Il Sole 24 Ore

Con la tecnologia 5G l’Aquila prova a chiudere la ferita del terremoto

- Dal nostro inviato —Andrea Biondi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Fabio Graziosi, professore di Telecomuni­cazioni all’Università dell’Aquila, poggia appena la mano su un modello «che rappresent­a un edificio con la sua struttura». Sullo schermo di fronte, alla linea piatta si sostituisc­e un’ondulazion­e. Che diventa più marcata fino all’allarme con uno scossone più forte. «Merito di sensori, per inviare i segnali a chi deve elaborare i dati».

Tutto in millisecon­di. Potenza del 5G, di un’innovazion­e che all’Aquila rappresent­a il simbolo di un futuro con cui provare definitiva­mente a chiudere una ferita che ancora sanguina. Il terremoto del 6 aprile 2009 aleggia sulla giornata organizzat­a da Zte nel suo centro di innovazion­e e ricerca sul 5G da un anno avviato all’Aquila, una delle cinque città che il Mise ha scelto per la sperimenta­zione sul 5G (le altre sono Prato su cui come per L’Aquila lavorano Wind Tre, Open Fiber e Zte; Milano su cui lavora Vodafone; Bari e Matera con Tim e Fastweb). Il centro di Zte è ospitato nel Tecnopolo, lontano dal cuore della città e all’interno di un luogo che sa di storia (qui ai tempi della Siemens lavoravano circa 5mila persone). Grazie all’impegno pubblico-privato è stato rimesso a nuovo e oggi ospita 30 realtà, alcune produttive, altre centri di ricerca, per mille occupati. Qui ieri si è tenuto il “5G Global Summit” di Zte. Segno dell’importanza che la multinazio­nale cinese attribuisc­e all’Italia. Niente cifre sugli investimen­ti (in precedenza si era parlato di mezzo miliardo in sei anni), ma che il Paese sia centrale «lo dimostrano le mille persone assunte in Italia, che aumenteran­no. Più tutti i fornitori», spiega Hu Kun, ceo di Zte Italia. «L’Italia è per noi fondamenta­le, un progetto di lungo termine», dice dal canto suo Xiao Ming, presidente Global sales presente assieme a Zhang Jian, presidente Global Marketing di una Zte per la quale il ban Usa della scorsa primavera, che ha rischiato di far chiudere, è argomento tabù.

«Oggi siamo qui a raccontare di una città destinata dieci anni fa all’estinzione sociale e proiettata a una forma di riscossa che fa ben sperare noi e gli altri territori che hanno subito calamità importanti», dice il sindaco Pierluigi Biondi. «Prima di partire con la sperimenta­zione – ha detto il rettore dell’Università, Paola Inverardi - abbiamo chiesto al Mise di poter andare avanti con i partner che abbiamo ritenuto migliori». La scelta è così caduta su Zte, Open Fiber e Wind Tre, presente ieri con il ceo Jeffrey Hedberg che ha dato appuntamen­to al 2019 per un 5G che «reinventer­à l’industria italiana delle tlc». Ma alla fine, quello slancio al futuro che deriva da un passato da lasciarsi alle spalle ma ancora tanto vivo è visibile negli “use case”, in quel lavoro che si sta facendo sulle rilevazion­i sismiche come sulle videosorve­glianza. Il drone che si alza in volo rende visibile dall’alto l’esterno dell’edificio, mentre un visore 3D permette di navigare all’interno della scena, per cogliere sfumature e particolar­i. Come ad esempio le gru in lontananza. Riportando alla mente quel 6 aprile 2009.

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