L’ateneo austriaco di Krems è il nuovo alleato di Mirandola
La tedesca B.Braun ha speso nell’hub modenese 32 milioni L’americana Baxter concentrerà nel distretto la cura per i reni
Arriva oggi a Mirandola una delegazione della Bassa Austria e dell’Università di Krems per toccare con mano il salto di tecnologia e di competenze che il distretto modenese ha compiuto negli ultimi sei anni. Da quando il sisma ha quasi raso al suolo il più importante polo europeo dei dispositivi monouso, nato nel 1962 con Mario Veronesi che fondò in un garage Miraset, capostipite di un distretto cresciuto per gemmazione attorno alla dialisi. Oggi un ecosistema all’avanguardia in diversi segmenti delle scienze per la vita (oltre a dialisi, cardiochirurgia, anestesia, rianimazione, nutrizione, oncologia, medicina rigenerativa) grazie a una filiera di oltre 100 aziende – capitanate dalle multinazionali Medtronic, Livanova, Baxter, B.Braun Avitum, Fresenius Kabi – con 4.500 addetti e 1 miliardo di fatturato, per il 60% export. Un distretto già ritornato ai livelli di produzione pre-sisma, con un trend stimato quest’anno attorno al +5% (+4,2% l’export a metà 2018, secondo il Monitor Intesa Sanpaolo), seppure con segnali di rallentamento.
L’impegno per ricostruire il distretto e trattenere le multinazionali (non una ha delocalizzato) ha consolidato un’unità di intenti trasversale a tutte le forze politiche, economiche e sociali che lo ha reso più competitivo: le fabbriche sono più belle esteticamente, più sicure sismicamente, più sostenibili ambientalmente e più competitive alle Attività produttive con delega alla ricostruzione, Palma Costi.
Se alla Regione va il merito di aver investito con lungimiranza su scuole e ricerca, è grazie al lavoro dei manager locali delle multinazionali che le casemadri estere hanno dirottato su Mirandola investimenti programmati altrove: la tedesca B.Braun ha speso 32 milioni dal 2012 a oggi per ripartire e triplicare le camere bianche nel polo modenese e sta lanciando qui ora la produzione di un dispositivo per antibiotici unico al mondo; l’americana Baxter dopo i 50 milioni per la ricostruzione ha appena annunciato che concentrerà nel distretto la produzione mondiale di tecnologie hi-tech per il trattamento renale, più che raddoppiando i volumi.
«L’effetto ricostruzione si è combinato in parallelo con altri due eventi dirompenti: la trasformazione 4.0 e l’internazionalizzazione, di cui la partnership con Krems è solo un tassello», precisa Giuliana Gavioli, Tpm manager e direttore Qualità, Affari regolatori, R&D di B.Braun. «È in programma un terzo step di ampliamento del tecnopolo – aggiunge Gavioli – per potenziare la contaminazione con altri settori come l’energia e l’ambiente. Dopo il primo Its Scienze della vita lanciato nel 2015, partirà a fine anno un Its Industria 4.0 per il biomedicale. E a gennaio 2019 inizierà all’UniMore il primo master in Scienze regolatorie del dispositivo medico per affrontare i cambiamenti previsti dal nuovo regolamento europeo Mdr, che entrerà in vigore nel 2020. Un master, anche in streaming, che riconoscerà la partecipazione anche dei nostri addetti non laureati in logica di formazione continua. Il terremoto ci ha insegnato a lavorare insieme per un obiettivo comune. Per essere competitivi di fronte alle sfide 4.0 e a regolamenti sempre più stringenti dobbiamo far crescere e portare a un livello più alto tutto il territorio».