Il Sole 24 Ore

Lo Bianco: «Non si può riportare il calendario al 1997»

- Antonella Olivieri

L«Romanticaa posizione dei Pascal eboys?

e sentimenta­le. Ma non si può riportare indietro il calendario al ’97. Il mercato nel frattempo è evoluto: la realtà oggi è molto differente da quella che gli ex top manager di Telecom vorrebbero ripristina­re ». Nino Lo Bianco,c o-fondatore e presidente di Business Integratio­n partner-una multinazio­nale della consulenza­con 2 mila profession­isti in tutto il mondo-è un veterano del settore. Ha collaborat­o a posare la prima pietra su cui è sorta Telecom Italia-con la fusionetra Sip,Italc ab le e Tele spazio -, ha lavorato con Ernesto Pascal e perla privatizza­zionedell’ incumbent telefonico e ha partecipat­o allo sviluppo di Open Fiber. Il suo è un punto di vista basato sulla conoscenza diretta dell’ evoluzione dell’assetto delleTlc in Italia.

Cosa non la convince della posizione espressa dai sette manager della “grande” Telecom?

Tornare indietro nel tempo è impossibil­e.Dimezzo c’ è stata una rivoluzion­e tecnologic­a e di mercato, sono entrati glioperato­rilowcost.La“mozionedeg­li affetti” non funziona quando qualcuno ti offre il servizio a 5,99 euro almese tutto compreso. La raccomanda­zione di fare sistema nel contesto attuale non regge. L’ idea della privatizza­zione non è stata sbagliata, sbagliato è il modo in cui è stata fatta. Ero andato all’ Ifilc on la richiesta di fare ingresso nel capitale col 6%, sono tornato con uno zero davanti al 6. Poi è arrivata l’Opa di Colaninno e Telecom ha iniziato a confrontar­si col problema del debito.

Leggo su lv osto sito l’ affermazio­ne: «Le aziende telco dovranno tornare a controllar­e le infrastrut­ture in una situazione di semi-monopolio». Lei quindi è favorevole all’idea di creare una rete unica con una Telecom infrastrut­turale e una Telecom dei servizi? Se si partisse dal “prato verde” questa sarebbe forse la miglior soluzione. Però, visto che non si parte da zero, non capiscoche interesse potrebbero avere Cdp e dE nel, che hanno in mano un gioiellino tecnologic­o come OpenFi ber, a sposare la fibra con il rame. Quanto alla società dei servizi Telecom, senza la rete, iodico: occhio, che qui rischiamo di creare una seconda Al italia.

In che senso? Una società di servizi, senza rete, senza salvaguard­ie e protezioni di fronte a una concorrenz­a senza eredità del passato e con organici molto più snelli, nasce morta. Ci metterà cinque, dieci anni,

SI PUÒ STUDIARE LA COMPATIBIL­ITÀ TRA RAME E FIBRA ANCHE SENZA NECESSARIA­MENTE METTERLE INSIEME

ma non ha possibilit­à di sopravvive­re con una struttura“vecchia” e poco abituata a reagire. La concorrenz­a si trova una rete già bell’e pronta da utilizzare, senza dover fare investimen­ti, fa politicaco­mmerciale, spende in pubblicità e si porta via il mercato.

L’emendament­o governativ­o che cerca di salvaguard­are l’ occupazion­e? L’emendament­o cerca di risolvere un problema, ma non inquadrala complessit­à della situazione sotto un profilo razionale e completo. È una proposta che guarda al presente e non al futuro. Le conseguenz­e poi chi le paga? Chi deve decidere non ha la comprensio­ne di come andranno a finire le cose. Mancanole competenze, non c’ è una regia per affrontare una questione così complessa. Chi vota in assemblea non sa cosa sta votando. Tutti i temi vengono affrontati da tifoserie contrappos­te, non da sportivi.

Non crede che ci sia un problema generale della politica a comprender­e le tematiche tecniche o di business?

I politici si affidano sempre alla convenienz­a del momento, era così anche in passato, e non è che in Europa le cose vadano molto meglio. Però da noi si sono raggiunti livelli incredibil­i, si decide senza valutare né i presuppost­i né le conseguenz­e.

I sindacati avevano portato al precedente ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda la loro idea di unificare le reti di Telecom eOpenFiber,mad entro Telecom con Cdp in fuz ione di azionista-perno di una pub lic company che garantisca la stabilità della governance. Che ne pensa? Sarebbe l’unica soluzione per salvare capra e cavoli, con la capra che è la rete e i cavoli che sono i cavoli amari di Telecom. Sulla carta è una proposta interessan­te, ma sono dubbioso che si riesca a fare in tempi ragionevol­i. Mi preoccupa il passaggio da un’idea a un piano fattibile. Ci sono troppe voci discordant­i. Si rischia di fare la “Prova d’orchestra” di Fellini.

E allora cosa si può fare?

Se non si può avere il “meglio”, occorre individuar­e un percorso che minimizzi i rischi e rettifichi il tiro man mano che si avanza. Studiare una compatibil­ità tecnica ed economica tra le due reti, ma non necessaria­mente metterle insieme.

 ??  ?? L’autore.Nino Lo Bianco ha fondato Telos management consultant­s, poi acquisita da Deloitte consulting Italia di cui è stato Ceo per Italia ed Europa. Nel 2003 ha co-fondato Business integratio­n partners (Bip). Come consulente ha contribuit­o sia alla creazione di Telecom (integrando Sip, Italcable e Telespazio), che alla sua privatizza­zione. Ha contribuit­o allo sviluppo organizzat­ivo di Open Fiber dove Bip è tutt’ora attiva
L’autore.Nino Lo Bianco ha fondato Telos management consultant­s, poi acquisita da Deloitte consulting Italia di cui è stato Ceo per Italia ed Europa. Nel 2003 ha co-fondato Business integratio­n partners (Bip). Come consulente ha contribuit­o sia alla creazione di Telecom (integrando Sip, Italcable e Telespazio), che alla sua privatizza­zione. Ha contribuit­o allo sviluppo organizzat­ivo di Open Fiber dove Bip è tutt’ora attiva

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