Vivendi pronta a chiamare l’assemblea per la rimonta
A suonare la riscossa a fianco di Bolloré sarebbe l’ad sfiduciato Amos Genish
Vivendi si prepara a chiedere l’assemblea Telecom per tornare in sella. Probabilmente già domenica quando il cda dovrebbe nominare il successore di Amos Genish. E a suonare la riscossa, a quanto risulta, dovrebbe essere lo stesso manager israeliano, intimo di Vincent Bolloré, che non ha mandato giù di essere stato defenestrato mentre era dall’altra parte del mondo a stringere accordi per la compagnia telefonica della quale fino a martedì all’alba era ad. Che si vada verso questo scenario è ormai evidente dopo la giornata di ieri. Iniziata con il comitato nomine Telecom, che si è diviso al suo interno nella stessa compagine della maggioranza Elliott. Un autogol al quale ora si sta cercando di rimediare, ma intanto il gruppo che fa capo a Vincent Bolloré ha preso subito la palla al balzo per rimontare in partita. «È ironico che le persone che hanno lavorato insieme per rimuovere Amos Genish ora stiano lottando per contendersi il suo posto mentre la società è nel caos», hanno commentato a caldo ambienti vicini alla media company transalpina.
La spaccatura non è più ricomponibile. Già nel cda di martedì la revoca delle deleghe a Genish è passata con l’opposizione compatta di tutti e cinque gli amministratori espressi da Vivendi, compreso l’ad sfiduciato. Ieri i due componenti in quota francese del comitato nomine - gli indipendenti Giuseppina Capaldo e Michele Valensise - hanno contestato la procedura di selezione dall’inizio alla fine. E poco importa che il parere sia solo consultivo: il segnale è chiaro. E soprattutto, soffoca in culla la speranza di arrivare a un accordo, almeno di non belligeranza, con i francesi. Bolloré non è il tipo di rinunciare all’attacco quando intravvede la possibilità di farcela, tanto più se il vantaggio gli è offerto sul piatto d’argento degli errori dell’avversario.
È probabile che il presidente Telecom, Fulvio Conti, un tentativo di ricomporre la situazione con il vertice di Parigi lo faccia comunque: è il suo ruolo istituzionale che glielo impone. Ma la conta in assemblea sembra ormai inevitabile: Vivendi, col suo 23,94%, ha i numeri più che sufficienti per chiedere di convocare gli azionisti. La vera incognita è la Cdp, che ha il 5% potenzialmente raddoppiabile: come intenda comportarsi in questo scenario è ancora un mistero. Ma già da tempo gli uomini di Bolloré stanno preparando il terreno, sondando fondi e soprattutto hedge fund. «Forse pensate che io stia ignorando la situazione italiana. Tuttavia è stato scritto e detto abbastanza su Telecom Italia e le attuali gravi questioni. Questa non è l’occasione appropriata per parlarne», ha esordito nella conference call per i risultati trimestrali il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine. Ma poi, giocoforza, il tema è stato riproposto dalle domande degli analisti. «Siamo azionisti di lungo termine e lì restiamo», ha risposto asciutto de Puyfontaine a chi chiedeva conto delle voci di una possibile cessione della quota Telecom a Orange.