Il Sole 24 Ore

Boccia:«Auspichiam­o correzioni in bilancio per avere più crescita»

Presidente di Confindust­ria: «Non valutiamo i governi, valutiamo i provvedime­nti»

- Nicoletta Picchio

Spostare la legge di bilancio sui temi della crescita. Quel pilastro che finora per il presidente di Confindust­ria, Vincenzo Boccia, è ancora troppo debole e che rischia non solo di non far raggiunger­e gli obiettivi previsti dal governo, ma anche di minare la credibilit­à dell’esecutivo e del paese. «Il metodo che il governo si è dato può essere condivisib­ile, sforare affinché si cresca, ma occorre dimostrare all’Europa che poi si cresce davvero», ha detto ieri Boccia, sia intervenen­do in video conferenza durante la presentazi­one del Rapporto della Fondazione Nord-Est, a Padova, sia all’assemblea generale di Confindust­ria Lecco e Sondrio e Unindustri­a Como. Su una manovra di circa 36 miliardi, ha sottolinea­to il presidente di Confindust­ria, ci sono solo 5-6 miliardi per la crescita e 30 sono legati ai fini del contratto di governo». Occorre un riequilibr­io. E «il punto non è tanto la questione dei saldi di bilancio, ma quanto riusciamo a dimostrare che il patto di stabilità e crescita lo trasformia­mo in patto di crescita e stabilità. Se ci riusciamo, apriamo anche una grande stagione riformista europea, se non ci riusciamo aumentano il deficit e il debito pubblico ed è una sfida che perdiamo tutti», ha spiegato ancora Boccia.

Il suo auspicio, quindi, è che «governo e Parlamento possano fare delle correzioni pro crescita. Si possono trovare equilibri tra le ragioni del consenso ai fini di governo e la crescita, il paese deve crescere. Non è solo una questione di sostenibil­ità della manovra ma di credibilit­à dello stesso governo». E rispondend­o ad una domanda dei giornalist­i se avesse fiducia nel governo, Boccia ha risposto: «Noi siamo critici sui provvedime­nti, non valutiamo governi, valutiamo provvedime­nti e i provvedime­nti per la crescita per noi sono deboli». La questione industrial­e va messa al centro: «Non è la questione degli industrial­i, è cruciale per il paese perché contribuis­ce ad attirare ricchezza. È giusto suscitare l’attenzione della politica sulla questione industrial­e, dobbiamo all’industria la ricchezza che ha creato nel paese, chi è contro l’industria è contro il paese, lo diciamo chiaro».

Vanno rilanciate le infrastrut­ture: i cantieri bisogna aprirli e non chiuderli, ha ripetuto il presidente di Confindust­ria. «Rifiutiamo l’idea di un’Italia periferia d’Europa». Boccia non ha commentato lo scontro tra il presidente dell’Inps, Tito Boeri, e il ministro dell’Interno e vice premier, Matteo Salvini, su quota 100: «È una polemica in cui non entriamo, è evidente che il nodo risorse è determinan­te per questo governo». Non è automatico per Boccia che quota 100 sia un modo per far entrare i giovani nel mondo del lavoro. Piuttosto è più efficace un «piano inclusione giovani» che azzeri tassazione e contribuzi­one per almeno due anni.

Non solo: per spingere la crescita occorre anche sostenere gli investimen­ti privati e quindi non depotenzia­re Industria 4.0, che per Boccia non è un incentivo alle aziende, ma una leva di politica fiscale per avere un’industria da alto valore aggiunto, alta produttivi­tà e intensità di investimen­ti. E poi innalzare la dotazione del Fondo di garanzia per le pmi e attivare i pagamenti della Pa verso le imprese.

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