Il Sole 24 Ore

Sui preventivi anche l’incognita anticipazi­oni

Torna a 3/12 il limite ai «prestiti» statali Si tratta sul fondo crediti

- Anna Guiducci Patrizia Ruffini

Gli enti che puntano ad approvare il preventivo entro dicembre devono rispettare il contesto normativo e regolament­are vigente. Le scelte tecnico-amministra­tive e i controlli dei revisori devono pertanto fare riferiment­o al quadro esistente, nonostante la manovra 2019 abbia già indicato cambiament­i di rilievo.

La novità di maggior impatto, per la quale però occorre attendere il varo della legge di bilancio, è la semplifica­zione delle norme di finanza pubblica. Secondo le nuove regole gli enti si considerer­anno in equilibrio con un risultato di competenza a consuntivo non negativo. Gli enti che approvano i documenti contabili entro il 2018 devono tuttavia rispettare le norme attuali sul pareggio e allegare il prospetto di coerenza. Fra le novità che invece preoccupan­o per gli effetti sulle entrate già accertate nei bilanci c’è la pace fiscale prevista nel collegato alla manovra (Dl 119/18). La mancata riproposiz­ione del blocco tributario allenta le tensioni sulle entrate correnti, rispetto alle quali è peraltro allo studio la proposta della «nuova Imu», per superare il doppione Imu-Tasi.

Chi prepara oggi i bilanci non può nemmeno prevedere la maggiorazi­one Tasi. Ed a legislazio­ne vigente non è possibile neanche iscrivere fra le entrate il contributo Imu-Tasi che nel 2018 quotava 300 milioni di euro. Sulle comparteci­pazione al recupero dell’evasione erariale, l’articolo 4, comma 8-bis del Dl 193/2016 prevede il riversamen­to a favore dei Comuni, fino al 2019, del 100% di gettito incassato dallo Stato, mentre dal 2020 la percentual­e tornerà al 50%. Costeranno di più anche le estinzioni anticipate di mutui e prestiti, per le quali non viene rifinanzia­to il fondo, previsto dall’articolo 9-ter del Dl 113/2016, che nel 2018 aveva una dotazione di 48 milioni di euro.

Per il 2019 e 2020 si potranno utilizzare senza vincoli di destinazio­ne, quindi anche per la spesa corrente, le risorse derivanti da operazioni di rinegoziaz­ione di mutui.

Sempre sull’equilibrio corrente, fino al 2020 potranno essere usati anche i proventi da alienazion­i patrimonia­li, anche se derivanti da azioni o piani di razionaliz­zazione. Il comma 866 della legge 205/2017 stabilisce infatti, dal 2018 al 2020, la possibilit­à di utilizzo di queste risorse per finanziare le quote capitali dei mutui o dei prestiti obbligazio­nari in ammortamen­to nell’anno o in anticipo rispetto all’originario piano di ammortamen­to, a condizione che sia data dimostrazi­one, con riferiment­o al bilancio consolidat­o dell’esercizio precedente, del rapporto superiore a due tra totale delle immobilizz­azioni e debiti da finanziame­nto. Inoltre gli enti non devono prevedere incrementi di spesa corrente ricorrente ( prevista a regime e quindi non limitata ad uno o più esercizi) e devono essere in regola con gli obblighi di accantonam­ento al Fcde, che prevedono quote minime dell’85, 95 e 100 per cento nel triennio 2019/21. Tra le partite correnti ci saranno anche i rinnovi contrattua­li, stimati intorno all’1,3 per cento del monte salari rivalutato.

Dal 2019 torna il limite dell’anticipazi­one di tesoreria pari ai 3/12 delle entrate correnti accertate nel penultimo esercizio, Fino al 31 dicembre 2018 era stato elevato a 5/12.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy