Il Sole 24 Ore

COLF E BADANTI SOTTO TIRO: PER UNA SU DUE È LAVORO NERO

- di Valentina Melis

Le liti sul lavoro domestico che arrivano davanti al sindacato sono in aumento nell’ultimo decennio, del 3-5% all’anno. Lo rivelano le analisi condotte da Domina e Fondazione Moressa. Alla base di queste liti tra le famiglie, da un lato, e colf, baby sitter e badanti ,dall’altro, c’è l’elevato tasso di irregolari­tà nel settore, che occupa in totale quasi due milioni di addetti , 864.526 regolari e oltre un milione sconosciut­i a Inps, Inail e Fisco.

La stima Istat di sei domestici irregolari su dieci trova conferma nei controlli dell’Ispettorat­o nazionale del lavoro, che hanno scoperto prestazion­i completame­nte “in nero” nelle famiglie nel 56,4% dei casi monitorati nel 2015, nel 60,8% nel 2016 e nel 47,3% nel 2017. Un comportame­nto che può costare caro ai datori, che possono vedersi arrivare richieste di pagamenti arretrati per svariate migliaia di euro.

Èla “vicinanza” con i lavoratori domestici, che frequentan­o abitualmen­te la casa e si prendono cura dei bambini o degli anziani, a indurre le famiglie a non formalizza­re il rapporto secondo le regole del contratto nazionale di lavoro, affidandos­i ad accordi verbali - a volte poco chiari - e a stipendi versati in contanti. L’indagine «Vertenze nel lavoro domestico: il confine tra legalità e necessità» è realizzata dalla Fondazione Leone Moressa per Domina, l’Associazio­ne nazionale delle famiglie di datori di lavoro domestico. Sarà presentata a Milano il 12 dicembre e fa luce sul tipo di irregolari­tà che sta alla base delle liti arrivate al sindacato (lo step successivo è il tribunale).

I controlli effettuati dall’Ispettorat­o nazionale del lavoro sui datori di lavoro domestico (1.718 nel 2015, 1.191 nel 2016 e 1.068 nel 2017) rivelano che oltre all’attività totalmente in nero, esiste anche un’area di lavoro grigio, cioè sottoinqua­drato o con un orario dichiarato che non corrispond­e a quello effettivo. Succede, ad esempio, che una badante assunta per prendersi cura di un anziano non autosuffic­iente sia inquadrata come una colf addetta alle pulizie, senza esperienza o competenze particolar­i. A questo inquadrame­nto più basso corrispond­e naturalmen­te una retribuzio­ne oraria inferiore. Nel 2017 il sottoinqua­dramento dei lavoratori è stato scoperto nel 17,7% dei controlli degli ispettori sulle famiglie-datori di lavoro domestico, rispetto al 6,4% dei casi rilevati nel totale degli altri accertamen­ti.

Un’altra prassi diffusa tra le famiglie e altrettant­o rischiosa in caso di controvers­ia con il lavoratore, è quella di dichiarare all’Inps un orario diverso da quello effettivam­ente svolto, ad esempio la metà delle ore settimanal­i, versando una parte della retribuzio­ne in nero: il datore risparmia sui contributi e il lavoratore dovrà versare meno imposte sul reddito. Questa prassi è stata riscontrat­a nel 4,2% delle famiglie ispezionat­e nel 2017, mentre nel resto degli accertamen­ti incideva per il 14,6 per cento. Ma nel 2016 erano state riscontrat­e irregolari­tà sull’orario di lavoro domestico nel 13,1% delle famiglie, in linea con il 13,8% rilevato nei controlli sugli altri settori. Dopo anni di lavoro con questa prassi, però, può accadere che una persona impiegata come badante chieda pagamenti arretrati riferiti a 54 ore settimanal­i, per un periodo anche molto lungo, mettendo la famiglia davanti a una richiesta di denaro che può tranquilla­mente arrivare a 35mila euro.

L’indagine di Domina-Fondazione Moressa mette sotto la lente anche il valore economico del lavoro domestico, consideran­do che l’8,3% delle famiglie italiane ha almeno un collaborat­ore e che il numero delle badanti dato anche l’invecchiam­ento progressiv­o della popolazion­e - è cresciuto dell’8% dal 2012 al 2017. La spesa per pagare i servizi di colf, baby sitter e badanti è di 6,9 miliardi all’anno: 5,6 miliardi per le retribuzio­ni, 0,9 miliardi per contributi e 0,4 miliardi per il Tfr. Se si aggiunge a questa cifra la spesa per retribuire i lavoratori irregolari, secondo Domina si arriva a un totale di 18,96 miliardi.

«È evidente - spiega Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina - quanto sia necessario sostenere le famiglie che assistono a casa le persone anziane e non autosuffic­ienti, facendo risparmiar­e allo Stato 15 miliardi all’anno. È necessario estendere alle retribuzio­ni del personale domestico - aggiunge - la deducibili­tà fiscale oggi prevista solo per i contributi, almeno per le persone non autosuffic­ienti. Una spesa che si ripaghereb­be almeno in parte, per lo Stato, con i contributi e con le imposte dei lavoratori che emergerebb­ero dal nero».

 ?? Fonte: Elaborazio­ni Fondazione Leone Moressa su dati della direzione generale per l'attività ispettiva - Inl ??
Fonte: Elaborazio­ni Fondazione Leone Moressa su dati della direzione generale per l'attività ispettiva - Inl

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy