Mattarella: senza conti in ordine non c’è protezione sociale
Nuovo richiamo all’art. 81: bilanciare risorse disponibili e spese necessarie
L’intervento è di quelli che fanno parte dell’attività istituzionale del presidente – l’incontro con i neo magistrati della Corte dei Conti ma in più di un passaggio c’è traccia del momento che si sta vivendo. Ossia, la ricerca di un compromesso con l’Europa e contestualmente di una mediazione politica tra rispetto delle regole di bilancio e riforme sociali che il Governo vuole al centro della manovra. Questo è il dilemma che le cronache traducono con i “numerini” della trattativa sul deficit, ma che entra nel discorso di ieri di Mattarella con un altro tono e soprattutto mettendo in evidenza la sfida che ha davanti l’Esecutivo «una delle più impegnative del tempo in cui viviamo sta proprio nella ricerca di un contemperamento tra esigenze di bilancio e tutela dei diritti sociali garantiti dalla Costituzione». Lo dice davanti ai giudici contabili e in una frase c’è il succo del suo messaggio: «Senza finanze solide e stabili non è possibile tutelare i diritti sociali».
È quello che probabilmente avrà ripetuto a Conte nei colloqui ormai quotidiani con il premier a maggior ragione alla vigilia di un nuovo round di negoziato con i vertici Ue. E si vede in controluce anche il filo che sta tessendo in questi giorni per favorire un accordo con la Commissione senza che questo comporti passi indietro sulla tutela dei diritti sociali, ma piuttosto una loro modulazione coerente con la stabilità finanziaria. Una scelta che resta nella piena titolarità del Governo, ma senza trascurare i limiti a cui li obbliga la Costituzione: «Il bilanciamento dei valori e la verifica delle compatibilità spettano agli organi di indirizzo politico, nel rispetto del dettato costituzionale».
Di nuovo torna a citare la riforma del 2012 dell’articolo 81 che introdusse in Costituzione il pareggio di bilancio, ma le parole scelte da Mattarella sono quelle della Consulta che interpreta l'equilibrio dei conti come «continua ricerca di un armonico e simmetrico bilanciamento tra risorse disponibili e spese necessarie per il perseguimento delle finalità pubbliche». Siamo quindi sempre in quella sfida «impegnativa» su cui esorta il premier Conte e Tria a farsi interpreti di una logica politica e finanziaria dove tutto si tiene, senza mettere in conflitto attenzione ai conti e tutele. Davanti ai magistrati contabili lo spiega così: «Vi sono da un lato diritti incomprimibili che devono essere salvaguardati anche a fronte di pressanti esigenze di bilancio. Ma è evidente come senza finanze solide e stabili non risulti possibile tutelare i diritti sociali in modo efficace e duraturo assicurando equità intergenerazionale». Certo avventurarsi in uno strappo con l’Europa e subire una procedura d’infrazione potrebbe diventare un rischio proprio per la tutela delle fasce svantaggiate tra cui mette i giovani che ereditano il peso del debito pubblico. «L’esercizio di bilancio ha a che fare con il pieno dispiegarsi dei diritti delle persone, la sana gestione con la tutela della solidarietà intergenerazionale».