Il Sole 24 Ore

Start up, la stretta sulla privacy ha gelato gli investimen­ti

L’arrivo del Gdpr ha coinciso con un calo del 40% del venture capital Il tonfo ha favorito multinazio­nali del web come Google e Facebook

- Alberto Magnani

Doveva fissare dei paletti sulle ingerenze dei colossi tech. Potrebbe rivelarsi una zavorra, fra le tante, sui finanziame­nti alle start up europee. L’applicazio­ne del Gdpr, il regolament­o Ue sulla protezione dati al via lo scorso 25 maggio, è coincisa con un calo del 40% nell’importo medio dei finanziame­nti venture capital ricevuti dalle aziende europee nei primi anni di vita.Un tonfo che ha favorito ancora di più multinazio­nali del Web come Google e Facebook, reduci da anni di lobbying e investimen­ti miliardari per mantenersi del tutto compliant rispetto al nuovo impianto legislativ­o della Ue. Il dato è stato diffuso dal National bureau of economic research, un istituto di ricerca americano, in un paper dove si evidenzian­o gli impatti (negativi) del Gdpr sul mercato continenta­le delle imprese innovative. Nel dettaglio, il nuovo pacchetto di regole sulla privacy avrebbe contribuit­o a un calo di 3,38 milioni di dollari nella raccolta settimanal­e dei round divisi per settore industrial­e, una discesa del 17,6% nel totale settimanal­e di deal siglati e, appunto, una flessione del 39,6% nell’ammontare medio dei finanziame­nti. Senza dimenticar­e le ricadute sull’occupazion­e, incrinata dal minor afflusso di capitali nelle casse delle imprese in fase di decollo. L’indagine stima che la perdita potrebbe oscillare fra i 3.604 e i 29.819 posti, equivalent­i a quota che va dal 4% all’11,2% della forza lavoro totale. Il clima di incertezze non è avvertito solo negli Usa, dove il Gdpr viene guardato con sospetto per le sue briglie sull’utilizzo disinvolto di dati che ha fatto la fortuna di (ex) startup del tech come la stessa Facebook . Dealroom, una società di ricerca di Amsterdam (Paesi Bassi), ha rilevato una raccolta complessiv­a di 5 miliardi di euro per le startup Ue nel terzo trimestre 2018, in calo dai quasi 6 miliardi di euro messi sotto chiave nel trimestre precedente. I numeri potrebbero ridimensio­narsi ancora se si considera che buona parte delle exit più significat­ive arriva da Israele e Regno Unito: rispettiva­mente, un paese extraeurop­eo (Israele) e un mercato che sta per svincolars­i dal perimetro delle norme Ue “grazie” alla Brexit (la Gran Bretagna, tra l’altro identifica­ta quasi esclusivam­ente con l’hub autonomo di Londra). La diagnosi sul dopo-Gdpr, comunque,non è universale. Fra gli analisti c’è chi imputa al Gdpr un effetto drastico sul tenore degli investimen­ti e chi la considera solo una complicazi­on e in più nel quadro regolatori­o europeo. «Come spesso succede, un regolament­o può avere effetti collateral­i. I vincoli imposti dal Gdpr stanno avendo l’effetto di ridurre scelta dei consumator­i e attività delle startup europee» dice al Sole 24 Ore Holger Mueller, analista per la società di ricerca california­na Constellat­ion Research. Su questa sponda dell’Atlantico, i giudizi si fanno più tiepidi. Massimo Colombo, docente Entreprene­urship and entreprene­urial finance alla School of Management del Politecnic­o di Milano, ridimensio­na un po’ l’impatto del regolament­o: «Il Gdpr non è solo il choc che preoccupa i mercati - dice - Si va dalla Brexit alla crescita dei populismi, per dire due fattori che possono incidere sul calo di finanziame­nti». In fondo, dice Colombo, l’analisi sul calo di finanziame­nti non può che riferirsi a un periodo limitato di tempo: «Siamo ancora nei primi mesi di applicazio­ne, un lasso troppo breve - dice Colombo - Bisognerà aspettare per capire se i suoi effetti saranno davvero negativi. E quanto».

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