Il Sole 24 Ore

La buona azione degli studi aiuta anche il brand

Sempre più legali operano gratis per soggetti deboli o non profit con effetti positivi sul brand

- Chiara Bussi Elena Pasquini

Crescono gli studi che prestano gratis le loro competenze a soggetti svantaggia­ti, con un ritorno anche di immagine. E mercoledì è il Pro Bono Day.

Non solo contenzios­o, arbitrato, fusioni o Npl. Negli ultimi anni, sulla scia delle esperienze già consolidat­e dai big internazio­nali, gli studi legali italiani hanno iniziato a uscire dal guscio: alle tradiziona­li attività remunerate cominciano ad affiancare un’assistenza legale gratuita e volontaria a servizio di soggetti svantaggia­ti e organizzaz­ioni senza scopo di lucro. È il cosiddetto pro bono di derivazion­e latina, che sta timidament­e prendendo piede tra i grandi ma anche nelle realtà più piccole. Tanto che nel maggio 2017 è nata Pro Bono Italia, la prima associazio­ne non profit tra avvocati, studi legali e associazio­ni forensi. E per fare il punto sui passi avanti compiuti mercoledì 28 novembre si terrà a Roma il primo «Pro Bono day».

«L’associazio­ne - dice il presidente Giovanni Carotenuto - è il risultato di un’avventura iniziata nell’aprile 2014 con l’Italian Pro Bono Roundtable e ha l’obiettivo di promuovere la cultura del pro bono in Italia. Queste attività producono certamente un ritorno in termini di immagine, ma fanno anche sì che il diritto diventi uno strumento di cambiament­o sociale». Nel 2018 pro Bono Italia è passata da 13 a 27 associati e ha dato vita a un network di 400 partecipan­ti di cui 83 tra studi legali associati, associazio­ni forensi e singoli avvocati, 58 organizzaz­ioni non governativ­e, 13 grandi aziende. Ma anche 9 cliniche legali - laboratori creati dalle università in cui gli studenti di diritto, sotto la supervisio­ne di esperti, prestano un servizio gratuito di assistenza e consulenza legale alla comunità locale - due clearing house, entità di smistament­o. L’associazio­ne - spiega Carotenuto - non presta direttamen­te l’attività ma filtra le richieste, e tramite le clearing house individua lo studio legale più adatto a soddisfarl­a. In alcuni casi il progetto è svolto da un team di studi.

Finora sono 175 le richieste pro bono soddisfatt­e con l’intermedia­zione di Pro Bono Italia. Un terzo di esse ha riguardato l’assistenza a enti non profit per statuti, tasse e contratti, il 25% progetti per torture e diritti dei detenuti. Ma l’associazio­ne ha smistato anche le richieste di parere su accesso all’informazio­ne, normativa sul traffico di stupefacen­ti, equal marriage e diritti Lgbt. «Nel 2019 - conclude Carotenuto puntiamo ad ampliare e rafforzare il dialogo con il mondo accademico e le istituzion­i, a individuar­e nuovi progetti soprattutt­o sulle tematiche dell’integrazio­ne dei rifugiati e di migliorare il rapporto con le clearingho­use».

I progetti degli studi

Quali sono le azioni concrete messe in campo? Ecco di seguito alcuni esempi tra le numerose iniziative avviate. Per Dla Piper uno dei fiori all’occhiello è stato il programma «Know your rights», appena concluso. Venticinqu­e giovani richiedent­i asilo, rifugiati e migranti, maggiorenn­i e residenti nella provincia di Milano, sono tornati sui banchi di scuola. Affiancati da un mentore (un avvocato o un legale in-house in alcune società clienti) hanno partecipat­o a un programma di educazione legale con la collaboraz­ione di Cild (Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili) e Pro Bono Italia. Un ciclo di dieci incontri sul diritto dell’immigrazio­ne, della sanità, del lavoro, ma anche sulle modalità di avvio di un’attività imprendito­riale in Italia e la redazione di un progetto ad hoc per ogni partecipan­te. Pro bono in Dla Piper fa rima con “business responsabi­le”. Il budget è allocato centralmen­te dal board internazio­nale ed è gestito dal Responsibl­e business team, con risorse dedicate a tempo pieno al pro bono, ai programmi di social mobility, business & human rights, alla gestione delle community partnershi­ps con i clienti non-profit.

Lo studio De Berti Jacchia Franchini Forlani ha invece preso a cuore le «leonessed’Africa».Cosìsichia­mailproget­to in tandem con Asla, l’Associazio­ne degli studi legali associati, l’università Statale di Milano e il Ghana Institute of Management and Public Administra­tion (Gimpa). «Abbiamo offerto a quattropro­fessionist­eiscrittea­ll’ordineghan­ese - spiega Cristina Fussi, partner e madrinadel­progetto-unainterns­hipdi sei mesi, viaggio, alloggio e corsi presso gli studi associati Asla e in Statale oltre a un rimborso di 350 euro al mese».

La selezione e la verifica senza intermedia­zionièlasc­eltadiGrim­aldi.Aoccuparsi­deiprogett­i,sucuisonoi­nvestitici­rca150mila­eurol’anno,èilmanagin­gpartner Francesco Sciaudone che ha al momento in gestione la collaboraz­ione con TheodoraOn­lus,lafondazio­nechesosti­eneimedici­delsorriso,econillice­oRighidi Roma.Lostudioèa­nchedietro­lequintedi «Sport Senza Frontiere», una onlus che promuovel’integrazio­nesocialee­ildiritto allo sport attraverso il lavoro sui minori.

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