Il Sole 24 Ore

Gli asset delle Casse affidati sempre più a profession­isti

La gestione diretta è scesa, lo scorso anno, dal 42 al 37,9%; gli investimen­ti hanno dato un rendimento positivo del 2,5%

- Federica Micardi

Il mondo della previdenza dei profession­isti è in crescita. Dal recente rapporto Adepp, l’associazio­ne che rappresent­a gli enti di previdenza delle profession­i, emerge che il patrimonio delle Casse, in un anno, è cresciuto del 6,2% passando da 80 miliardi a 85,3. Dei 5,3 miliardi in più il 40% è frutto di rendimenti finanziari. L’aumento del patrimonio, tra il 2016 ed il 2017, è dovuto in parte al saldo positivo tra entrate per contributi ed uscite per prestazion­i (3,2 miliardi) e in parte al rendimento positivo degli investimen­ti (pari a 2,5%).

La Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercial­isti è in linea con questo andamento, anche se registra, in realtà, una crescita maggiore. Il patrimonio è passato da 6,9 miliardi del 2016 a 7,6 miliardi del 2017 (+ 9,2%); i ricavi da contributi sono stati 805 milioni di euro e le uscite per pensioni per 272 milioni di euro.

Gli asset delle Casse in questi anni si sono spostati verso una gestione sempre più mediata, un trend che viene confermato nell’ultimo anno. La gestione diretta dal 2016 al 2017 è scesa dal 42% al 37,9%; le attività gestite indirettam­ente sono scese di un punto percentual­e e sono il 19,7% mentre è salita dal 37,3 al 42,4% la gestione affidata a Oicr e a polizze assicurati­ve.

Diverse le percentual­i di Cassa dottori: il patrimonio mobiliare (circa 6,5 miliardi a valore di mercato) è gestito per il 25% direttamen­te e il 75% tramite gestori selezionat­i dalla Cassa con il supporto di tre advisor; il patrimonio immobiliar­e (circa 750 milioni a valore di mercato) è gestito per il 42% in maniera diretta e il 58% in maniera indiretta attraverso fondi immobiliar­i. Il rendimento complessiv­o 2017 del patrimonio, al netto di costi e imposte, è di circa il 4% distinto tra il 4,4% di mobiliare e 1,2% immobiliar­e.

Il regolament­o sugli investimen­ti

L’Adepp nel 2016 si è dotata di un Codice di autoregola­mentazione per tracciare delle regole condivise da seguire nell’investire il patrimonio previdenzi­ale. In realtà si parla da anni di un regolament­o ministeria­le sugli investimen­ti delle Casse – simile a quello che esiste per i fondi della previdenza complement­are - che però, per motivi diversi, ancora non ha visto la luce, se non in forma di bozza.

Per Alberto Oliveti, presidente Adepp, «il decreto deve essere emanato però – mette in guardia - deve avere delle caratteris­tiche che, da un lato, consentano di essere flessibili sul mercato e, dall’altro, rappresent­ino le caratteris­tiche diverse che esistono tra le varie Casse». In effetti il mondo Adepp è un arcipelago con realtà molto diverse, anche dal punto di vista demografic­o, e un insieme di regole troppo rigide non rispettere­bbe le differenze che le contraddis­tinguono. C’è poi la netta distinzion­e tra le Casse privatizza­te con il Dlgs 509/1994 e quelle create con il Dlgs 103/1996 che da subito applicano il sistema di calcolo contributi­vo, e quindi sono in equilibrio “per definizion­e” ma hanno grossi problemi di adeguatezz­a.

Il patrimonio immobiliar­e

Sulle Casse nate con il Dlgs 103, per esempio, non pesa il patrimonio immobiliar­e; le Casse del Dlgs 509, quando erano pubbliche, avevano l’obbligo di investire il loro patrimonio in immobili - all’epoca il pagamento delle pensioni pesava sulla fiscalità generale - e non con criteri di investimen­to attenti alla redditivit­à. Per avere un’idea del peso del mattone basta guardare il caso dell’Enpam (medici) che al momento della privatizza­zione, nel 1994, investiva il 92% delle proprie ricchezze in immobili. «E questi immobili erano soprattutt­o abitativi, destinati a equo canone e per il 50% vincolati per legge alla concession­e affittuari­a alle Forze dell’Ordine - spiega Oliveti nella doppia veste di presidente Adepp ed Enpam - ; in pratica era un tentativo di dare protezione sociale ad alcune categorie».

Quando le Casse sono state privatizza­te si sono portate dietro sia il debito previdenzi­ale che questa dote; per l’esigenza di manutenzio­ni straordina­rie quei patrimoni stanno dando grandi costi gestionali. «Sono immobili riportati nel bilancio civilistic­o al valore storico, per cui danno una redditivit­à apparentem­ente alta spiega Oliveti - ma in realtà la redditivit­à è praticamen­te azzerata».

In merito agli immobili l’”emanando decreto” aveva delle criticità rilevanti, perché prevedeva di portare entro pochi anni il patrimonio immobiliar­e sotto il 5%, una richiesta che per alcune Casse (c’è chi ha un patrimonio immobiliar­e per oltre il 50% degli asset) avrebbe comportato seri problemi di tenuta. Non è il caso della Cassa dottori che ha un patrimonio immobiliar­e inferiore al 10%, molto più basso del 22,7% registrato dalle Casse iscritte all’Adepp.

Le prospettiv­e

Per Oliveti nel futuro degli investimen­ti previdenzi­ali ci sono due nuove importanti leve: Esg (investimen­ti attenti al sociale) e mission releated (investimen­ti al servizio dell’attività). «Gli Esg per evidenti motivi di civiltà e di responsabi­lità sociale» spiega Oliveti. La logica del mission releated va percorsa , secondo Oliveti, perché «se ogni Cassa investe vicino alla propria attività è possibile realizzare al meglio quella possibilit­à di essere motori di crescita come l’Europa ci identifica a livello di profession­i liberali».

L’Adepp potrà agevolare la ricerca tra le Casse di un collegamen­to condiviso per avere un potere d’impatto maggiore e migliore. «Il nostro compito primario è quello di pagare le pensioni - prosegue Oliveti, ma cerchiamo anche di sviluppare il lavoro profession­ale. Questo ragionamen­to si ricollega a una logica di welfare allargato dove lavoro e previdenza sono collegati anche per la creazione di valore nell’ambito del mondo lavorativo non necessaria­mente dell’esercizio profession­ale.

Oliveti: «Fondo di garanzia intercasse possibile solo con una fiscalità di scopo. Serve una legge»

Il fondo intercasse

Di recente il sottosegre­tario al ministero del Lavoro Claudio Durigon è tornato a parlare dell’opportunit­à di un fondo di garanzia intercasse (il primo a lanciare l’idea fu il senatore Maurizio Sacconi nel 2016). Una strada che, secondo Oliveti, è percorribi­le solo in una logica di fiscalità di scopo. «Il presidente di ogni Cassa ha il dovere di investire sui propri iscritti - spiega Oliveti - non è pensabile usare i soldi di una categoria per tutelare l’altra. Serve una legge specifica che stabilisca che una parte della fiscalità delle Casse vada a istituire un fondo di garanzia intercasse gestito, per esempio, dal ministero dell’Economia».

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Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp.Nel futuro degli investimen­ti previdenzi­ali ci sono due nuove importanti leve: gli Esg (investimen­ti attenti al sociale) e gli investimen­ti al servizio dell’attività, (i cosiddetti mission releated)

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