Sul «payback» farmaceutico imprese pronte al dialogo
Scaccabarozzi: «Siamo disponibili a discutere e pagare ciò che è giusto»
«Il miglior modo per risolvere un problema è la volontà di risolverlo e io garantisco che da parte delle imprese la volontà c'è tutta. Siamo disponibili al dialogo e a pagare ciò che è giusto». È questa la prima risposta del presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, alla proposta del ministero della Salute, illustrata ieri da Il Sole 24 Ore, che prevede di introdurre – probabilmente in un emendamento alla legge di Bilancio - un nuovo metodo di calcolo del payback, più semplice e legato alle fatturazioni elettroniche, basato sulle quote di mercato e non più sul budget company, che ha generato negli anni una mole di contenziosi.
«Abbiamo sempre chiesto una semplificazione del sistema – ribadisce Scaccabarozzi – quindi direi che ci siamo. Avremmo gradito che i fondi destinati alla farmaceutica rimanessero nel settore. Sappiamo infatti bene che nella convenzionata (spesa in farmacia ndr) ormai sono un paio d'anni che non si usano tutte le risorse. Quindi se non sono impiegate per rimodulare il tetto per la spesa ospedaliera, che invece è costantemente sforato perché sottodimensionato, di fatto c'è una sottrazione di finanziamenti. Ci auguriamo che nel percorso verso una soluzione ci sia questo». Sul pregresso, la proposta del ministero si limita a ribadire che va pagato il dovuto, con la clausola di salvaguardia che blocca il tetto della spesa ospedaliera al livello del 2018 – slegandolo dal rifinanziamento del Fsn - se i vecchi debiti non saranno saldati e con la possibilità per le regioni di stornare il dovuto dai pagamenti delle forniture di farmaci. «È giusto se viene provato che l'azienda non paga perché non vuole pagare, ma se il tribunale le ha detto che non deve, non possono stornare una cifra che non è dovuta». E l'incentivo del rifinanziamento del Fsn, potrebbe non bastare. «Bisogna vedere come viene distribuito. Se va ancora sulla convenzionata, resta inutilizzato. Se va tutto sulla diretta ospedaliera, il comparto resta comunque sottofinanziato a fronte di un ripiano che supera il miliardo», spiega il presidente di Farmindustria. Sul payback pregresso il problema è veramente complesso e l'unica soluzione, secondo Farmindustria, è quella di sedersi e confrontarsi, con il Governo e le Regioni, per trovare una soluzione positiva. Anche se sul 2013-15 un emendamento al dl fisco potrebbe risolvere il problema rendendo efficaci le transazioni già siglate con la sola sottoscrizione dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa).
«Il 2013-15 è di fatto chiuso – sottolinea Scaccabarozzi - e lo abbiamo pagato seguendo le direttive di legge. Sul 2016 c'è invece un divario tra quanto richiesto e quanto abbiamo dato. Ma il problema è che l'ultima legge di bilancio del 2018 ha legato il riscatto del 2013-15 alla chiusura del 2016. Il risultato è che al Mef sono bloccati 900 milioni del 2013-15 che abbiamo già versato ma che non possono essere distribuiti nei bilanci delle regioni. Sul 16 e 2017, l'industria vuole pagare il giusto, sugli sforamenti corretti e con una metodologia corretta. Abbiamo entrambi la volontà di andare nella stessa direzione. L'unica soluzione è nel confronto. Per aprire un futuro nuovo fatto di buona governance», conclude il presidente di Farmindustria.
Giudizio positivo anche da Assogenerici, l'associazione delle industrie produttrici di farmaci equivalenti e biosimilari, sul nuovo metodo per quote di mercato. «Ma la riforma tratteggiata dal ministero - sottolinea il presidente Enrique Häusermann - sembra però celare possibili rischi a carico del comparto dei farmaci off patent, in particolare generici e biosimilari. Questo è un elemento di gravissima preoccupazione. L'argomento meriterebbe un confronto più approfondito in cerca di soluzioni adeguate».