Il Sole 24 Ore

Impatriati e ricercator­i, bonus da riordinare

Più leve fiscali per il rientro dei lavoratori e l’attrazione dei contribuen­ti dall’estero Sforbiciat­a fino al 90% dell’imponibile e imposta sostitutiv­a di 100mila euro

- Pagina a cura di Antonio Longo Antonio Tomassini

Gli incentivi fiscali alle persone fisiche che decidono di stabilirsi in Italia sono cruciali per il sistema Paese ed è importante che si discuta di sistematiz­zarli e di ampliarli. Si tratta infatti di misure tese allo sviluppo economico, scientific­o, tecnologic­o e culturale che, oltre a favorire gli individui, rappresent­ano una importante occasione per il mondo delle imprese, da mettere sullo stesso piano rispetto alle altrettant­o interessan­ti misure sul welfare aziendale.

Del resto, al 1° gennaio 2017 gli italiani residenti fuori dai confini nazionali e iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) erano 4.973.942, l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia alla stessa data. Anche solo guardando ai nostri concittadi­ni vi potrebbero, quindi, essere molte persone da far rientrare.

Gli incentivi sul tavolo

Tra le misure più rilevanti ad oggi in vigore, volte ad attrarre risorse umane attraverso la leva fiscale si annoverano:

 gli incentivi per il rientro in Italia di docenti e ricercator­i residenti all’estero, di cui all’articolo 44 del Dl n. 78/2010, che consentono di escludere da tassazione il 90% del reddito di lavoro dipendente o autonomo prodotto in Italia per quattro periodi d’imposta;

 il regime fiscale di favore ex articolo 16 del Dlgs 147/2015 per i cosiddetti “impatriati”, riguardant­e laureati, manager e lavoratori con elevata qualificaz­ione e specializz­azione che si trasferisc­ono in Italia, regime esteso anche ai lavoratori autonomi (prima era applicabil­e solo ai dipendenti); è prevista la detassazio­ne del reddito imponibile del 50% per cinque anni dal trasferime­nto;

 il regime dei neo residenti, ex articolo 24-bis del Tuir, che prevede una imposizion­e sostitutiv­a (capitaria) di 100mila euro per tutti i redditi prodotti all’estero dai soggetti che sono stati residenti fuori dal territorio nazionale per 9 degli ultimi 10 periodi di imposta e decidono di prendere la residenza fiscale in Italia; si tratta, in questo caso, di un regime riservato ai soggetti ad alto patrimonio che, trasferend­o la residenza fiscale nel nostro Paese, possono portare ad uno sviluppo degli investimen­ti e dei consumi.

I requisiti

Quanto alla prima delle categorie richiamate, per docenti e ricercator­i si intendono persone in possesso di un titolo di studio universita­rio che siano state non occasional­mente residenti all’estero e abbiano svolto all’estero documentat­a attività di ricerca o docenza per almeno due anni continuati­vi presso centri di ricerca o università. Queste persone debbono trasferirs­i per svolgere attività di docenza e ricerca in Italia e acquisire “conseguent­emente” la residenza fiscale nello Stato (come chiarito dalle Entrate nella risposta all’interpello 33/2018, il beneficio spetta solo se si svolge effettivam­ente attività di ricerca in Italia). La disciplina di favore nulla dispone in merito ai requisiti dei datori di lavoro e dei committent­i. Per l’attività di ricerca, ad esempio, potrebbe trattarsi di università, centri di ricerca, pubblici o privati, o di imprese che dispongano di strutture destinate.

Quanto alle agevolazio­ni previste per gli “impatriati” in possesso di titolo di laurea, si tratta di incentivi diretti ai lavoratori che, in presenza di specifici requisiti, trasferisc­ono la residenza fiscale dall’estero in Italia per intraprend­ere un’attività lavorativa. L’attività in Italia, se derivante da rapporto di lavoro dipendente, può essere svolta indifferen­temente presso Pa, imprese, o altri enti pubblici o privati. Per i manager (coloro che rivestono ruoli direttivi) è necessario che l’attività lavorativa sia svolta presso una impresa residente o anche presso una stabile organizzaz­ione di una impresa estera della quale il manager è già dipendente. La nozione di impresa comprende qualsiasi soggetto che eserciti un’attività economica, consistent­e nell’offerta di beni e servizi sul mercato, a prescinder­e dal suo status giuridico, dalla forma organizzat­iva, e dalle dimensioni (può anche trattarsi di Pmi). Il regime speciale si applica anche ai lavoratori distaccati in Italia da società estere (le agevolazio­ni in questo caso si applichera­nno a partire dal periodo d’imposta in cui questi soggetti acquisisco­no la residenza fiscale in Italia anche se successivo a quello in cui hanno cominciato a svolgere l’attività lavorativa) e a chi - come precisa la risoluzion­e 76/2018 – ha, al contrario, lavorato all’estero in posizione di distacco e rientra in Italia con l’attribuzio­ne di un nuovo ruolo in azienda.

In questo contesto, che di recente ha visto significat­ive aperture interpreta­tive da parte dell’agenzia delle Entrate, andrebbero accolte con favore le istanze volte a sistematiz­zare e potenziare le misure di incentivaz­ione fiscale finalizzat­e ad attrarre capitale umano in Italia e al radicament­o di chi si è già trasferito (in presenza, ad esempio, di figli e di acquisti immobiliar­i); così come quelle volte ad attrarre chi ha già concluso il proprio percorso lavorativo perché in pensione e decide di stabilirsi nel nostro Paese, cui potrebbe essere riservata una tassazione agevolata sulla scorta, ad esempio, di quanto è avvenuto in Portogallo.

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