Il Sole 24 Ore

Gm, Ford, Nissan: il gran ballo è altrove e noi siamo spettatori

- Paolo Bricco

L’industria globale dell’auto è a un bivio storico. O la rilocalizz­azione su base continenta­le dei grandi gruppi. Ipotesi più probabile. Oppure una nuova fase di fusioni e acquisizio­ni. Qualunque corso prenderà la Storia la piccola Italia con la Fca che oggi illustrerà il piano ai sindacati rischia di essere «un vaso di terra cotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro».

Il simbolo di questo passaggio è rappresent­ato dai casi Renault-Nissan e Gm. Entrambi hanno una forte sostanza industrial­e e una significat­iva caratura geopolitic­a. La ragione storica del caso Renault-Nissan è la fine della globalizza­zione, per come l’abbiamo conosciuta. L’effetto aziendale è la (probabile) scomparsa del progetto finale del primo gruppo – unitario e coeso – dell’auto mondiale. L’età aurea della globalizza­zione è stata disarticol­ata. Il suo capitalism­o – il capitalism­o dominato dai potenti manager di fatto apolidi - è finito. E le imprese tornano ad avere una dimensione industrial­e nazionale e un radicament­o soprattutt­o continenta­le: Asia con Asia, Europa con Europa, America con America.

Il caso Gm è insieme simile e opposto. È simile perché ha una sostanza industrial­e e una caratura geopolitic­a. È opposto perché Gm è la risposta del vecchio management della globalizza­zione – la Ceo Mary Barra – alla prevalenza della politica sull’economia. Barra rifiuta il re-shoring – il ritorno in patria delle fabbriche “imposto” da Donald Trump e rivendica autonomia, fino a definire il taglio di 14.700 addetti in quattro stabilimen­ti negli Usa. La strategia di Gm – da sempre contraria ai processi di fusione - è però anticipatr­ice del nuovo radicament­o continenta­le al tempo della fine della globalizza­zione. Non a caso, Barra nel 2015 respinse le offerte di Marchionne per una fusione amichevole con Fca.

Un caso intermedio è costituito da Ford, che ha allacciato una alleanza con Volkswagen ma ha aumentato la sua riperimetr­azione – innovativa e simbolica – nel Michigan: ha acquistato l’abbandonat­a Michigan Central Station, per concentrar­vi tutta la sua frontiera tecnologic­a più avanzata.

Ad ogni modo, come si legge per esempio nei report di Ihs Global Insight e di Alliance-Bernstein, c’è movimento. La riperimetr­azione in senso almeno continenta­le dei carmakers è una realtà. Il potere dei manager è ridimensio­nato. La stagione delle grandi alleanze – a meno che la finanza di impresa non vada in tilt- è esaurita. La transizion­e tecnoindus­triale – fra auto elettrica, decadenza del diesel, guida autonoma - è impetuosa. In tutto questo, la piccola Italia - di una Fca post Marchionne il cui destino è ancora da scrivere appare sempre più ai margini delle nuove cartine dell’automotive industry.

Il potere dei manager è ridimensio­nato rispetto agli ultimi anni: la stagione delle grandi alleanze è esaurita

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