Roma verso il no ma cerca una sponda sulla manovra
Possibili bilaterali domani fra Tria e Commissione Conte chiama Juncker
L’intesa franco-tedesca sul budget della zona euro aggiunge all’agenda dell’Eurogruppo di domani un altro tema che vede l’Italia all’opposizione. La riunione straordinaria dei ministri delle Finanze in programma a Bruxelles non è quella decisiva, perché il dossier deve finire sui tavoli del consiglio europeo di dicembre dopo la sessione ordinaria dell’Eurogruppo all’inizio del mese prossimo. Ma senza grosse modifiche nelle proposte Roma è pronta al «no» sia sull’evoluzione del Meccanismo europeo di stabilità sia sulle novità del pacchetto bancario che aumentano il pressing sui requisiti di capitale e sulla riduzione dei rischi legati in particolare agli Npl.
Già a fine maggio, nell’ultima partecipazione all’Ecofin, l’allora ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva schierato l’Italia in difesa, con l’astensione (che equivale a voto contrario) al pacchetto composto da due direttive e due regolamenti. Astensione condivisa dalla sola Grecia.
Proprio le alleanze, o meglio la loro assenza, sono il problema chiave per l’Italia. Sulle riforme della governance dell’Eurozona l’esigenza dell’unanimità dà a Roma un potere di veto. Ma l’isolamento si fa sentire, soprattutto ora che inizia la fase decisiva per le sorti europee della manovra italiana.
Il tema non è all’ordine del giorno dell’Eurogruppo di domani, che però potrebbe essere l’occasione per un nuovo bilaterale a margine fra il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici o il vicepresidente della commissione Valdis Dombrovskis. Nelle prossime ore dovrebbe partire anche la chiamata del premier Conte alla ricerca di un incontro con Juncker che per il momento l’agenda del presidente della Commissione non contempla.
I margini per una trattativa sono comunque strettissimi, dopo che Roma ha di fatto confermato nel dettaglio saldi e obiettivi del programma di bilancio, e nel rapporto sui «fattori rilevanti» del giudizio sul mancato rispetto degli obiettivi di debito ha ribadito l’esigenza di deviare dagli obblighi Ue per non aumentare disoccupazione e rischi di stagnazione (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).
Toni e contenuti dei due documenti indicano che l’Italia viaggia verso una procedura d’infrazione giudicata ormai inevitabile anche dal governo. Il primo giro di boa ci sarà mercoledì, con la riunione della commissione che dovrebbe pubblicare il nuovo rapporto sul debito, primo passo verso l’apertura ufficiale della procedura.
Intanto Matteo Salvini ha risposto a chi gli chiedeva se gli sembrava poossibile che il Capo dello Stato non firmasse la legge di bilancio. «Ma figurati - ha detto il vicepremier - ci mancherebbe altro. È l’Europa che viola i suoi accordi con l’Italia, perché nei trattati si parla di piena occupazione e io non posso dare piena occupazione se non posso mettere soldi nelle tasche degli italiani. Andrà tutto bene».