Borghi, l’Italexit, il tweet «rubato». E lo spread balla
Il presidente della commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi torna al centro della scena con un’evocazione (indiretta) dell’Italexit che emerge nell’ennesima giornata complicata per lo spread. Qualche analista mette in correlazione le due cose. La polemica monta e si arriva all’annuncio da parte del leghista di esposti alla Consob e di possibili denunce.
La storia nasce su Twitter, dove Borghi è molto attivo. Il livello di partenza non è altissimo. L’innesco è un tweet in cui si dice a Borghi che «senza Italexit sarà considerato #traditore», per cui «se non vuole avere rimpianti» deve fare «quello che tutti #noi #vogliamo». È tarda sera. Il tono è più minaccioso che tifoso. Il profilo è anonimo, e il nom de plume non è elegante (@VendutoSchifoso). Ma Borghi risponde. E spiega che «prima questi #noi deve diventare maggioranza nelle urne». Apriti cielo. O, meglio, il cielo si apre quando Riccardo Puglisi (docente di economia a Pavia, nemico giurato di Borghi su twitter e non solo) “traduce” il tutto in una notizia in inglese, secondo cui il «Chief economic advisor» di Salvini dichiara che se la Lega avrà la maggioranza alle prossime elezioni l’Italia uscirà dall’euro. La lingua aiuta, il tutto viene ripreso da Zerohedge (530mila follower su Twitter) che per errore attribuisce la notizia alla Reuters. L’agenzia di stampa smentisce, Borghi ricostruisce. E si infuria, annuncia esposti e «valuta» denunce. Certo, tra una dichiarazione alla stampa e un tweet notturno la distanza è ampia. Ma lo è anche lo spread fra la lettura minimalista di Borghi («ho risposto solo che prima bisogna diventare maggioranza se si vuole raggiungere un qualsiasi obiettivo») e le posizioni no-euro del presidente della Bilancio, evidenti nel tweet. E sono note a tutti, riassunte sul profilo Twitter di Borghi dallo sfondo con una banconota da 10mila lire al posto di Alessandro Volta. Ma nelle dichiarazioni ufficiali sul punto il parlamentare leghista si limita alla costatazione che l’Italexit «non è nel contratto». E questo doppio binario, su cui Borghi non è l’unico a viaggiare, continua ad alimentare le domande di investitori e Ue.