Gm, Ford, Nissan: il gran ballo è altrove e noi siamo spettatori
L’industria globale dell’auto è a un bivio storico. O la rilocalizzazione su base continentale dei grandi gruppi. Ipotesi più probabile. Oppure una nuova fase di fusioni e acquisizioni. Qualunque corso prenderà la Storia la piccola Italia con la Fca che oggi illustrerà il piano ai sindacati rischia di essere «un vaso di terra cotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro».
Il simbolo di questo passaggio è rappresentato dai casi Renault-Nissan e Gm. Entrambi hanno una forte sostanza industriale e una significativa caratura geopolitica. La ragione storica del caso Renault-Nissan è la fine della globalizzazione, per come l’abbiamo conosciuta. L’effetto aziendale è la (probabile) scomparsa del progetto finale del primo gruppo – unitario e coeso – dell’auto mondiale. L’età aurea della globalizzazione è stata disarticolata. Il suo capitalismo – il capitalismo dominato dai potenti manager di fatto apolidi - è finito. E le imprese tornano ad avere una dimensione industriale nazionale e un radicamento soprattutto continentale: Asia con Asia, Europa con Europa, America con America.
Il caso Gm è insieme simile e opposto. È simile perché ha una sostanza industriale e una caratura geopolitica. È opposto perché Gm è la risposta del vecchio management della globalizzazione – la Ceo Mary Barra – alla prevalenza della politica sull’economia. Barra rifiuta il re-shoring – il ritorno in patria delle fabbriche “imposto” da Donald Trump e rivendica autonomia, fino a definire il taglio di 14.700 addetti in quattro stabilimenti negli Usa. La strategia di Gm – da sempre contraria ai processi di fusione - è però anticipatrice del nuovo radicamento continentale al tempo della fine della globalizzazione. Non a caso, Barra nel 2015 respinse le offerte di Marchionne per una fusione amichevole con Fca.
Un caso intermedio è costituito da Ford, che ha allacciato una alleanza con Volkswagen ma ha aumentato la sua riperimetrazione – innovativa e simbolica – nel Michigan: ha acquistato l’abbandonata Michigan Central Station, per concentrarvi tutta la sua frontiera tecnologica più avanzata.
Ad ogni modo, come si legge per esempio nei report di Ihs Global Insight e di Alliance-Bernstein, c’è movimento. La riperimetrazione in senso almeno continentale dei carmakers è una realtà. Il potere dei manager è ridimensionato. La stagione delle grandi alleanze – a meno che la finanza di impresa non vada in tilt- è esaurita. La transizione tecnoindustriale – fra auto elettrica, decadenza del diesel, guida autonoma - è impetuosa. In tutto questo, la piccola Italia - di una Fca post Marchionne il cui destino è ancora da scrivere appare sempre più ai margini delle nuove cartine dell’automotive industry.
Il potere dei manager è ridimensionato rispetto agli ultimi anni: la stagione delle grandi alleanze è esaurita