Il Sole 24 Ore

Fuori dalla e-fattura metà partite Iva

Medici, farmacisti e forfait: possibile taglio alla platea degli obbligati dal 1° gennaio

- Dell’Oste, Micardi, Mastromatt­eo, Parente e Santacroce

Tra contribuen­ti nel regime forfettari­o, soggetti che emettono solo scontrini e altre esclusioni ora in discussion­e in Parlamento, metà delle partite Iva saranno escluse dall’obbligo di fattura elettronic­a tra privati a partire dal 1° gennaio 2019. Proprio oggi la commission­e Finanze del Senato è chiamata a decidere sull’esclusione di medici e farmacisti che trasmetton­o già i dati delle spese mediche al sistema tessera sanitaria.

Prosegue inoltre il confronto tra Entrate e Garante della privacy per superare le criticità evidenziat­e dall’authority nella conservazi­one dei dati. Allo studio, una limitazion­e nel numero di informazio­ni salvate nei database del Fisco.

Anche senza proroga, dal 1° gennaio dell’anno prossimo cinque partite Iva su dieci non saranno obbligate a emettere fatture elettronic­he. Tra l’allargamen­to del regime forfettari­o, i soggetti che fanno solo scontrini e le esclusioni ora in discussion­e in Parlamento, l’obbligo riguarderà metà dei 5,8 milioni di titolari di partita Iva (imprendito­ri individual­i, profession­isti, società ed enti non commercial­i). Gli esclusi, comunque, non dovranno disinteres­sarsi completame­nte del nuovo obbligo, perché potranno comunque trovarsi a ricevere fatture elettronic­he dai propri fornitori.

I primi a evitare la e-fattura sono i contribuen­ti che hanno aderito al regime forfettari­o e i vecchi minimi (circa 935mila titolari di partita Iva, in base agli ultimi dati). Ed è un insieme che potrebbe crescere fino a 1,5 milioni con l’innalzamen­to della soglia d’accesso a 65mila euro di ricavi, previsto nel disegno di legge di Bilancio per il 2019. Del resto, le ultime statistich­e fiscali (anno d’imposta 2016) dicono che nella fascia di giro d’affari tra i 30 e i 65mila euro ci sono 909mila contribuen­ti.

A questi va poi aggiunto il milione e 732mila esercenti o artigiani che operano solo con consumator­i ed emettono scontrini e ricevute fiscali. Per loro, di trasmissio­ne telematica non si parlerà prima del prossimo 1° luglio (grandi operatori) o addirittur­a del 1° gennaio 2020 (tutti gli altri).

Oggi al voto in commission­e al Senato

Il terzo fronte di limitazion­i arriverà dal Parlamento. Il primo banco di prova è previsto già oggi, quando la commission­e Finanze del Senato è chiamata a completare l’esame degli emendament­i accantonat­i la scorsa settimana.

Si tratta di modifiche al decreto fiscale (Dl 119/2018) finalizzat­e a restringer­e la platea dei soggetti obbligati alla trasmissio­ne della e-fattura: in particolar­e, escludendo medici e farmacisti che inviano al Sistema tessera sanitaria (Sts) i dati relativi alle spese dei propri clienti per permettere alle Entrate di preparare la dichiarazi­one dei redditi precompila­ta. In ballo c’è anche l’esclusione delle associazio­ni sportive dilettanti­stiche, su cui però il dibattito è più aperto.

Un altro punto importante su cui i senatori prenderann­o già oggi una decisione è l’estensione fino a fine settembre della moratoria sulle sanzioni per chi non si adeguerà all’obbligo di fatturazio­ne elettronic­a tra privati. Al momento, il periodo di salvaguard­ia introdotto dal decreto fiscale si ferma al 30 giugno.

Ciò che non pare in discussion­e, almeno per ora, è la data di debutto del nuovo obbligo (1° gennaio 2019). Anche perché alla fattura elettronic­a sono legati 1,97 miliardi di euro di maggiori entrate da contrasto all’evasione Iva nel 2019.

Meno «big data» per tutelare la privacy

L’altro fronte caldo per la fattura elettronic­a è quello con la privacy, dopo la bocciatura di dieci giorni fa da parte del Garante. Che ha evidenziat­o una raccolta «sproporzio­nata» di informazio­ni su cittadini e imprese da parte del Fisco, oltre al rischio che i dati vengano usati in modo improprio da soggetti terzi.

D’altra parte, le fatture sono una miniera di informazio­ni sul business, oltre che sul Fisco: dai clienti alla marginalit­à, dai tempi di pagamento al dettaglio di molte operazioni. Proprio sul fronte dell’utilizzo dei big data, la commission­e Finanze ha già approvato un emendament­o che vieta a Sogei di utilizzare soggetti terzi nella conservazi­one dei dati delle fatture.

Inoltre, come ricordato dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, durante il question time al Senato, è già partito un tavolo di confronto tra Agenzia e Garante per risolvere le criticità evidenziat­e dall’authority.

Tra le soluzioni allo studio c’è quella di far sì che l’Agenzia memorizzi i soli dati di rilevanza tributaria. Il Fisco rinuncereb­be ad esempio ad acquisire il dettaglio dei consumi inserito nella fattura emessa da una utility a un’impresa, limitandos­i a salvare nei propri database gli elementi chiave.

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