Da Salini Impregilo un’offerta su Astaldi
Salini Impregilo si propone ufficialmente per salvare la traballante Astaldi. Il primo gruppo di costruzioni italiano, con un portafoglio lavori di 44 miliardi, ha presentato ad Astaldi e ai Commissari nominati dal Tribunale una manifestazione di interesse preliminare e non vincolante per la gamba delle costruzioni della società romana, secondo costruttore italiano (proprio alle spalle di Salini), ma finito in concordato sotto il peso di 3 miliardi di euro di debiti. Il gruppo guidato da Pietro Salini punta a un’integrazione industriale coerente con i propri obiettivi di disciplina finanziaria. A Salini non interessa tutta l’azienda: è esclusa dall’offerta la parte delle concessioni. Senza un acquisto in toto, ad Astaldi rimarrebbero in carico le passività e le scadenze finanziarie (tra cui un bond da 700 milioni in scadenza nel 2020). Astaldi sta lavorando al piano da presentare ai creditori, che saranno chiamati a dei sacrifici, ma invece dei 60 giorni abituali per le procedure di concordato, potrebbe impiegare 120 gioni, ossia il massimo consentito per legge. Questo darebbe più tempo per studiare tutte le opzioni: sul tavolo c’è la richiesta di nuova finanza (in particolare un prestito ponte da 150 milioni per tenere in piedi i cantieri), la vendita del Ponte sul Bosforo e un possibile accordo coi giapponesi di IHI. Il passo in avanti di Pietro Salini aggiunge un elemento al puzzle.
Salini Impregilo e Astaldi sono di gran lunga le maggiori imprese di costruzioni in Italia: la prima ha chiuso il 2017 con un fatturato consolidato di 6,1 miliardi di euro, la seconda con 3 miliardi, mentre la terza in classifica Pizzarotti segue a distanza con 1,16 miliardi. Se dovesse prendere corpo l’offerta, Salini più i cantieri di Astaldi avrebbero circa 9 miliardi di euro di valore della produzione consolidata, contro gli 1,1 miliardi del secondo in classifica. La gran parte delle attività dei due gruppi è all’estero: in Italia Salini Impregilo nel 2017 ha fatturato 500 milioni, Astaldi 743 milioni. Insieme, dunque, arriverebbero (a dati attuali) a circa 1,2 miliardi, pari a solo l’1% del valore delle costruzioni in Italia (totale 122,7 miliardi, dati Ance), o pari al 5% se consideriamo solo il mercato dei lavori pubblici (23 miliardi di euro di spesa effettiva, dati Ance). Salini, con un fatturato stimato di 9 miliardi, salirebbe dall’attuale undicesima posizione al nono posto nella classifica europea dei costruttori, guadagnando due gradini ma soprattutto entrerebbe tra i primi dieci big europei. Le prime quattro posizioni nella Top 25 delle società di costruzione europee sono stabili da tre anni, con la francese Vinci prima con oltre 40 miliardi di euro nel 2017 (+5,7%), la spagnola Acs seconda con 34,9 miliardi (+9,1%), la francese Bouygues terza con 25,7 miliardi (+3%), distanziata la svedese Skanska, quarta con 16 miliardi di fatturato (+1,6%). La tedesca Hochtief sarebbe quarta con 22,6 miliardi, ma da alcuni anni è controllata dalla spagnola Acs, nel cui bilancio sono consolidati anche i ricavi di Hochtief.