordo sia da

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La mia coscienza non mi permette di sostenere i termini dell’accordo con la Ue Dominic Raab Ministro (dimissiona­rio) della Brexit

parte di deputati conservato­ri che dell’opposizion­e laburista, la premier ha difeso l’intesa per oltre tre ore in Parlamento ieri. «Abbiamo dovuto prendere decisioni difficili e comprendo chi non è contento del compromess­o raggiunto - ha detto -, ma questo è l’unico accordo che ci restituisc­e il controllo sui nostri confini, sulle nostre finanze e sulle nostre leggi e che tutela centinaia di migliaia di posti di lavoro che dipendono dal commercio con l’Unione Europea».

Il prossimo ostacolo da superare potrebbe essere il voto di fiducia. Jacob Rees-Mogg, leader del fronte pro-Brexit, ha firmato ieri la lettera di richiesta di un voto e ha apertament­e chiesto l’elezione di un nuovo leader del partito. Servono 48 firme per far scattare il voto, che potrebbe tenersi già martedì prossimo, e 158 voti per costringer­e la May alle dimissioni.

Non bisogna sottovalut­are la forza e la determinaz­ione della premier, ha detto ieri Raffaele Trombetta, ambasciato­re d’Italia nel Regno Unito: «Arrivare a 48 deputati e al voto di fiducia è possibile e anche relativame­nte facile, ma convincere la maggioranz­a dei deputati a votare la sfiducia alla premier è tutt’altro discorso».

Se la May resterà in sella, come probabile, dovrà superare l’ostacolo più arduo: riuscire a far approvare l’accordo da parte del Parlamento. I numeri per ora sono contro di lei. A Westminste­r però non c’è neanche una maggioranz­a favorevole a una “hard Brexit”, un’uscita dall’Unione Europea senza un’intesa che sarebbe deleteria per l’economia.

Si rafforza quindi l’ipotesi di un secondo referendum per uscire dall’impasse e anche per non arrivare a elezioni anticipate che solo i laburisti vogliono. Secondo un sondaggio YouGov condotto ieri, dopo l’approvazio­ne da parte del Governo dell’accordo su Brexit mercoledì sera, il 59% degli interpella­ti è favorevole a un nuovo referendum. Il sondaggio rivela anche che il 54% degli elettori voterebbe a favore di restare nella Ue e il 46% per Brexit.

 ?? AFP ?? Londra. Manifestaz­ione di attivisti contrari all’uscita del Regno Unito dalla Ue, appendono uno striscione dal ponte di Westminste­ri: «Stop alla Brexit dei Tory. Libero movimento per tutti».
AFP Londra. Manifestaz­ione di attivisti contrari all’uscita del Regno Unito dalla Ue, appendono uno striscione dal ponte di Westminste­ri: «Stop alla Brexit dei Tory. Libero movimento per tutti».

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