Con la tecnologia 5G l’Aquila prova a chiudere la ferita del terremoto
Fabio Graziosi, professore di Telecomunicazioni all’Università dell’Aquila, poggia appena la mano su un modello «che rappresenta un edificio con la sua struttura». Sullo schermo di fronte, alla linea piatta si sostituisce un’ondulazione. Che diventa più marcata fino all’allarme con uno scossone più forte. «Merito di sensori, per inviare i segnali a chi deve elaborare i dati».
Tutto in millisecondi. Potenza del 5G, di un’innovazione che all’Aquila rappresenta il simbolo di un futuro con cui provare definitivamente a chiudere una ferita che ancora sanguina. Il terremoto del 6 aprile 2009 aleggia sulla giornata organizzata da Zte nel suo centro di innovazione e ricerca sul 5G da un anno avviato all’Aquila, una delle cinque città che il Mise ha scelto per la sperimentazione sul 5G (le altre sono Prato su cui come per L’Aquila lavorano Wind Tre, Open Fiber e Zte; Milano su cui lavora Vodafone; Bari e Matera con Tim e Fastweb). Il centro di Zte è ospitato nel Tecnopolo, lontano dal cuore della città e all’interno di un luogo che sa di storia (qui ai tempi della Siemens lavoravano circa 5mila persone). Grazie all’impegno pubblico-privato è stato rimesso a nuovo e oggi ospita 30 realtà, alcune produttive, altre centri di ricerca, per mille occupati. Qui ieri si è tenuto il “5G Global Summit” di Zte. Segno dell’importanza che la multinazionale cinese attribuisce all’Italia. Niente cifre sugli investimenti (in precedenza si era parlato di mezzo miliardo in sei anni), ma che il Paese sia centrale «lo dimostrano le mille persone assunte in Italia, che aumenteranno. Più tutti i fornitori», spiega Hu Kun, ceo di Zte Italia. «L’Italia è per noi fondamentale, un progetto di lungo termine», dice dal canto suo Xiao Ming, presidente Global sales presente assieme a Zhang Jian, presidente Global Marketing di una Zte per la quale il ban Usa della scorsa primavera, che ha rischiato di far chiudere, è argomento tabù.
«Oggi siamo qui a raccontare di una città destinata dieci anni fa all’estinzione sociale e proiettata a una forma di riscossa che fa ben sperare noi e gli altri territori che hanno subito calamità importanti», dice il sindaco Pierluigi Biondi. «Prima di partire con la sperimentazione – ha detto il rettore dell’Università, Paola Inverardi - abbiamo chiesto al Mise di poter andare avanti con i partner che abbiamo ritenuto migliori». La scelta è così caduta su Zte, Open Fiber e Wind Tre, presente ieri con il ceo Jeffrey Hedberg che ha dato appuntamento al 2019 per un 5G che «reinventerà l’industria italiana delle tlc». Ma alla fine, quello slancio al futuro che deriva da un passato da lasciarsi alle spalle ma ancora tanto vivo è visibile negli “use case”, in quel lavoro che si sta facendo sulle rilevazioni sismiche come sulle videosorveglianza. Il drone che si alza in volo rende visibile dall’alto l’esterno dell’edificio, mentre un visore 3D permette di navigare all’interno della scena, per cogliere sfumature e particolari. Come ad esempio le gru in lontananza. Riportando alla mente quel 6 aprile 2009.