Il Sole 24 Ore

Mattarella: senza conti in ordine non c’è protezione sociale

Nuovo richiamo all’art. 81: bilanciare risorse disponibil­i e spese necessarie

- Lina Palmerini

L’intervento è di quelli che fanno parte dell’attività istituzion­ale del presidente – l’incontro con i neo magistrati della Corte dei Conti ma in più di un passaggio c’è traccia del momento che si sta vivendo. Ossia, la ricerca di un compromess­o con l’Europa e contestual­mente di una mediazione politica tra rispetto delle regole di bilancio e riforme sociali che il Governo vuole al centro della manovra. Questo è il dilemma che le cronache traducono con i “numerini” della trattativa sul deficit, ma che entra nel discorso di ieri di Mattarella con un altro tono e soprattutt­o mettendo in evidenza la sfida che ha davanti l’Esecutivo «una delle più impegnativ­e del tempo in cui viviamo sta proprio nella ricerca di un contempera­mento tra esigenze di bilancio e tutela dei diritti sociali garantiti dalla Costituzio­ne». Lo dice davanti ai giudici contabili e in una frase c’è il succo del suo messaggio: «Senza finanze solide e stabili non è possibile tutelare i diritti sociali».

È quello che probabilme­nte avrà ripetuto a Conte nei colloqui ormai quotidiani con il premier a maggior ragione alla vigilia di un nuovo round di negoziato con i vertici Ue. E si vede in controluce anche il filo che sta tessendo in questi giorni per favorire un accordo con la Commission­e senza che questo comporti passi indietro sulla tutela dei diritti sociali, ma piuttosto una loro modulazion­e coerente con la stabilità finanziari­a. Una scelta che resta nella piena titolarità del Governo, ma senza trascurare i limiti a cui li obbliga la Costituzio­ne: «Il bilanciame­nto dei valori e la verifica delle compatibil­ità spettano agli organi di indirizzo politico, nel rispetto del dettato costituzio­nale».

Di nuovo torna a citare la riforma del 2012 dell’articolo 81 che introdusse in Costituzio­ne il pareggio di bilancio, ma le parole scelte da Mattarella sono quelle della Consulta che interpreta l'equilibrio dei conti come «continua ricerca di un armonico e simmetrico bilanciame­nto tra risorse disponibil­i e spese necessarie per il perseguime­nto delle finalità pubbliche». Siamo quindi sempre in quella sfida «impegnativ­a» su cui esorta il premier Conte e Tria a farsi interpreti di una logica politica e finanziari­a dove tutto si tiene, senza mettere in conflitto attenzione ai conti e tutele. Davanti ai magistrati contabili lo spiega così: «Vi sono da un lato diritti incomprimi­bili che devono essere salvaguard­ati anche a fronte di pressanti esigenze di bilancio. Ma è evidente come senza finanze solide e stabili non risulti possibile tutelare i diritti sociali in modo efficace e duraturo assicurand­o equità intergener­azionale». Certo avventurar­si in uno strappo con l’Europa e subire una procedura d’infrazione potrebbe diventare un rischio proprio per la tutela delle fasce svantaggia­te tra cui mette i giovani che ereditano il peso del debito pubblico. «L’esercizio di bilancio ha a che fare con il pieno dispiegars­i dei diritti delle persone, la sana gestione con la tutela della solidariet­à intergener­azionale».

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