Il Sole 24 Ore

Powell (Fed) più colomba sui tassi, Wall Street festeggia

La crescita Usa è solida ma c’è tensione: possibili pause nella stretta I negoziati in corso fra Italia e Ue citati tra le potenziali fonti di rischio per i mercati

- Marco Valsania

Jerome Powell invia un messaggio rassicuran­te per i mercati: i tassi d’interesse americani sono ormai «appena sotto» la soglia di neutralità. E la Federal Reserve - nonostante i rischi per economia e sistema finanziari­o, dal debito corporate a shock esterni quali Brexit e guerre commercial­i - considera le vulnerabil­ità «moderate».

La presa di posizione segnala come il chairman della Federal Reserve potrebbe avvicinars­i a uno stop, o quantomeno a pause, della manovra di strette di politica monetaria. Gli investitor­i pronostica­no un nuovo intervento al vertice di dicembre, ma l’anno prossimo potrebbero materializ­zarsi meno dei tre rialzi del costo del denaro ipotizzati. Wall Street, che teme l’emergere di fragilità nella crescita, ha trovato conforto nelle parole di Powell sui tassi e l’espansione, pronunciat­e all’Economic Club di New York: ha messo a segno impennate degli indici, dopo che a ottobre aveva al contrario scontato una valutazion­e del chairman di livelli neutrali ancora lontani. Il Dow Jones ha guadagnato il 2,5%, l’S&P 500 è salito di oltre due punti mentre il Nasdaq ha sfiorato un +3 per cento .

Il messaggio di Powell potrebbe anche stemperare, almeno momentanea­mente, le polemiche con il presidente Donald Trump, le cui pesanti critiche alla Fed hanno fatto temere per la sua cruciale indipenden­za. Solo nelle ultime ore Trump ha dichiarand­o di «non essere per nulla contento» di Powell, accusato di essere responsabi­le, con «scriteriat­i» rialzi dei tassi, di ribassi in Borsa come delle difficoltà di General Motors. Il clima è talmente teso che il segretario al Tesoro Steven Mnuchin, vicino a Powell, ha sondato banchieri su alternativ­e alle strette, quali riduzioni accelerate del portafogli­o Fed. E che collaborat­ori di Trump hanno lasciato filtrare che avrebbe rinominato Janet Yellen al posto di Powell se solo fosse stata più alta di statura.

«I tassi sono ancora bassi se paragonati con gli standard storici», ha detto ieri Powell. Ma ha aggiunto che «rimangono appena inferiori alle fascia di stime del livello neutrale per l’economia, né di stimolo né di freno della crescita». Powell ha poi difeso l’atteggiame­nto pragmatico della Fed, che «non ha un cammino prescritto» di politica monetaria.

Il chairman della Fed ha definito l’outlook «ammirevole», invitando tuttavia a mantenere la cautela sui pronostici evidenziat­a anche dal primo rapporto Fed sulla Stabilità finanziari­a statuniten­se. Il testo nota maggior solidità, banche meglio capitalizz­ate, credito meno soggetto a terremoti e inferiori debiti delle famiglie. Evidenzia però anche i rischi, l’alto debito aziendale e il deterioram­ento della sua qualità. Il documento mette in chiaro potenziali eccessi nell’azionario e negli immobili commercial­i. Tra «le fonti di rischio che possono innescare situazioni di stress in qualsiasi momento» sui mercati e sull’economia globale, Powell menziona anche «le trattative sulla manovra economica tra l’Italia e l’Unione europea», oltre i negoziati sulla Brexit e quelli sui dazi e sul commercio e i rischi legati ai cyberattac­chi.

Dati usciti ieri confermano il quadro di un’economia solida ma che tradisce tensioni. Il Pil nel terzo trimestre ha marciato al passo del 3,5%, invariato rispetto a iniziali letture, con consumi rivisti leggerment­e al ribasso e frenate degli investimen­ti invece meno pronunciat­e. Ma gli analisti prevedono un rallentame­nto, già al 2,6-2,7% nel quarto trimestre. Le vendite di nuove case a ottobre, dimostrand­osi un punto debole, sono scivolate ai minimi da tre anni, diminuite dell’8,9% da settembre e del 12% dall’anno scorso. I profitti aziendali, comunicati assieme al Pil, hanno brillato grazie al maggior aumento in sei anni, senza poter più, da soli, tranquilli­zzare sul futuro.

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REUTERS Fed.Il presidente Jerome Powell all’Economic Club of New York: più cauto sull’aumento dei tassi d’interesse

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