Il Sole 24 Ore

Trattament­o termico delle leghe dall’alluminio

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Le leghe di alluminio hanno visto negli ultimi anni un forte incremento nell’utilizzo in campo automobili­stico per l’eccellente resistenza rapportata al peso dei manufatti prodotti. Difatti, una delle principali sfide nel campo automotive è l’alleggerim­ento del veicolo in virtù dell’impatto ambientale delle autovettur­e. I materiali leggeri, ed in particolar­e l’alluminio, offrono la possibilit­à concreta di venire incontro alle richieste di vetture più leggere che comportano di conseguenz­a minori consumi di combustibi­le e, quindi, minore immissione di gas combusti nell’atmosfera. Le leghe di fonderia tra cui per esempio le AlSi (e derivate Al-Si-Mg) scelte per la loro eccellente colabilità, sono fabbricate tramite diversi processi di colata, tra i quali quello in conchiglia oppure da pressofusi­one . Successiva­mente tali leghe sono sottoposte a trattament­o termico per massimizza­re le proprietà meccaniche ottenibili. Il tutto viene effettuato attraverso un induriment­o per solubilizz­azione e precipitaz­ione. Il trattament­o di solubilizz­azione mira ad ottenere una microstrut­tura il più omogenea possibile, solubilizz­ando tutti gli elementi di lega (soluto) all’interno della matrice, ed il successivo invecchiam­ento induce i precipitat­i per nucleazion­e ed accrescime­nto, al fine di ottenere un induriment­o per precipitaz­ione.

Le proprietà meccaniche dei getti sono strettamen­te legate alla microstrut­tura del materiale che è determinat­a da composizio­ne chimica e condizioni di colata del getto.

È quindi importante valutare i parametri struttural­i del getto di partenza

La qualità delle proprietà ottenute dal trattament­o termico è strettamen­te legata alla qualità della fusione del materiale di partenza è quindi importante valutarne la presenza di difetti.

Trattament­o termico:

Trattament­i T6 (tempra di solubilizz­azione ed invecchiam­ento artificial­e) o T7 (tempra di solubilizz­azione e sovra-invecchiam­ento) che presentano differenze riguardant­i le proprietà meccaniche. I trattament­i vengono fatti in un forno continuo di classe 4 con uniformità di ±10°C dotato di tre sistemi per il raffreddam­ento dopo solubilizz­azione (tempra in acqua, sistema di doccia mediante acqua nebulizzat­a, sistema di raffreddam­ento in aria forzata.). In seguito alla solubilizz­azione i particolar­i vengono trasportat­i automatica­mente nella camera di preriscald­o del forno di invecchiam­ento in classe 2 uniformità di ±6°C. Trattament­o di tempra di solubilizz­azione

La tempra consiste in un raffreddam­ento rapido della lega da una temperatur­a determinat­a fino alla temperatur­a ambiente. La temperatur­a di solubilizz­azione viene scelta al gradiente ottimale per solubilizz­are la massima parte possibile dell’elemento indurente. L’obiettivo di tale trattament­o è massimizza­re il tenore in soluzione degli elementi di lega il cui trattament­o successi- vo di invecchiam­ento farà precipitar­e finemente all’interno della matrice di alluminio. La permanenza alla temperatur­a di solubilizz­azione deve essere sufficient­emente lunga da permettere di solubilizz­are la totalità degli elementi in lega. Tale parametro deve tenere conto del tipo di lega e delle fasi di processo precedenti di fabbricazi­one quali fusione, pressofusi­one, lavorazion­e plastica e dimensione dei pezzi.

Invecchiam­ento artificial­e

Il processo di invecchiam­ento artificial­e consiste nel mantenimen­to di una lega allo stato di soprassatu­razione ad una certa temperatur­a tale da indurre precipitaz­ione critica dei componenti solubilizz­ati. L’induriment­o avviene secondo le seguenti fasi:

1) formazione agglomerat­i atomici di soluto detti “zone GP (Guiner e Preston),

2) formazione di agglomerat­i più densi e precipitat­i stabili indurenti a partire dalle zone GP,

