«La professionalità va pagata. Investiamo nella prevenzione»
Chiediamo più competenze e non possiamo lasciare che i migliori rinuncino
«Inostri enti locali hanno bisogno di un’azione sempre più determinata nella tenuta dei conti, perché i tanti casi di crisi comunale, dissesti e predissesti, mostrano che le regole scritte a suo tempo non ci hanno messo al riparo da gestioni a volte cattive a volte scellerate. In quest’opera di prevenzione dei problemi, i revisori dei conti hanno un ruolo fondamentale, e per questo chiediamo più competenze. Ma non puoi chiedere disponibilità senza dare nulla in cambio». Stefano Candiani è sottosegretario al ministero dell’Interno, ma è anche un consigliere della Lega al Comune di Tradate (Varese), dove ha fatto anche l’assessore per cinque anni e il sindaco per dieci. Anche dal curriculum gli arriva quindi l’approccio pragmatico che ci tiene a mostrare sulle questioni amministrative.
Che cosa non ha funzionato finora nella revisione dei conti? Non bisogna generalizzare, perché ci sono casi ottimi e casi di malagestione andata fuori controllo. Ma se salta un Comune alla settimana è ovvio che le regole non funzionano, e che bisogna potenziare la prevenzione. Non si può pensare di risparmiare sulle ambulanze o sui vigili del fuoco nella speranza di non averne bisogno.
E su cosa puntate, in concreto? Sulla professionalità. Nel regolamento creiamo una quarta fascia, con più requisiti, per la revisione negli enti più grandi, ma chiediamo anche più crediti a chi si iscrive per la prima volta, e costruiamo verifiche maggiori sulle competenze. Ma la disponibilità e la professionalità devono avere qualcosa in cambio, e chi dice il contrario fa solo demagogia.
Gli enti locali non saranno felici di avere una spesa in più. Posso capire che ci sia qualche resistenza, ma le cose che servono vanno fatte. Nel complesso parliamo di piccole cifre, e bisogna pensare che sprechi e dissesti costano
I tanti casi di dissesto mostrano che le regole e i presìdi di controllo non sono adeguati
Stefano Candiani SOTTOSEGRETARIO AGLI INTERNI
molto di più. In ogni caso abbiamo formulato le proposte con un confronto molto costruttivo con le rappresentanze sia dei revisori sia degli enti locali. Non ci stiamo inventando un modello astratto, ma portiamo avanti una serie di modifiche chirurgiche che nascono empiricamente dai fatti.
Tra i correttivi c’è anche il superamento dell’ambito regionale nelle estrazioni. Perché? Perché le Regioni sono grandi. E non si può chiedere a un revisore di Mantova di andare a controllare i conti a Varese, a 200 chilometri, e poi dare tre soldi di rimborso spese. Il rischio è che in un sistema come questo le migliori professionalità non si rendano disponibili.
Che tempi prevedete per le novità?
Contiamo di arrivare al traguardo entro fine anno.
La prevenzione dei dissesti non passa però solo dai revisori. In cantiere c’è la legge delega di riforma del Testo unico. Che tipo di intervento si prevede?
La parola chiave è responsabilità. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le procedure, che hanno allontanato il momento delle decisioni da quello della verifica degli effetti. In questo modo, dei danni non risponde nessuno, perché c’è sempre un’esimente. Le responsabilità devono tornare a essere chiare, sia nella parte politica sia in quella amministrativa. Perché spesso all’origine dei dissesti c’è un intreccio di questi due piani.