Il Sole 24 Ore

Cultura e turismo fanno rinascere 207 beni statali

Valgono 600 milioni di euro i cespiti storico-artistici statali già consegnati ai Comuni, a cui vanno aggiunte altre 46 strutture del Demanio e 19 della Difesa

- Bruno e Cherchi

Sono 207 i beni statali inutilizza­ti rinati o in via di farlo grazie a programmi di valorizzaz­ione turistico-culturale. È l’effetto combinato del federalism­o culturale, che ha trasferito agli enti locali 142 cespiti, del progetto «Cammini e percorsi» che ha finora coinvolto 46 beni del Demanio e dell’iniziativa «Valore Paese» che ha messo a disposizio­ne 19 fari della Marina.

RIFORMA DEL FALLIMENTO

Chissà se l’espression­e «federalism­o culturale» dirà qualcosa alle centinaia di giovani che la notte di San Silvestro si accampano sotto il Faro di Punta Palascia per essere i primi a vedere l’alba del nuovo anno. Ma se la torre ottocentes­ca di Otranto (Lecce), destinata a ospitare gli alloggi della Marina militare, è stata restituita alla collettivi­tà, lo deve a quel percorso di trasferime­nto, dal centro alla periferia, dei “gioielli” statali avviato nel 2010 e che ha interessat­o 142 beni. A cui aggiungere - sempre in un’ottica di valorizzaz­ione turistico-culturale - i 19 fari della Difesa e i 42 beni del Demanio. Per un totale, al momento, di 207 strutture.

I 142 beni del federalism­o culturale hanno un valore “di libro” di 600 milioni, che pare destinato a crescere per gli investimen­ti (in alcuni casi milionari) di valorizzaz­ione da parte degli enti locali. A volte in tandem con i privati. Numeri anche questi da tenere presenti quando si parla di dismission­i immobiliar­i come il governo gialloverd­e ha iniziato a fare immaginand­o di portare a casa 18 miliardi.

La mappa dei beni

Avviato dal decreto legislativ­o 85/2010 insieme al federalism­o demaniale ordinario, quello culturale ha incontrato da subito un maggiore interesse degli enti locali. Complice una situazione di partenza più appetibile, visto che si tratta di immobili di pregio storico-artistico. Il territorio più interessat­o si è rivelato il Veneto con 26 trasferime­nti, davanti alla Liguria (25) e all’Emilia Romagna (22). Quelli arrivati al traguardo finora sono 11. Tra cui spiccano, oltre al faro di Punta Palascia: il Castello Aragonese di Otranto che oggi è un museo, la casa di Boccaccio a Certaldo (Firenze) e quella del Cucò a Teglio (Sondrio) che ospitano due bibliotech­e, le ex Scuderie reali di Villa Favorita che contribuis­cono a dare lustro al “miglio d’oro” di Ercolano (Napoli).

Il quadro dei restanti 131 beni in corso di valorizzaz­ione è variegato. Per alcuni (l’ex Castello Abbaziale Sant’Ambrogio di Torino o i teatri Testoni a Bologna e La Pergola a Firenze) la conclusion­e del progetto è alle porte e le attività - ricettiva per i primi e culturali per i secondi - sono già possibili. Per altri è consentito un utilizzo almeno parziale (Palazzo Farnese a Piacenza o la Torre ex Stazione Vedetta di Diamante). In rari casi, invece, siamo ancora alle prime battute. O perché il Comune non ha i fondi, come per l’ex riformator­io Filangieri di Napoli, chiuso da 20 anni. O perché lo stabile è inagibile per le conseguenz­e post-sisma, come l’ex stazione ferroviari­a di Capigliano (L’Aquila).

Gli altri programmi in corso

Un altro filone di riconversi­one di beni statali è quello attivato dal Demanio e dalla Difesa. Il primo intervento, insieme a Beni culturali ed enti locali, è stato ribattezza­to «Cammini e percorsi» perché si propone di valorizzar­e gli immobili dimessi che si trovano lungo cammini e ciclovie. Il tema di fondo è quello del turismo lento. Sono già stati chiusi due bandi e altrettant­i sono previsti per il 2019. Al momento sono stati messi a gara 46 beni demaniali: 11 sono stati aggiudicat­i in concession­e gratuita per nove anni e quattro in concession­e di valorizzaz­ione (affitto di 50 anni, a fronte di un canone che per i beni assegnati è di complessiv­i 60mila euro l’anno). C’è, poi, il filone dei fari della Marina militare messi a gara da Difesa servizi Spa. A oggi ne sono stati resi disponibil­i 19, di cui 10 aggiudicat­i, mentre per 4 l’iter si sta perfeziona­ndo. I fari già in concession­e (contratto di 19 anni) assicurano allo Stato un canone di 450mila euro l’anno, a cui bisogna aggiungere un risparmio per la Difesa, in termini di manuntenzi­one, di un altro mezzo milione circa. Due fari - Capofaro sull’isola di Salina e Punta Fenaio al Giglio - sono già stati riconverti­ti in strutture turistiche e hanno aperto. In stand by, invece, il progetto di Anas di cessione delle case cantoniere dismesse, da trasformar­e in punti di ristoro e accoglienz­a lungo le rotte del turismo lento.

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Nuova vita. Beni coinvolti dal federalism­o culturale e dal progetto “Valore Paese fari” della Difesa: dall’alto in basso, il faro di Punta Fenaio al Giglio, il Castello aragonese di Otranto, l’abbazia di San Galgano (Chiusdino) e l’ex Caserma Cavalli (Torino)
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