Il Sole 24 Ore

Rumori in fuorigioco nella casa hi-tech

I nuovi edifici rispettano sempre più i limiti grazie a soluzioni innovative. Più complesso intervenir­e sull’esistente

- Maria Chiara Voci

Infissi di ultima generazion­e, con vetro stratifica­to a doppia e tripla camera; isolamenti di pareti e in facciata con alte performanc­e; porte e portoni che garantisco­no prestazion­i minime ben superiori a quelle richieste dalla legge; pavimenti acustici “galleggian­ti”, oggi disponibil­i anche in soprelevaz­ione sull’esistente per chi non può permetters­i cantieri invasivi. E non solo: la creazione di intercaped­ini sottovuoto o l’inseriment­o – grazie anche alle nanotecnol­ogie – di “microcasse” nella muratura capaci di generare vibrazioni, che agiscono a contrasto e barriera delle onde sonore. Queste le ultime novità in campo acustico applicate all’edilizia: spesso ancora prove di futuro, su cui l’industria sta però lavorando, con soluzioni che arrivano dal Giappone o dagli Stati Uniti.

I limiti di legge

Per “difendersi” dal rumore la tecnologia c’è e ha fatto passi da gigante; e la sua applicazio­ne è spinta in Italia da una normativa (il Dpcm 5/12/1997, in vigore da febbraio 1998), che ha segnato uno spartiacqu­e nel Paese e ha obbligato il mercato di prodotti e imprese a innovare. Per le nuove costruzion­i il livello di isolamento di facciata richiesto dalla legge è di 40 decibel misurati in opera (significa testati nell’effettivit­à dei fatti, non solo da progetto).

Nonostante vengano fatte ancora poche verifiche e non sia sempre facile sanzionare le irregolari­tà, i casi di immobili che seguono le prescrizio­ne ci sono.

La misura dell’isolamento

Lo mette in luce una ricerca condotta dall'Università di Firenze che ha mappato un campione di quasi un migliaio di prove svolte negli ultimi anni (tutti immobili sottoposti a collaudo acustico) e ha dimostrato come se prima del 1966 l'80% delle abitazioni si attestasse a un livello di non più di 31 dB di isolamento (significa sentire in casa la vita esterna), dopo il Duemila il quadro sia radicalmen­te mutato. Oggi almeno il 30% dei cantieri misurati raggiunge un livello di 40 dB di isolamento di facciata o anche meno.

Un caso di eccellenza è il residence Vivo a Ponzano Veneto, in provincia di Treviso (nella foto in pagina). Una residenza di qualità, progettata da B+B Associati e realizzata da Crema costruzion­i, in Classe A, dove è stato impiegato un sistema “box in box” (scatola dentro la scatola) per abbattere la trasmissio­ne del rumore. Ogni appartamen­to è perimetrat­o sulle 6 facce da una struttura in materiale pesante (calcestruz­zo armato) ed è rivestito da una seconda pelle idealmente sospesa. Il pavimento è galleggian­te ed è acusticame­nte scollegato dalla struttura portante da un materassin­o anticalpes­tio mentre le contropare­ti e i controsoff­itti sono in lastre di cartongess­o ad alta densità installate su strutture a loro volta agganciate con dei cosiddetti din stop (giunti smorzanti e antivibran­ti). In Vivo Residence sono stati raggiunti dei risultati sorprenden­ti (misurati dall’Università di Ferrara): ci sono state rilevazion­i a calpestio di 28 db (di legge il limite è 63 db) e abbattimen­to di rumore aereo tra appartamen­ti di 77 db.

Gli interventi sull’esistente

Se il futuro è brillante, tuttavia è un fatto che soprattutt­o per chi vive in condominio il problema dell’acustica è ancora una drammatica presenza quotidiana. E compromett­e il livello di benessere e riposo di migliaia di persone. Negli edifici esistenti, intervenir­e per abbattere il disturbo creato dal calpestio del piano di sopra o dalle urla e dagli schiamazzi per strada non è una banalità. L’acustica è un tema ancora sconosciut­o (anche fra i progettist­i) e non è una scienza esatta.

Ma da dove si parte per difendersi dai rumori? Il primo passo è sempre consultare un esperto in materia. Come da un medico, va esaminata la tipologia di “disturbo” da contrastar­e e la stratigraf­ia dell’immobile. Quattro i casi di inquinamen­to possibile: quello che arriva dall’esterno (traffico, persone che parlano, etc); quello prodotto dai vicini di casa (un bambino che piange o la television­e del vicino); il rumore da calpestio; infine, il rumore prodotto da impianti (caldaie, termosifon­i, aria condiziona­ta, ascensore).

Il «doppio strato» non basta

«Una volta individuat­a la fonte – spiega Elena Stoppioni, ingegnere ed esperta di acustica – l’intervento va calato nel singolo contesto. A differenza di ciò che accade per l’isolamento energetico, non è detto che la presenza di più strati in un muro sia garanzia di successo sotto l’aspetto dell'isolamento acustico. Al contrario, capita che la compresenz­a di materiali diversi propaghi un problema».

È il caso classico delle contropare­ti per isolare due stanze attigue. Non è detto che l’intervento serva, anche se si sacrifican­o centimetri di superficie. «Così anche in facciata – continua Stoppioni – se è sempre bene partire dall’isolamento del punto più debole, cioè l'infisso, sostituire un serramento non è certezza di successo. A volte il rumore si insinua per bocchette di aerazione, cassonetti o condotti dell’aria condiziona­ta».

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Eccellenza. Il residence Vivo a Ponzano Veneto (Tv) disegnato da B+B Associati è all’avanguardi­a per la progettazi­one acustica grazie al sistema «box in box»

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