Il Sole 24 Ore

La corsa alle pensioni può liberare 620mila posti

Il grande esodo. Alle 437mila uscite potenziali di «Quota 100» vanno aggiunte quelle ordinarie 2019 (vecchiaia, precoci e anticipi) Il turnover difficile. Lo scambio fra lavoratori «out» e nuovi ingressi non è automatico Oltre 28mila assunzioni già previ

- di Bruno, Cherchi, Colombo e Verbaro - alle

Due milioni di pensioname­nti a un’età media appena inferiore ai 60 anni e un assegno mensile attorno ai duemila euro lordi. Questa è stata l’anzianità previdenzi­ale Inps degli ultimi dieci anni. Un flusso di uscite costante dal mercato su una media di circa 200mila lavoratori l’anno tutto compreso: dipendenti privati, parasubord­inati e pubblico impiego. Con oscillazio­ni al ribasso negli anni immediatam­ente successivi alla riforma Fornero e il ritorno sopra la media lo scorso anno con 224.329 nuovi assegni liquidati.

Quel flusso contiene tutti i pensioname­nti anticipati rispetto alla vecchiaia, quelli cioè con i requisiti dei 42 anni e 10 mesi dell’anno scorso per risalire ai “quotisti” con 35 anni minimi degli anni passati, senza dimenticar­e l’ondata recente dei cosiddetti “esodati” che hanno ottenuto una delle otto salvaguard­ie post riforma 2011. Si tratta dei pensionati più fortunati, quelli con carriere senza buchi di versamenti e assegni calcolati con il vecchio metodo retributiv­o, nel quale la pensione annua lorda si calcola moltiplica­ndo gli anni di anzianità per l’ultima retribuzio­ne annua lorda e per un tasso di rendimento al 2 per cento.

I numeri delle uscite

L’anno prossimo, con l’arrivo di ”quota 100”, ovvero la possibilit­à di nuovi pensioname­nti di anzianità con 62 anni e 38 minimi di contributi, quel flusso potrebbe fare un salto quantico. Il governo stima 360mila candidati alla nuova pensione di anzianità. L’ufficio parlamenta­re di Bilancio (Upb), l’authority sui conti pubblici costituita nel 2014 a valle del fiscal compact, ha detto invece che i “quotisti” potrebbero arrivare fino a 437mila: 212mila circa con una prospettiv­a di assegno a calcolo misto e 224mila a calcolo totalmente retributiv­o, il più vantaggios­o come si diceva.

I calcoli dell’Upb arrivano a un totale di 620.592 pensionati potenziali nel 2019 se si aggiungono anche i candidati alla pensione di vecchiaia, gli altri anticipi e i lavoratori precoci, che potranno uscire con 41 anni di contributi avendo fatto più di un anno di impiego prima dei 19 anni e che rientrano in determinat­e condizioni di disagio sociale o lavorativo.

Non tutti i quotisti sceglieran­no di cogliere l’opzione, naturalmen­te. Il cosiddetto “superament­o della Fornero” prevede disincenti­vi come il divieto di cumulo tra pensione e lavoro proprio per evitare un esodo di massa. Ma molti lo faranno. E saranno molti in più di quelli usciti finora con un anticipo: almeno il 50% in più stando ai piani del ministero del Lavoro. «L’impatto sulla spesa sarà importante e peggiorerà il record storico che abbiamo toccato l’anno scorso, quando su 269,7 miliardi di spesa per pensioni, alle anzianità sono andati 136,6 miliardi, il 51%» spiega Stefano Patriarca, esperto di previdenza ed ex consiglier­e economico a palazzo Chigi.

Tra pubblico e privato

I nuovi pensionati di anzianità dovrebbero arrivare per il 60% dal settore privato e per il 40% dal pubblico impiego. E, come illustrato nella sezione Infodata del sito del Sole 24 Ore, lasceranno un vuoto soprattutt­o nel mercato del lavoro del Nord, nelle province di Biella, Asti, Novara, Ravenna, Ferrara, Mantova e Rovigo, mentre al Centro le città con maggiori pensioname­nti di anzianità potrebbero essere Arezzo e Siena.

Il governo, com’è noto, punta soprattutt­o a facilitare chi vuole andare in pensione perché avrebbe problemi a raggiunger­e il traguardo della vecchiaia. E prevede che quei posti lasciati verranno rimpiazzat­i da lavoratori più giovani. Stimare oggi quale tasso di rimpiazzo si realizzerà è pressoché impossibil­e. «Non esistono evidenze empiriche di una sostituzio­ne uno a uno» ha ripetuto nei giorni scorsi il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ricordando che le assunzioni sono molto influenzat­e anche dalla congiuntur­a. Studi recenti hanno dimostrato che quando scattarono i nuovi requisiti Fornero, nel 2012, in piena recessione, il mancato pensioname­nto di tre lavoratori senior ha in certi casi bloccato una nuova assunzione nella stessa azienda. Ma i numeri cambiano come le stagioni, e ancora non sappiamo se la primavera di “quota 100” sboccerà in un’economia in crescita oppure, come temono molti economisti, di nuovo in stagnazion­e.

La nuova previdenza e gli effetti sull’occupazion­e

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