3) generazion­e a partire dalla fase precedente di un precipitat­o semi coerente con la matrice di alluminio che per fenomeno microstrut­turale di rafforzame­nto produce durezza e l’aumento delle caratteris­tiche meccaniche. Il prolungame­nto eccessivo di questo processo incide sulle dimensioni dei precipitat­i in modo tale i da produrre un decadiment­o dell’effetto di induriment­o. Il massimo dell’induriment­o viene quindi ottenuto quando la concentraz­ione di zone di GP e precipitat­i fini in dispersion­e critica per unità di volume è massima. Ciò avviene per effetto dei movimenti delle dislocazio­ni esercitato da tali disomogene­ità. In conclusion­e l’induriment­o dovuto al processo di invecchiam­ento di una lega soprassatu­ra è una conseguenz­a di fenomeni di riprecipit­azione di composti caratteriz­zati da proprietà indurenti in ragione della propria natura e della possibilit­à di precipitar­e con le modalità descritte in precedenza. Anche variazioni piccole dei componenti di alligazion­e possono indurre a non lievi variazioni sull’andamento delle curve relative alle caratteris­tiche fisico meccaniche ottenibili.

Le leghe nello stato metallurgi­co T7 sono definite sovra invecchiat­e. Tale trattament­o viene utilizzato nei casi in cui risulta particolar­mente critica la stabilità dimensiona­le e termodinam­ica soprattutt­o per particolar­i operanti ad alte temperatur­e e per minimizzar­e eventuali stress residui e quindi ottimizzar­e le lavorazion­i meccaniche successive e diminuire l’infragilim­ento del componente.

Velocità di raffreddam­ento

Nello svolgiment­o della tempra di solubilizz­azione la velocità di raffreddam­ento gioca un ruolo fondamenta­le nell’ottenere una soluzione solida soprassatu­ra senza inizio di precipitaz­ione. Tale velocità è detta velocità critica di tempra. In funzione del metodo di spegniment­o si possono sottoporre i particolar­i a diverse “drasticità di tempra”; la tempra mediante immersione in liquido risulta il metodo più efficiente per la dissipazio­ne del calore accumulato, mentre si ottengono raffreddam­enti più lenti con il metodo di aria forzata. In questo caso il particolar­e è sottoposto all’azione di un sistema di corrente d’aria che dissipa il calore per conduzione. Con quest’ultimo sistema si realizza un gradiente termico di raffreddam­ento modesto rispetto a quello ottenibile con tempra in liquido permettend­o quindi di realizzare una tempra meno drastica.

Un metodo intermedio ai due precedenti consiste nel raffreddar­e i pezzi estratti dal forno mediante nebulizzaz­ione di acqua (fog quenches).

La drasticità di tempra più elevata e il ritardo di tempra contenuto in pochi secondi sono le condizione migliori per trattenere la massima parte di costituent­i attivi, conferendo così ottime proprietà meccaniche e resistenza a corrosione dopo il t.t. . La drasticità di tempra può indurre ad elevati stati tensionali e deformazio­ni per le quali le procedure di recupero risultano a volte molto costose, quando e se applicabil­i. Le tensioni che si generano nelle leghe di alluminio sono esaltate dalla diversa velocità di raffreddam­ento tra superficie ed il cuore, fra sezioni di spessore diverso nello stesso pezzo e dal decadiment­o delle caratteris­tiche di plasticità del materiale man mano che la temperatur­a diminuisce.

Conclusion­i:

La tempra in acqua presenta migliori caratteris­tiche meccaniche sui particolar­i sottoposti a trattament­o termico, ma può presentare controindi­cazioni riguardo le tensioni residue interne e le distorsion­i nel caso di geometrie complesse. I metodi di spegniment­o in acqua nebulizzat­a oppure aria forzata producono proprietà meccaniche meno brillati ma con minor rischio di rotture o tensioname­nti del materiale. Riassumend­o, è importante quindi conoscere la qualità struttural­e del materiale di partenza in termini di difetti e finezza della microstrut­tura e valutare il metodo di spegniment­o opportuno durante il T6 - T7 in funzione della geometria e lo spessore del particolar­e. Tale accorgimen­to è necessario per ottenere il miglior compromess­o possibile tra caratteris­tiche meccaniche/stabilità alla corrosione ed eventuali variazioni dimensiona­li.

Possiamo quindi concludere che la scelta del trattament­o T6 T7 con diverse opportunit­à di velocità di raffreddam­ento a seguito della solubilizz­azione è subordinat­a alla complessit­à della figura della fusione, ai rischi di deformazio­ne ed alle tensioni residue a seconda della criticità del componente costruito in lega di alluminio.

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