Cassa dottori commercialisti, la professione oltre la crisi
La popolazione aumenta dell’1,67%, tra i giovani si conferma la prevalenza di donne - Redditi in ripresa ma restano sensibili differenze sul territorio
Crescono anche nel 2017 gli iscritti alla Cassa nazionale dei dottori commercialisti, così come crescono reddito e fatturato. Per la prima volta, però, si registra un calo, leggero, dei giovani neo iscritti. Nell’ultimo anno, secondo i dati della Cassa, gli iscritti sono aumentati di 1.105 unità, e sono arrivati a quota 67.365. Anche i pensionati aumentano: alla fine del 2017 hanno raggiunto le 7.654 unità. In percentuale la crescita degli iscritti, pari all’1,64%, è più bassa di quella dei pensionati (5,2%). Questo andamento si riflette sul rapporto tra iscritti e pensionati, che oggi è pari all’8,8% mentre nel 2016 era dell’9,1. Nel 2003 questo rapporto ha raggiunto l’apice con 10,7 commercialisti attivi per ogni pensionato; da allora questo indice si è un po’ ridotto. Se però si guarda al 1994 lo scenario cambia, il rapporto era di 5,4 e per 19 anni consecutivi è cresciuto.
La platea degli iscritti
Nonostante aumentino i neo iscritti, gli under 30 erano 2.670 nel 2016 e nel 2017 sono scesi a 2.621. Il calo è molto contenuto (meno 49 unità), ma va tenuto d’occhio perché è la prima volta che accade nella Cassa dottori. Non è un caso che la Cassa lo scorso anno abbia deliberato interventi in aiuto dei più giovani, come agevolazioni per la copertura assicurativa, incentivi per aprire lo studio e per fare network. Tuttavia, il pacchetto è ancora fermo presso i ministeri vigilanti, del Lavoro e dell’Economia (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri).
Molti neo iscritti arrivano poi alla professione in età “matura”. Da un’indagine svolta sull’Albo si è verificato che gli over 40 nel 2012 superavano il 12,2 per cento. Insomma, la popolazione della Cassa risente delle nuove dinamiche del mondo del lavoro per cui alla professione si arriva, più spesso, dopo aver fatto esperienza alle “dipendenze” o dopo aver perso l’impiego.
Restando sulla platea dei più giovani si conferma anche nel 2017 la prevalenza di donne. Si tratta di un fatto noto, che si è verificato per la prima volta nel 2012 e che, da allora, sta crescendo. Tra i 2.621 iscritti fino a 30 anni del 2017, le donne sono 1.347 e gli uomini 1.274. Il sorpasso, è avvenuto cinque anni prima con 837 femmine iscritte contro gli 820 maschi. Siamo comunque ancora molto lontani da una presenza paritaria, nella categoria dove più di due terzi degli iscritti sono maschi (45.660 contro 21.705). La percentuale di under 40 sul totale degli iscritti sta scendendo: era del 37% nel 2010 e oggi è del 26%: la percentuale degli iscritti sotto ai 30 anni è passata dal 3 al 4% mentre una forte contrazione si registra nella fascia compresa tra i 31 e i 40 anni che è passata dal 34% del 2010 al 22% del 2017. Gli over 65 non hanno registrato forti variazioni; erano il 6% otto anni fa e ora sono il 7 per cento. La crescita più significativa è nella fascia di età compresa tra i 51 e i 65 anni, che attualmente raccoglie il 30% degli iscritti, mentre nel 2010 era solo il 18 per cento.
I redditi
La redditività della professione è ovviamente legata al territorio in cui si opera. Fare il dottore commercialista in Lombardia o in Trentino comporta un reddito medio superiore a 120mila euro, contro i 22mila euro della Calabria, la regione che dichiara il reddito medio più basso della categoria.
A livello nazionale il reddito medio del 2017 è stato di 64.020 euro, con un aumento di 866 euro rispetto all’anno precedente. Resta sempre ampia la forchetta dei redditi tra uomini e donne: il reddito medio degli uomini è di 75mila euro, contro i 40mila delle donne. La divaricazione è piuttosto contenuta tra i giovani ma cresce con l’età. E non necessariamente perché le donne, rispetto agli uomini, vengono pagate di meno, questo fenomeno è legato anche al tempo dedicato all’attività che per le donne si riduce quando creano una famiglia. In crescita anche il volume d’affari che in un anno è passato da 112.389 euro a 113.534 euro, anche in questo caso la differenza di genere è marcata: 136mila contro 66 mila. Anche in questo caso il Trentino Alto Adige la fa da padrone con oltre 240mila e la Calabria è fanalino di coda con 45mila euro. L’ente di previdenza dei commercialisti è una cassaforte del risparmio previdenziale della categoria: se dividiamo il patrimonio di Cassa dottori per il numero di iscritti scopriamo che per ognuno c’è un “tesoro” che ammonta a 112.818 euro, in crescita rispetto al 2016 (104.135 euro) e al 2015 (99.074 euro).