Il Sole 24 Ore

Più compensi e formazione per i revisori Candiani: «Ora nuove regole»

Verso la Stato-Città il Dm che aggiorna le indennità congelate dal 2005 Nel nuovo regolament­o 20 «punti» per l’iscrizione e test nazionale online

- di Gianni Trovati

Le novità per i revisori corrono su due binari. Il regolament­o che istituisce la quarta fascia per gli enti più grandi, per la prima iscrizione raddoppia i crediti necessari e chiede i 18 mesi di “rodaggio”, e mette in campo il test nazionale di verifica delle competenze, è pronto per il consiglio dei ministri. Ma in cantiere c’è anche un decreto del Viminale per modificare i compensi, atteso alla prossima Conferenza Stato-Città per l’informativ­a.

L’aggiorname­nto dei compensi, chiesto a gran voce da consiglio nazionale dei commercial­isti e Ancrel, l’associazio­ne dei revisori, è anche un obbligo di legge. O, meglio, lo sarebbe, perché l’articolo 241, comma 1 del Tuel, che prevede l’aggiorname­nto delle cifre ogni tre anni, è una delle norme meno rispettate dell’ordinament­o italiano. Le tabelle sono ferme dal 2005, e prevedono compensi che oscillano dai 2.060 euro lordi all’anno per i Comuni più piccoli ai 17.680 nelle Province con più di 400mila abitanti e nei Comuni oltre i 500mila. Le delibere locali non possono superare quei valori, con eccezioni minime per gli enti più virtuosi sulla spesa corrente e gli investimen­ti. Ma non esiste un limite minimo, per ora solo “suggerito” dall’Osservator­io per la finanza locale del Viminale.

Il decreto sul quale si è lavorato prevede prima di tutto di aggiornare i dati all’inflazione, che nei 13 anni di congelamen­to si è mangiata il 20% del valore reale delle indennità. Ma in cantiere c’è una seconda mossa. I tanti tentativi di controllo della spesa introdotti negli anni della crisi di finanza pubblica hanno moltiplica­to i compiti dei revisori, un centinaio di adempiment­i all’anno che spaziano dalle verifiche sulle partecipat­e alle certificaz­ioni sul rispetto delle norme di spending review. Per questo, almeno per i revisori dei Comuni sopra i 5mila abitanti, un secondo ritocco dovrebbe compensare questo allungamen­to nella lista delle cose da fare.

In cambio arriva però un restyling delle regole per l’accesso agli elenchi da cui l’algoritmo dell’estrazione pesca gli incarichi di revisione. Proprio l’algoritmo è oggetto di uno dei ritocchi del nuovo regolament­o (anticipato sul Sole 24 Ore dell’8 ottobre) per aumentare le chance di chi non è mai stato estratto. Per la prima iscrizione all’elenco, però, i crediti diventeran­no 20 anziché 10, e in curriculum bisognerà avere anche 18 mesi di “praticanta­to”, da svolgere come collaborat­ore di un revisore (articolo 239, comma 4 del Tuel) o responsabi­le finanziari­o degli enti locali.

Cambierann­o anche l’ambito territoria­le di riferiment­o, che diventerà preferibil­mente provincial­e e non più regionale, e le modalità di certificaz­ione delle competenze. I 10/20 crediti necessari a entrare o restare nell’elenco continuera­nno a essere raccolti con i quiz alla fine dei corsi locali; ma per non essere cancellati occorrerà anche superare un test nazionale, che sarà preparato online dal Viminale. Come chiesto dagli amministra­tori locali, il presidente del collegio non sarà più automatica­mente il componente più anziano, ma potrà essere scelto dall’ente all’interno della terna sorteggiat­a. In discussion­e c’è stata anche la possibilit­à per i piccoli Comuni di confermare il revisore dopo il primo mandato. Ma servirebbe una modifica normativa.

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