«Smaltimento illecito di rifiuti», sequestro per la nave Aquarius
Divergenze nel Governo sul proseguimento della missione Ue Sophia
L’accusa è di aver risparmiato 460mila 314 euro smaltendo illecitamente rifiuti sanitari ad alto rischio infettivo provenienti dalle navi di soccorso Vos Prudence e Aquarius dell’Ong Medici senza frontiere (Msf). Questo «nonostante il rischio di contaminazione da agenti patogeni e virus infettivi» come «scabbia, pediculosi e Aids».
L’ipotesi è del procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro, che torna a indagare sulle Ong, ottenendo il sequestro della Aquarius, la stessa imbarcazione bloccata a giugno scorso dal ministro dell’Interno Matteo Salvini mentre tentava di raggiungere un porto siciliano dove far scendere 629 migranti. «Ho fatto bene a bloccare le navi delle Ong», ha commentato il vicepremier, «ho fermato non solo il traffico di immigrati ma anche quello di rifiuti».
I pm hanno iscritto nel registro degli indagati 14 persone, tra le quali personale di Msf Operation center Belgio e Olanda e Michele Trainiti, responsabile operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale. A gestire «l’affare» Francesco Gianino, titolare della Mediterranean Shipping Agency di Augusta, che aveva stretto accordi per smaltire i rifiuti in modo illecito. Il personale di Msf, infatti, sarebbe stato a conoscenza della pericolosità dei rifiuti. Lo si desume «dai numerosi report – si legge negli atti – in ordine alle condizioni igieniche e sanitarie riscontrate dai vari capi missione all’interno dei Centri di detenzione in Libia». Nelle telefonate intercettate, Gianino ricorda al personale dell’Ong il vantaggio di spendere «8 euro a sacco», aggiungendo che i vestiti contaminati erano indicati come semplici «stracci da macchine». Non mancano telefonate anche con Elisa Marcon, field manager di Save the Children international per le operazioni Sar della nave Vos Hestia, «da cui emerge la prassi di trattare i rifiuti pericolosi infettivi come rifiuti speciali».
Sul fronte immigrazione c’è una questione più generale ora all’esame del governo: il futuro della missione europea Sophia guidata dall’ammiraglio Enrico Credendino. Si sviluppano i confronti tra i dicasteri interessati: il ministero Affari Esteri, la Difesa, l’Interno, Infrastrutture e Trasporti, capofila la presidenza del Consiglio. Entro la fine dell’anno si conoscerà la sorte della missione ma all’interno del governo ci sono divergenze. Il Viminale, guidato da Matteo Salvini, è contrario alla prosecuzione di Sophia. Palazzo Chigi, Esteri, Difesa e Infrastrutture non sono d’accordo con l’Interno. Il dicastero della Difesa, condotto da Elisabetta Trenta, è contrario alla perdita di una missione a guida italiana - ieri il ministro ha partecipato alla riunione dei colleghi della Difesa Ue a Bruxelles insieme a Federica Mogherini e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg - e già nell’incontro di Vienna di fine agosto Trenta aveva proposto il principio della rotazione dei porti di sbarco.
Il punto di fondo chiesto dall’Italia agli altri Stati Ue, infatti, è proprio la modifica della ripartizione dei migranti approdati sulle coste. Improbabile, tuttavia, un accoglimento della posizione italiana. La sorte di Sophia, dunque, è ad alto rischio. A meno che non spuntino soluzioni di mediazione allo studio.