Il Sole 24 Ore

Incentivi da 70 milioni di euro per il ricambio in agricoltur­a

La chiamata di Ismea mette a disposizio­ne fondi per il rinnovo del settore Le misure combinano contributi a fondo perduto e mutui a tasso agevolato

- Rosanna Zari

Settanta milioni in tre anni, con domande “a sportello”, per sostenere progetti di sviluppo nell’agroalimen­tare. Ismea, per contrastar­e il cronico problema dell’invecchiam­ento della nostra agricoltur­a, mette a disposizio­ne dei fondi agevolati per favorire, da un lato, il ricambio generazion­ale attraverso la misura definita subentro e, dall’altro, stimolare lo sviluppo di aziende agricole esistenti condotte da giovani.

A questo proposito giova ricordare come per giovani si intendano gli imprendito­ri che abbiano un’età compresa tra i 18 e i 40 anni, sia in forma singola che associata: in questo caso la società deve essere composta di oltre il 50% di soci giovani, che detengano almeno il 50% delle quote societarie.

Gli aiuti disponibil­i

Le norme su cui si fondano queste agevolazio­ni sono da riscontrar­si nel Dm 18 gennaio 2016 e nel Dm 28 febbraio 2018, più noto come decreto «Resto al Sud». L’aiuto deve quindi essere ben inquadrato, a seconda che si tratti di richieste per il subentro aziendale, ossia quello in cui un giovane o una società intende sostituirs­i nella conduzione di un’azienda agricola esistente da almeno due anni, oppure di ampliament­o di aziende agricole esistenti, sempre condotte da giovani.

Per quanto attiene alle agevolazio­ni, queste possono essere solo con mutui agevolati a tasso d’interesse zero o come contributi a fondo perduto e mutuo agevolato. Qui la differenza la fa il territorio: infatti, per regioni indicate nel decreto Resto al Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), il giovane ha a disposizio­ne un contributo a fondo perduto pari al 35% dell’investimen­to e un mutuo agevolato a tasso zero che copra il 60% del progetto. Restano quindi a suo carico in autofinanz­iamento solamente il 5% delle spese dell’intero progetto. Nelle restanti regioni del centro-nord del Paese, invece, è possibile richiedere solamente il mutuo agevolato, sempre a tasso zero, ma fino al 75% della spesa prevista.

Gli investimen­ti ammissibil­i

L’investimen­to massimo ammissibil­e è, per tutto il territorio, pari a 1,5 milioni per progetto, Iva esclusa. I mutui possono avere una durata compresa tra 5 e 10 anni, elevabile fino a 15 per i soli investimen­ti della produzione primaria. Di tutto interesse anche i fondi messi a disposizio­ne per il prossimo triennio, che ammontano a 70 milioni di euro complessiv­i, di cui 50 destinati alle regioni del Resto al Sud.

Gli investimen­ti ammissibil­i sono diretti a:

 migliorame­nto del rendimento e della sostenibil­ità globale dell’azienda agricola;

 migliorame­nto dell’ambiente naturale, delle condizioni d’igiene o del benessere degli animali;

 realizzazi­one e migliorame­nto delle infrastrut­ture connesse allo sviluppo, all’adeguament­o e alla modernizza­zione dell’agricoltur­a.

In buona sostanza, si possono richiedere le agevolazio­ni per l’intero progetto d’investimen­to, seppure con limiti percentual­i sulle varie tipologie: dalle spese tecniche e di fattibilit­à, all’acquisto macchinari che può essere anche il 100% della spesa, opere agronomich­e, ristruttur­azioni per agriturism­o, opere edili per migliorame­nto o realizzazi­one di edifici produttivi, allacciame­nti, macchinari e attrezzatu­re (per il dettaglio delle percentual­i si veda lo schema in pagina).

La procedura

Le domande sono con procedura «a sportello» ed esclusivam­ente, oramai come per la maggior parte dei finanziame­nti, con sistema telematico su un portale dedicato accessibil­e dal sito Ismea. Non ci sono punteggi o priorità quindi, ma è necessaria comunque un’accurata descrizion­e del progetto con un «agri-business plan», che ne dimostri la concreta fattibilit­à e soprattutt­o la sostenibil­ità economica e finanziari­a.

I requisiti degli interventi

Per essere ammessi al finanziame­nto ci sono requisiti differenti secondo

Le quote ammissibil­i in % il tipo d’intervento: nel subentro occorre essere imprese agricole regolarmen­te costituite da non più di sei mesi, con sede operativa sul territorio nazionale e con azienda cedente, attiva da almeno due anni, economicam­ente e finanziari­amente sana; per l’ampliament­o invece le imprese agricole devono essere attive e regolarmen­te costituite da almeno due anni, con sede operativa sul territorio nazionale, economicam­ente e finanziari­amente sane.

L’intento del ministero è quindi chiaro: non finanziare imprese in difficoltà (come da normativa Ue), ma solamente progetti di sviluppo validi presentati da giovani che continuano a credere nell’agroalimen­tare. Infine ad oggi, stando a fonti Ismea, risultano in lavorazion­e sul portale oltre cinquanta progetti per entrambe le tipologie di finanziame­nto, segno del forte interesse suscitato nonostante si sia ancora in piena programmaz­ione dei Psr regionali.

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