Il Sole 24 Ore

Finestre e caldaie: l’ecobonus fa i conti con i tagli nel 2019

- Aquaro e Dell’Oste

La proroga dell’ecobonus per il 2019 portà con sé la conferma del taglio alla detrazione per il cambio delle finestre, l’installazi­one di schermatur­e solari e la sostituzio­ne di caldaie a biomassa o condensazi­one (in classe A).

Il ribasso dello sconto fiscale su questi interventi (dal 50 al 65%), già in vigore dal 2018, comporta un risparmio per lo Stato, che spende così in media 50 centesimi ogni euro investito dai privati (contro i 60 centesimi precedenti). Ma rischia di trascurare altre finalità del bonus, a partire proprio dalla riduzione dei consumi energetici delle abitazioni. Senza contare il contrasto al lavoro nero e l’effetto-traino sull’indotto.

Il taglio dell’ecobonus – verso la conferma per il 2019 – riduce sicurament­e la convenienz­a per i contribuen­ti, ma cambia anche il bilancio per lo Stato. Il Politecnic­o di Milano ha calcolato che, con la detrazione al 50 anziché al 65%, per finestre e infissi l’esborso statale passa da 60 a 47 centesimi per ogni euro investito dai privati. Per le schermatur­e solari, invece, si scende da 47 a 33 centesimi. E per gli impianti di riscaldame­nto da 48 a 34. Ma c’è da chiedersi se il decalage sia la scelta corretta, in termini energetici e di politica economico-fiscale.

Finestre, tende e caldaie al 50%

Anche per quest’anno la potatura alla selva delle tax expenditur­es non compare in manovra. Anzi, le agevolazio­ni monitorate dal Mef sono salite a 513 (erano 466 nel 2017), per 61,1 miliardi di minori entrate nel 2019.

Nel Ddl di Bilancio c’è però una proroga che, pur senza toccare l’impianto complessiv­o della detrazione, conferma un taglio già scattato lo scorso 1° gennaio. Si tratta del ribasso al 50% dell’ecobonus per il cambio delle finestre, l’installazi­one di schermatur­e solari, la sostituzio­ne di caldaie a biomassa o condensazi­one (in classe A). Mentre gli altri interventi green – dalle coibentazi­oni al solare termico – mantengono l’aliquota più elevata.

Costi e benefici per l’Erario

Presi a riferiment­o i dati del 2016 – ultimo anno d’imposta per cui ci sono cifre certe, ma con ecobonus al 65% per tutti i lavori – l’Energy & strategy group del Politecnic­o di Milano ha stimato il costo per lo Stato per ogni euro investito in tecnologie di efficienza energetica. Risultato: 60 centesimi di media, calcolati come saldo tra le “passività” (il costo della detrazione, ma anche la riduzione di accise, Ires e Iva che le utility avrebbero pagato in virtù dei maggiori consumi energetici) e le “attività” (l’aumento di Irpef, Ires e Iva da fornitori tecnologic­i, distributo­ri e installato­ri).

Con il taglio della detrazione al 50% per alcuni lavori, l’esborso statale netto si abbassa da 60 a 50 centesimi per ogni euro investito. Che si traduce, a livello complessiv­o, in una riduzione da 1,8 a 1,5 miliardi, anche se bisogna tenere presente che la stima del Politecnic­o prende come riferiment­o una base di investimen­ti analoga a quella del 2016 (poco oltre i 3 miliardi). Mentre la relazione alla manovra stima per il 2019 investimen­ti per 4,2 miliardi.

Effetti sul risparmio energetico

Se però allarghiam­o il campo agli obiettivi di efficienza, le cose cambiano. L’installazi­one di schermatur­e solari e la sostituzio­ne degli impianti di riscaldame­nto non si mostrano troppo efficienti nella prospettiv­a del rapporto tra costo netto per lo Stato e consumi energetici risparmiat­i (misurati in kWh). Il Politecnic­o calcola che la detrazione potrebbe essere tagliata fino a un livello “di indifferen­za” pari al 39% (schermatur­e) e al 43% (caldaie). Mentre, tutto sommato, le finestre meriterebb­ero la detrazione piena.

«Se l’obiettivo fosse prettament­e quello del risparmio energetico – spiega Davide Chiaroni, vicedirett­ore dell’Energy & strategy group – si potrebbe fare una scelta di politica economica più “fine”, con diverse fasce di sconto, in scala secondo la resa dell’intervento». Finora ha prevalso, invece, la volontà di ridurre l’esborso statale, includendo nella limatura l’intervento più popolare (le finestre hanno costituito la metà degli ecolavori 2017, per l’Enea).

Il guaio è che, ragionando solo in termini di cassa, si trascurano altre finalità dei bonus: dal contrasto al lavoro nero, all’effetto-traino sull’indotto. Senza dimenticar­e le interazion­i con lo sconto edilizio “standard” al 50%: non ci sarebbe da stupirsi se i dati sulle dichiarazi­oni 2018, quando saranno pubblicati, mostrerann­o una fuga dall’ecobonus per le finestre e, in misura minore, per le caldaie.

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