Malagò: «Il Governo occupa il Coni» Una Spa controllerà i soldi allo sport
La replica di Giorgetti: «Sorpresi. L’autonomia non è in discussione» Il disegno di legge alla Camera, scaduti i termini per gli emendamenti
Lo scontro tra il Coni e il Governo Lega-Cinque Stelle sulla revisione del sistema sportivo contenuta nella bozza della legge di bilancio è deflagrato ieri, non certo inatteso, con le durissime parole pronunciate dal presidente Giovanni Malagò.
«Questa non è la riforma dello sport italiano, non c’entra nulla. Questa è un’occupazione del comitato olimpico italiano», ha detto il numero uno del Coni, ai componenti del consiglio nazionale convocato per fare il punto sui colloqui in corso con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, titolare della delega sullo sport. «Se questa riforma fosse iniziata a fine 2019 mi sarei dimesso. Io non abbandono la mia barca a cinque mesi dalle Olimpiadi. Ma c’è una profonda illogicità in questo documento», ha aggiunto Malagò che nel confronto con Giorgetti e il sottosegretario Cinque Stelle Simone Valente si è detto disponibile a fare un passo indietro se le attuali forze di maggioranza dovessero reputare ingombrante la sua presenza. Una personalizzazione che Giorgetti e Valente hanno escluso. Dunque si andrà avanti a dialogare nelle prossime settimane. In effetti ieri sono scaduti i termini per gli emendamenti alla Camera, ma il relatore e il Governo possono proporre correzioni in qualunque momento dell’iter parlamentare. Il Consiglio Nazionale del Coni ha dato mandato ieri al presidente Malagò di discutere con il Governo il merito del provvedimento con l’obiettivo di una sua revisione o di un rinvio dopo un confronto approfondito con il mondo dello sport. Al Consiglio ieri erano assenti, però, la Figc, la Federtennis , la Federbasket , mentre il presidente della Federnuoto Paolo Barelli ha dato voce ai presidenti che non voglione le barricate. «Non è il momento - ha detto - del muro contro muro».
Malagò ha rimarcato la fortissima volontà della politica di oggi di trasformare il Coni. «Tra i comitati olimpici - ha spiegato - ce ne sono alcuni che hanno meno di 41 milioni, ma nessuno di questi ha una situazione in cui il Comitato si dovrebbe occupare solo della preparazione olimpica. Il Coni così si ridurrebbe a una bellissima agenzia di viaggi che ogni due anni organizza le Olimpiadi. Perché una società partecipata al 100% dallo Stato deve dare i contributi alle federazioni? Se è solo un fatto di chi firma l’assegno io non lo capisco. Se a monte c’è l’imposizione di determinare un criterio nella scelta di come individuare i parametri per elargire questi contributi questo non si può accettare: sarebbe una scommessa al buio».
La reazione del Governo non è stata conciliante. I sottosegretari Giorgetti e Valente hanno affidato a una nota le loro repliche: «Ci sorprende l'atteggiamento del presidente Malagò che sa bene che l’autonomia dello sport non è in discussione. Questo governo non fa leggi a favore o contro le persone, Malagò compreso, ma rispetta il programma e il contratto che ha dato vita all’esecutivo. In questo senso stiamo prevedendo il coinvolgimento del Coni in quello che è il suo compito». Nessuna retromarcia all’orizzonte, dunque.
E se gli ex presidenti del Coni sin schierano con Malagò (per Mario Pescante la legge del 1942/43 di Benito Mussolini era più democratica della riforma, mentre Franco Carraro ha invitato a non modificare 73 anni di storia con un comma della Legge di stabilità), gli esponenti del movimento Cinque Stelle e Lega vanno all’attacco. «Con le sue polemiche, Malagò sta dimostrando un arroccamento su posizioni in contrasto con una visione dello sport che va a favore di tutti i cittadini», sottolineano in una nota i componenti del Movimento 5 Stelle della commissione Cultura alla Camera. «Questa riforma renderà partecipe tutto il mondo sportivo che non sarà più gestito in maniera monopolistica. Malagò se ne faccia una ragione: lo sport italiano avrà investimenti, qualità e trasparenza», ha aggiunto il leghista Guido Guidesi, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento.