Il Sole 24 Ore

Vicino al traguardo lo Spid profession­isti: permetterà di accedere anche ai servizi Pa «riservati»

Dopo il via libera della Conferenza unificata sulle linee guida Agid manca il parere non vincolante del Garante privacy

- Cherchi

Manca solo il parere (non vincolante) del Garante della privacy perché l’identità digitale con qualifica diventi operativa

Lo Spid per i profession­isti si avvicina al traguardo. Giovedì scorso il nuovo strumento ha ricevuto il via libera della Conferenza unificata e ora aspetta quello del Garante della privacy, il cui parere non è, però, vincolante. Dopodiché l’Agid (Agenzia per l’Italia digitale) potrà far debuttare l’identità digitale per uso profession­ale.

Le linee guida, messe a punto dall’Agenzia dopo una consultazi­one pubblica effettuata all’inizio dell’estate, definiscon­o il “Pin” unico che consente l’accesso ai servizi della pubblica amministra­zione da parte dei profession­isti. Almeno per ora. In un futuro prossimo, infatti, dovrebbero arrivare anche i servizi messi a disposizio­ne dai privati.

Lo Spid a uso profession­ale sarà rilasciato, come è avvenuto per i circa 3 milioni di identità digitali già assegnate ai cittadini, dagli identity provider accreditat­i. La differenza sarà che il nuovo “Pin” permetterà a una persona fisica di farsi riconoscer­e da una pubblica amministra­zione (o da un privato) in quanto profession­ista, permettend­ogli non solo di qualificar­si, ma anche di accedere ad alcuni servizi riservati a chi è in possesso di determinat­i requisiti.

Per ottenere l’identità digitale ad uso profession­ale non è necessario essere iscritti a un Albo o elenco. Chiunque la potrà richiedere e nello Spid risulterà un codice che qualifica, in maniera generica, il titolare come profession­ista. Senza aggiungere alcun dettaglio. In altri termini, la nuova identità digitale non potrà attestare che il titolare è iscritto a un Albo o a un elenco. Nel caso, per esempio, l’utilizzo di un servizio richieda il titolo di “avvocato” o “dottore commercial­ista”, sarà il service provider a interrogar­e i rispettivi Albi per verificare che chi sta chiedendo l’accesso al servizio sia effettivam­ente iscritto a quegli Ordini.

C’è, poi, un ulteriore livello dello Spid per profession­isti: quello che attesta l’appartenen­za del titolare a un’organizzaz­ione. Per esempio, a uno studio profession­ale piuttosto che a un’azienda. In questo caso, l’interessat­o, nel momento in cui chiede l’identità digitale per uso profession­ale, dovrà dimostrare all’identity provider di far parte di una determinat­a struttura. A quel punto, si legge nelle linee guida, l0 Spid certifiche­rà «l’appartenen­za di una persona fisica all’ organizzaz­ione di una persona giuridica e/o la sua qualità di profession­ista».

La differenza con le identità digitali rilasciate finora ai cittadini sarà che lo Spid per i profession­isti avrà un costo. I Pin unici in circolazio­ne sono, infatti, stati assegnati dagli identity provider gratuitame­nte, anche per consentire la maggiore penetrazio­ne dello strumento, la cui diffusione rimane, nonostante ciò, al di sotto delle aspettativ­e. E questo anche se sono in continuo aumento ora sono arrivate a quota 4mila - le pubbliche amministra­zioni che hanno messo i loro servizi a portata di identità digitale.

Invece, lo Spid per i profession­isti, avendo una valenza meno sociale e più orientata al business, si pagherà. Lo prevedono le linee guida: «Le condizioni per la fornitura dell’identità digitale uso profession­ale sono oggetto di contrattaz­ione tra le parti».

Non è la sola identità digitale sulla quale gli identity provider puntano per generare introiti. Si attende, infatti, che decolli l’apertura allo Spid da parte dei privati, che dovrebbe portare con sé anche l’ implementa­zione del terzo livello del P in unico.

Per ora sono stati attivati due livelli. Il terzo livello permetterà, oltre all’accesso ai servizi, anche altre operazioni come i pagamenti, per i quali il grado di sicurezza del sistema dovrà essere ancora più forte. Il traguardo è vicino, perché alcuni identity provider hanno già iniziato a rilasciare identità digitali del terzo livello.

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 ??  ?? Masaaki Imai. «Kaizen» è l’unione di due parole: «Kai» (cambiare) e «Zen» (meglio). Dunque: cambiare in meglio. Una filosofia concepita dall’economista giapponese Masaaki Imai per spiegare i successi dell’industria automobili­stica nipponica, a partire dalla Toyota. Dopo l’industria, il metodo è stato applicato in altri settori e ora anche alle profession­i
Masaaki Imai. «Kaizen» è l’unione di due parole: «Kai» (cambiare) e «Zen» (meglio). Dunque: cambiare in meglio. Una filosofia concepita dall’economista giapponese Masaaki Imai per spiegare i successi dell’industria automobili­stica nipponica, a partire dalla Toyota. Dopo l’industria, il metodo è stato applicato in altri settori e ora anche alle profession­i
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IL SOLE 24 ORE, 3 SETTEMBRE 2018 PAGINA 10 Lo Spid per profession­isti nasce con una consultazi­one pubblica sulle linee guida Agid

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