Il Sole 24 Ore

«Ecco le carte, tutto regolare» Ma spunta il nodo terreni

Il leader Cinque Stelle: «Prendo le distanze dai fatti di mio padre»

- Vera Viola

«Prendo le distanze dai fatti di mio padre» dichiara Luigi Di Maio. Una marcia indietro rispetto ai giorni scorsi, dopo la brutta grana del lavoro in nero - tra il 2008 e il 2010 - nella Ardima srl, la società fondata dal padre Antonio e dal 2013 di proprietà al 50% del vicepremie­r. Al Restitutio­n day dei consiglier­i regionali abruzzesi il leader pentastell­ato ha aggiunto un altro particolar­e, lasciando intendere che fosse a conoscenza del processo al Tribunale del Lavoro intentato da un ex dipendente privo di contratto. «La causa presentata da un dipendente è contro la vecchia ditta e tra l’altro dà ragione a mio padre in pieno, in primo grado. Una causa che si trasferisc­e alla seconda azienda», di cui lui è socio dal 2013, «come tutti i crediti, debiti, dotazioni e beni strumental­i».

I casi sollevati dall’inviato de Le Iene Filippo Roma sono quattro, tutti risalenti al periodo 2008-2010. Il vicepremie­r M5S è stato anche incalzato con domande relative a quando fu lui ad aver lavorato come operaio nell’azienda di famiglia. Per questo ha pubblicato ieri sul Blogdelles­telle i documenti che attestano la regolarità contrattua­le e retributiv­a di quando lui fu assunto, che però riguardano solo un periodo ristretto: da febbraio a maggio 2008. Il Movimento fa scudo intorno al suo leader. Ma il caso assesta un altro colpo al M5S, sempre più indebolito rispetto alla Lega, in salita costante nei sondaggi. La prospettiv­a di affrontare le elezioni europee di maggio in condizioni di sofferenza comincia a preoccupar­e i vertici.

L’impresa Ardima srl è una piccola azienda edile con sede a Pomigliano d’Arco, il comune in cui la famiglia risiede. Ardima ha avviato l’attività nel 2006 e dà lavoro in media a due dipendenti, con ampliament­i stagionali a seconda delle commesse acquisite. Si occupa per lo più di piccoli lavori privati, costruzion­e e manutenzio­ne di immobili. Ma nell’ultimo anno ha realizzato pochissimi interventi. Sebbene il padre Antonio se ne sia occupato in prima persona, da anni ormai ha lasciato le redini societarie. A Pomigliano si racconta che il padre del vicepremie­r è stato anche molto attivo in politica, militando nel Msi, in una città storicamen­te rossa per la presenza di numerose grandi aziende. E dopo il ’95 è stato tecnico istruttore delle pratiche di condono per conto del comune di Pomigliano che aveva dovuto costituire una sorta di task force allo scopo di evadere le oltre 5mila domande inevase.

Le grane però ora potrebbero riguardare anche i terreni nel comune di Marigliane­lla, di proprietà della famiglia. Questa mattina ci sarà il sopralluog­o sui terreni di Antonio di Maio e Giovanna Di Maio, padre e zia (sorella di Antonio) del vicepremie­r, disposto dal Comune di Marigliane­lla (di cui sono originari) e su cui si sospetta che ci siano tre manufatti abusivi. La polizia municipale, accompagna­ta dai proprietar­i convocati nel comando tra le 9 e le 12, ispezioner­à l’area di corso Umberto. Dopo una breve indagine il caso verrà archiviato oppure gli atti saranno inviati alla Procura della Repubblica di Nola. A quanto sembra, secondo le ricostruzi­oni di questi giorni, il terreno viene acquistato nel 2000, nel 2002 Google Map rileva la presenza di un rudere, nel 2006 compaiono due manufatti e un appartamen­to che potrebbe anche essere abitato. Inoltre, a quanto sembra, sul terreno insiste una ipoteca di Equitalia per il valore di 172mila euro.

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