Sanzioni Usa contro 17 funzionari sauditi
Sanzioni americane contro l’Arabia Saudita. Una decisione inconsueta da parte del Tesoro Usa, che in realtà - scrive l’agenzia Reuters - non prende direttamente posizione contro il governo di Riad, né mette a rischio i proficui contratti tra americani e sauditi nel campo degli armamenti.
Il dipartimento di Stato ha decretato ieri sanzioni contro 17 funzionari sauditi in relazione all’assassinio di Jamal Khashoggi, ucciso il 2 ottobre scorso nel consolato saudita di Istanbul. È la prima risposta concreta da parte dell’amministrazione Trump all’omicidio del giornalista dissidente, editorialista al Washington Post. Tra le persone sanzionate ci sono Saud al-Qahtani, consigliere del principe ereditario Mohammed bin Salman e già esautorato, e il console Mohammed Alotaibi, oltre ai 15 membri di una squadra che la Turchia ha identificato come coinvolti nella morte di Khashoggi. Le misure restrittive bloccano loro l’accesso al sistema finanziario statunitense e congelano le proprietà negli Usa. Le sanzioni rientrano nella cosiddetta Legge Magnitskij, che prende di mira responsabili di violazioni dei diritti umani e di corruzione e che è stata voluta dal Congresso americano per colpire i responsabili della morte di Serghej Magnitskij, avvocato russo perseguitato per i casi di corruzione che aveva aperto, e morto in carcere nel 2009. «Questi individui che hanno brutalmente ucciso un giornalista residente e impiegato negli Stati Uniti - ha detto ieri il segretario al Tesoro americano, Steve Mnuchin devono subire le conseguenze delle proprie azioni. E il governo dell’Arabia Saudita deve adottare misure appropriate per mettere fine agli attacchi contro dissidenti politici o giornalisti». La Procura generale saudita aveva chiesto ieri la pena di morte per cinque di 11 persone sospettate per la morte di Khashoggi.