Il Sole 24 Ore

Pensione più vicina con gli anni di studio

- Matteo Prioschi

Riscattare la laurea per smettere prima di lavorare e accedere alla pensione. Un’opportunit­à che fino a oggi non è stata molto utilizzata, ma che in tempi recenti ha registrato picchi di interesse.

Proprio l’estate scorsa, infatti, tra i più giovani era nata la speranza di poter beneficiar­e dell’accredito gratuito a fini previdenzi­ali degli anni di studi universita­ri. L’aspettativ­a si era diffusa soprattutt­o sui social media, con tanto di hashtag #riscattala­urea. La suggestion­e, non esclusa subito dal Governo, si è autoalimen­tata per mesi, salvo poi svanire quando si è preso atto che la legge di Bilancio non conteneva nulla al riguardo.

Una «spinta» per i giovani

Il riscatto gratuito della laurea limitato ai più giovani sarebbe stato motivato dalle non entusiasma­nti prospettiv­e che i nati dopo la metà degli anni ’90 hanno riguardo alla pensione: soggetti integralme­nte al sistema di calcolo contributi­vo, alle prese con un mercato del lavoro difficile, costretti a fare i conti con requisiti di pensioname­nto che si adeguerann­o alla crescente speranza di vita, rischiano di andare in pensione molto vecchi e con un assegno esiguo. Da qui l’ipotesi di una sorta di compensazi­one, a carico delle finanze pubbliche, sotto forma di riscatto gratuito del corso di laurea.

Oneri pubblici e privati

Di agevolazio­ni per valorizzar­e gli anni di studio a fini previdenzi­ali si è tornati a parlare nelle scorse settimane, ma anche in questo caso si dovrà attendere la fine dell’anno per avere certezze, dato che, insieme alla legge di Bilancio 2019, dovrebbe essere approvato un provvedime­nto che ridisegna almeno in parte il sistema previdenzi­ale, con l’introduzio­ne di «Quota 100», cioè l’accesso alla pensione con almeno 62 anni di età e 38 di contributi.

Chi è prossimo alla pensione, invece, può sperare che la possibilit­à di intervento in questo ambito venga ampliata da parte dei datori di lavoro, tramite i fondi di solidariet­à di settore. Nel comparto bancario ciò è realtà dalla fine dello scorso anno e i contributi versati dall’azienda per riscattare gli anni di studio servono ad agevolare l’esodo dei dipendenti più anziani.

Il calcolo individual­e

Nel frattempo, chi è interessat­o a valutare l’opzione con le regole attuali può dare un’occhiata sul sito dell’Inps dove, con le credenzial­i personali, si può accedere a una sezione dedicata, informarsi e calcolare quanto costerebbe l’operazione (per gli iscritti alla gestione dei dipendenti privati, nonché al fondo dei lavoratori dello spettacolo e quello per gli sportivi profession­isti). L’onere, come spiegato in modo più dettagliat­o negli articoli che seguono, è correlato al reddito (e all’età): quindi il riscatto dovrebbe essere fatto appena terminati gli studi (è possibile versare un importo fisso se non si hanno ancora contributi da lavoro). E invece i numeri forniti dall’Inps testimonia­no che finora l’operazione ha riguardato i lavoratori prossimi alla pensione. Del resto, è difficile versare contributi, anche se pochi, se si guadagna poco o nulla.

I vantaggi fiscali

In questa situazione potrebbero intervenir­e i genitori, “regalando” quattro anni di contributi ai figli e benefician­do al contempo, sui loro redditi, di una detrazione del 19% delle somme versate. La deducibili­tà fiscale spetta invece al diretto interessat­o che paga per sé. Sono aspetti che, uniti alla possibilit­à di rateizzare l’onere in 120 quote mensili senza interessi, devono essere considerat­i nella valutazion­e complessiv­a dell’operazione.

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